La metafisica e l’etica di un giudeo errante: Emmanuel Lévinas

“Tu non ucciderai”: parola aurorale che, nel polimorfo pensiero di Emmanuel Lévinas emerge dagli orrori del XX secolo come primato di quel volto scarno e smagrito, ma, proprio per questo, capace di fondare la mia stessa intersoggettività. Io infatti cesso di esistere come essere neutro ed inizio a vivere in modo umano nella misura in cui rispondo all’appello di quel volto, in questo simile ad un bimbo che, sorridendo per la prima volta a sua madre, crea il mondo della cura.

Abbandonata a sé stessa, infatti, la realtà è puro non senso, un vivere anonimo e neutro, in cui anche l’uomo è ridotto ad una sorta di cosa da utilizzare, fino alla bestiale aberrazione del hitlerismo. È il volto della singola persona, chiamata da Lévinas esistente, a donare al reale un senso e un valore che si dipanano nelle mille iridescenze delle relazioni in cui la vita si scinde e si ricompone. Il percorso della modernità che da Cartesio ad Hegel si era configurato come l’affascinante avventura dell’io, può dirsi concluso.

Se il reale non è più razionale, come pretendeva l’autore della Fenomenologia dello spirito, allora per non restare involti nella spirale di una violenza senza fine, occorre che sia l’io stesso a scoprirsi orfano, indigente e nudo, eterea traccia chiamata a rispondere di ogni altro, fino a divenirne ostaggio. Questa alterità mi guarda, ma soprattutto, mi riguarda: oggi affiora, in una barca abbandonata ai marosi del mediterraneo, o riemerge in una foto sbiadita di un prigioniero in un reticolo di filo spinato che ne annulla la dignità prima che precluderne la vita.

Ma l’altro non è quella barca o quella foto: è una sfida lanciata al mio stesso essere in nome, per riprendere il titolo della seconda opera di Lévinas di un “altrimenti che essere”. L’altro affiora dalla indifferente neutralità del puro essere per la morte, tematizzato da Heidegger, come relazionalità interumana in quella fenomenologia del volto rintracciabile nell’opera più intensa di questo pensatore: “totalità ed infinito”.

Oltre la totalità di una metafisica che riduce l’altro all’io, balugina l’infinito, il solo capace di parlare dell’anteriorità dell’etica, in cui a disvelarsi è Dio stesso. Un Dio irrimediabilmente segnato dalla sua impotenza: presente eppure ignoto, assente eppure prossimo perché avvinto alla traccia di quella responsabilità interumana per il povero, l’orfano, la vedova, per i quali, certo, io posso tutto; ma ai quali, ancor più radicalmente, io debbo tutto.

Le simbologie attinte da un profondo studio non solo della Sacra Scrittura, ma soprattutto del Talmud, eterno commento di un’inesauribile Parola, convivono con le suggestioni della storia e finanche della biografia dell’autore che fu prigioniero di guerra ed ebbe notizia degli orrori cui vennero soggetti i suoi correligionari. Il primato dell’etica nel pensiero di Lévinas sorge da una simile temperie, oltre che da una complessiva riscrittura della parabola della filosofia occidentale. In questa riscrittura io significa eccomi, una parola che, a sua volta, comunica quella radicale disponibilità allo svuotamento di se che sola è capace di inverare un’autentica prossimità.

Nato nel 1905 da un libraio lituano, adolescente fu testimone della rivoluzione sovietica, prima di trasferirsi nella sua seconda patria: la Francia. Ed in un francese elegante e raffinato prende forma il suo pensiero originale, capace di fondere diversi influssi, da quello di Husserl a quello della letteratura russa. Oltre alla fenomenologia fu certamente la filosofia di Heidegger a plasmare la sua riflessione: Lévinas la fece conoscere in terra transalpina. Il filosofo lituano non rinnegherà mai il suo debito nei confronti dell’autore di Essere e tempo cui però non perdonò la sua adesione al nazismo:

A molti tedeschi si può perdonare, ma vi sono tedeschi ai quali è difficile perdonare: è difficile perdonare a Heidegger.

Informazioni su Alessio Conti 43 articoli
Nato a Frascati nel 1974, Alessio Conti è attualmente docente di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico statale Bruno Touschek di Grottaferrata. Dottore di ricerca in discipline storico filosofiche, ha pubblicato con l'editrice Taυ due libri (Fiat lux. Piccolo trattato di teologia della luce [2019], e Storia della mia vista [2020]). Già docente di religione cattolica per la Diocesi di Roma, è attivo nel mondo ecclesiale all'interno dell'Azione Cattolica Italiana di cui è responsabile parrocchiale del gruppo adulti. Persona non vedente dalla nascita, vive la sua condizione filtrandola grazie a due lenti, quella dello studio, e quella di un'ironia garbata e mordace, che lo porta a vivere, e a far vivere, eventi e situazioni in modo originale.

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