Da pedina isolata ad animale sociale: la politica per Aristotele

Unico tra i viventi a possedere il linguaggio, l’uomo non è autarchico, ma bisognoso di creare quei legami sempre più vasti che prevengono le guerre e donano senso alla vita. La stessa umanità, sottolinea Aristotele con un’immagine poeticamente suggestiva, consiste nel creare questi rapporti, tanto che chi non li ha o è un Dio o una belva, entrambi alieni, per ragioni antitetiche, dalla dimensione antropica. 

Ma a ben guardare per lo Stagirita esiste anche una terza modalità di descrivere l’esistenza di un essere privo di relazioni o incapace di costruirne: il filosofo lo paragona a una pedina da gioco, sola e casualmente disseminata su una scacchiera. Questa pedina è impossibilitata ad entrare in campo perché avrebbe bisogno degli altri pezzi, di un quadro normativo, di una comunità. È da questo pezzo, inconsapevole della sua stessa funzione, che possiamo iniziare l’affascinante viaggio che ci condurrà, dopo un necessario esodo dalle nostre categorie interpretative a scoprire la dimensione aristotelica della politica, lontana certo dall’idealismo della platonica “Repubblica” ma pur sempre ellenica. 

Creare legami, si diceva: la comunità che dalla primigenia dimensione familiare si dilata al villaggio e assiologicamente culmina nella Città Stato, rappresenta il fine di un’esistenza autenticamente felice e libera. Ad occuparsene è la politica, una delle due scienze che Aristotele classifica come pratiche perché mira alla perfezione dell’uomo nella sua dimensione sociale. Una felicità collettiva, non collettivistica, diametralmente opposta alla nostra auto realizzazione, in cui lo Stagirita presupponeva quel cosmo greco già capace di animare l’avventura socratica, spingendo poi Platone alla vana ricerca di uno “Stato Ideale” in cui il giusto non facesse la fine del suo maestro. 

E l’elleno fu, prima che ogni altra cosa, un cittadino: tanto che saranno le successive filosofie ellenistiche a destrutturare questo paradigma. Allora nascerà il non pubblico, quel “privato” in cui un uomo si rifugerà avendo smarrito nella vastità di evanescenti strutture imperiali quel “culto” della Città di e per cui vivere. Ma torniamo allo Stagirita: letta alla luce delle nostre categorie ermeneutiche, la celeberrima pagina della “politica” in cui si definisce l’uomo “animale sociale” per eccellenza, continua a destare una profonda impressione. 

Nata per soddisfare i bisogni quotidiani, la famiglia è la prima comunità in cui già vige, come è usuale nel mondo ellenico, una gerarchia: «Ogni casa – scrive Aristotele – è il regno del più vecchio». Una gerarchia che, al fine di soddisfare necessità più elevate di quelle giornaliere, si amplia al villaggio “colonia di case” che già, pur se in modo ancora embrionale, prelude alla Città-Stato. 

Questa non è un prodotto dell’uomo, ma un’istituzione naturale, sorta per garantire le condizioni di una buona esistenza in cui sia possibile realizzare quell’autosufficienza impossibile all’individuo isolato. È quindi solo nel noi della comunità politica che si offre l’orizzonte di una felicità possibile di cui l’altro non rappresenta un mero strumento, ma una condizione imprescindibile: non ogni altro, naturalmente, ma il greco, maschio e di condizione libera. Solo costui, infatti, è dotato di quel tempo, liberato dal lavoro, che lo rende cittadino. 

Ed è per questo che l’uomo, «è animale più socievole di ogni ape, e di ogni animale che vive in gregge». Solo lui, infatti, possiede la favella, non già mera voce intesa come produzione di rumori, ma capacità di argomentare sul bene e sul male, sul giusto e sull’ingiusto, e quindi di agire politicamente.

Informazioni su Alessio Conti 46 articoli
Nato a Frascati nel 1974, Alessio Conti è attualmente docente di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico statale Bruno Touschek di Grottaferrata. Dottore di ricerca in discipline storico filosofiche, ha pubblicato con l'editrice Taυ due libri (Fiat lux. Piccolo trattato di teologia della luce [2019], e Storia della mia vista [2020]). Già docente di religione cattolica per la Diocesi di Roma, è attivo nel mondo ecclesiale all'interno dell'Azione Cattolica Italiana di cui è responsabile parrocchiale del gruppo adulti. Persona non vedente dalla nascita, vive la sua condizione filtrandola grazie a due lenti, quella dello studio, e quella di un'ironia garbata e mordace, che lo porta a vivere, e a far vivere, eventi e situazioni in modo originale.

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