Lettera di Babbo Natale alle mie figlie maggiori

Carissime Maria Agnese e Margherita, spero che i regali trovati sotto l’albero vi siano piaciuti, e che vogliate passare sopra al fatto che non si tratta di ciò che avevate chiesto: non fraintendete, ho letto con piacere le vostre letterine, anche se penso che un unicorno di un metro e quaranta non possa servirvi granché nei vostri giochi, e che in fondo in casa vostra (grazie a Dio) avete anche tutto l’occorrente per una bella esperienza “da parrucchiera” (non avete comprato ancora ieri, al mercatino di Vicoli, dei fermagli per capelli?).

In fondo, spesso a leggere le letterine di molti bambini del mondo ho l’impressione che lo scopo principale di questa nottata sia mettermi alla prova: vedere se veramente posso esaudire ogni desiderio, se posso portare ogni regalo e, in ultima analisi… se veramente esisto. Se non sbaglio ancora ieri sera proprio Margherita, mentre parlavate tra voi prima di addormentarvi, diceva: «Se non ci porta quello che abbiamo chiesto vuol dire che non esiste»; mentre Maria Agnese ribatteva: «Io comunque penso che esista». È stato tènero ascoltarvi, ho ripensato alle bambine piccole che siete state e ho gettato avanti lo sguardo alle donnine che sarete, che già state diventando. Permettete che ribatta a ciò che avete detto: se stamattina aveste trovato l’unicorno e il set da parrucchiera sareste davvero sicure che io esista?

E l’anno prossimo non mi mettereste alla prova di nuovo con richieste più particolari ed esigenti? Vi dico una cosa: tanti scambiano me, Babbo Natale, per un euforico genio della lampada che ogni anno, senza che ci si ricordi o ci si chieda più il perché, esaudirebbe i capricci più insensati di bambini di ogni età (molti di questi hanno già i capelli bianchi, fidatevi di me)… e li chiamano pure “desiderî”, senza saper neppure immaginare che il desiderio sia una cosa infinitamente diversa.

E quello, invece, m’interessa: il desiderio! Che voi coltiviate la capacità di attendere, di sperare, di desiderare; che vi guardiate costantemente nel cuore per discernere ciò che vorreste da ciò che vi sarebbe utile e da ciò che vi è davvero necessario.

Altri ancora (e sono quelli che mi strappano le risate più amare) sono convinti di ricevere qualcosa, a Natale, perché sarebbero “stati buoni tutto l’anno”… per gli zoccoli di Scintilla! Quando l’ho sentito dire, ancora pochi giorni fa, perfino in una chiesa, quasi piangevo dal ridere e dalla tristezza insieme! Se i miei doni dovessero corrispondere alla vostra bontà, il mio lavoro sarebbe più facile di quello di un corriere, e mi sbrigherei in pochissime fermate! Se devo girare tutto il mondo, invece, è perché il Natale, il Natale stesso di Gesù, è l’unico dono di cui tutti avevano bisogno… e che nessuno poteva meritare.

È vero che Gesù ci rende effettivamente capaci di diventare realmente buoni, ma i regali che ci facciamo vogliono celebrare proprio quel Dono ricevuto quando ancora nessuno poteva aver meritato altro che l’inferno. Non vi ricordate quel tepore che avete provato facendo l’elemosina ai poveri? Pensate a quella ragazza a cui vi ho visto portare alcune delle vostre cose, e che tempo dopo vi ha cercate per regalarvi, nella sua povertà, dei cioccolatini. Oppure a quell’uomo che neanche parlava la vostra lingua e che giaceva mezzo ubriaco davanti alla chiesa: quando gli avete portato quel panino, quella sera, non vi ricordate come vi ha ringraziate e benedette? Gli si era sciolta la lingua, aveva ritrovato le parole! E vi dico che era un bel po’ che non parlava con qualcuno… sappiate che entrambe queste persone, e molte altre, questa mattina ripenseranno a voi e a quello che avete fatto per loro. Per questo Gesù ha detto: «Date a chi non può ricambiare, e avrete un tesoro in cielo»; e anche: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere». Credetemi, di molte cose di cui vi viene voglia (e di cui talvolta vi incapricciate) vi stanchereste in men che non si dica… ma in fondo di questo avete già fatto l’esperienza tante volte…

E veniamo finalmente a me, a Babbo Natale, che a dire di molti sarei il cuore del Natale (povero Natale, se così fosse): esisto o non esisto? Anzitutto ho grande piacere nel dirvi che io non sono quel buontempone vestito coi colori della Coca Cola che vedete raffigurato un poco dappertutto praticamente dall’inizio di Novembre. Non sono come vengo raffigurato nei film e nei cartoni animati che in questi giorni la televisione manda a raffica. Neppure ho un’officina come quella descritta nelle canzoni di Carolina e di tanti altri (anche se devo ammettere che sembra perlopiù graziosa): se vi capita di fare un giro in Lapponia, però, troverete case fatte passare per quelle “del vero Babbo Natale”, ma che non mi appartengono affatto. Se vi spingete fino al Polo Nord, poi, troverete volpi artiche, foche, trichechi, orsi bianchi, e ancora eschimesi e perfino meteorologi… ma non la mia casa.

Sono molto diverso da come spesso mi immaginate, ma vi garantisco che in qualunque altro caso non potrei fare ciò che faccio. Un poco di più assomiglio agli spiriti del Natale del famoso Canto di Natale di Dickens, che voi conoscete soprattutto nella versione a cartone animato, ma le persone fisiche che mi somigliano di più sono i santi che più hanno avuto e hanno affetto e simpatia per i bambini, come Gesù per primo (quando è diventato adulto) ha avuto.

Avremo ancora molte occasioni per incontrarci e per conoscerci a fondo, non è che dobbiamo dirci tutto oggi. Intanto vi auguro di godervi questi giorni benedetti con la vostra famiglia, di cui siete parte tanto importante, e di condividere con tutti la gioia del Primo tra tutti i doni di Natale – il Bambino Gesù, nato fratello di tutti per rendervi tutti fratelli e sorelle.

Buon Natale

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