Ma perché non ci siamo ancora innamorati di Giambattista Vico?

E se, oltre i cliché della manualistica scolastica, il seicento non fosse solo il secolo del razionalismo? Certo potenti e non convergenti forze parrebbero condurre in quella direzione: da una lettura unilaterale della rivoluzione scientifica al sistema di Bacone, dalla filosofia di Cartesio a quella di Spinoza. Eppure sono possibili anche altre linee interpretative, solitamente meno valorizzate che in pensatori come Giambattista Vico lasciano baluginare una modernità diversa, non antitetica ma complementare.

Una via nuova, non meno affascinante ma poco esplorata che, scoprendo la storia come attività propriamente umana e l’identità tra il vero ed il fatto, valorizza quell’idea di “homo artifex” già affiorata dal punto di vista politico in Machiavelli. Conoscere la natura, parrebbe dire Vico a Cartesio, è ardimento, perché suo autore è Dio che quindi ne può scrutare i misteri. È infatti possibile conoscere solo ciò che si è fatto: per questo esiste un ambito elettivo dell’esperire umano che è quello del così detto mondo civile, in cui imperi, regni, nazioni, sorgono e decadono secondo un preciso disegno.

L’uomo diviene così il creatore della storia, scandita nelle tre età degli dèi, degli eroi e degli uomini. Ed è questa quella “scienza nuova” che non rappresenta solo il titolo della più celebre opera di Vico, riedita senza mai conseguire il successo che avrebbe meritato prima della sua rivalutazione crociana; ma anche un tentativo di rileggere una vicenda tanto umana da riverberarsi nella vita di ogni singolo individuo.

Ciascuno, infatti, ripercorre nella sua avventura ontica – come diremo dopo Heidegger – le tre età della storia. L’età degli dèi è dominata dal senso: gli uomini, simili a fanciulli , divinizzano le forze naturali e sono dotati di una fervida fantasia grazie alla quale immaginano una teologia poetica. La natura diviene così la lingua di Giove e gli uomini creano favole divine e governi teocratici. In questa forma di governo le stesse leggi sono imposte come volontà degli dei in una simbiosi tra teologia poetica, istituzioni teocratiche e diritto divino.

Anche nell’età degli eroi la fantasia predomina ancora sulla riflessione razionale: in questo stadio, però, l’autorità non si basa più su una fonte soprannaturale, ma sulla forza dando così luogo a quello che Vico definisce “diritto eroico”. Raggiunta una coesione interna i popoli, aggregatisi in tribù o piccoli villaggi, esplicano la loro potenza ancora ferina contro i nemici esterni: l’eroe sopporta le fatiche, sfida i perigli, ma è ancora ignaro di quei travagli interiori che entreranno in scena solo nell’ultima età, quella propriamente umana in cui la riflessione razionale subentrerà al sapere teologico e fantastico.

Così, non senza lacerazioni e lotte anche violente, sorgeranno le prime leggi scritte e si passerà dall’ammaliatrice potenza del poetare a quella “ragione tutta spiegata” che nella prosa giuridica e filosofica segnerà il sorgere di una metafisica ragionata. Grazie a tale nuova predisposizione astrattiva, gli uomini creeranno istituti che caratterizzano, secondo il nostro filosofo, il sorgere stesso della civiltà: dal matrimonio alla sepoltura, capaci di svellere la generazione e la fine dell’esistenza da un mero istinto naturale in nome di un diverso e più profondo significato del suo valore. Riassunta nella filosofia di Platone, l’età degli uomini ha la sua forma di governo nella monarchia che implica il passaggio dai miti alle leggi.

Questa parabola ermeneutica che Vico delinea anche dal punto di vista linguistico con la transizione dai gesti, alla parola mitologica e ultimamente a quella razionale, è icasticamente riassunta in una suggestiva espressione secondo cui:

gli uomini dapprima sentono senza avvertire, dappoi avvertiscono con animo perturbato e commosso, finalmente riflettono con mente pura.

Informazioni su Alessio Conti 42 articoli
Nato a Frascati nel 1974, Alessio Conti è attualmente docente di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico statale Bruno Touschek di Grottaferrata. Dottore di ricerca in discipline storico filosofiche, ha pubblicato con l'editrice Taυ due libri (Fiat lux. Piccolo trattato di teologia della luce [2019], e Storia della mia vista [2020]). Già docente di religione cattolica per la Diocesi di Roma, è attivo nel mondo ecclesiale all'interno dell'Azione Cattolica Italiana di cui è responsabile parrocchiale del gruppo adulti. Persona non vedente dalla nascita, vive la sua condizione filtrandola grazie a due lenti, quella dello studio, e quella di un'ironia garbata e mordace, che lo porta a vivere, e a far vivere, eventi e situazioni in modo originale.

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