Gorgia, l’Essere ed Elena (tra retorica e filosofia)

Dai portici alle piazze, dalle assemblee alle aule dei tribunali, fino agli aspetti più intimi della vita privata. Appare smisurata e ammaliatrice, ma anche fragile, la potenza della parola che Gorgia di Leontini scoprì creando un nuovo genere artistico: la retorica. Una creazione frutto non tanto di un genio solitario, quanto di un’irripetibile temperie storico-culturale che ha plasmato la mentalità dell’uomo occidentale.

Siamo nel V secolo a.C. e Atene brulica di vita. Culla dell’arte e della filosofia, è la capitale della democrazia diretta che favorisce, per la sua stessa natura, un fiorire di discussioni in un intrecciarsi di contrapposte argomentazioni da cui scaturiranno le deliberazioni delle assemblee. Ogni cittadino, purché maschio e di condizione libera può prendervi parte, facendo valere il suo punto di vista. Nasce così la retorica, la più utile fra le arti perché la sola capace di convincere chiunque su qualunque argomento, come appare evidente da questo paradosso riportato non casualmente nel dialogo platonico “Gorgia”.

Se in un’assemblea si dovessero persuadere dei cittadini a farsi curare, e competessero un retore e un medico, vincerebbe il primo che, pur non sapendo guarire nessuno, indurrebbe tutti a farsi visitare da lui. Il dottore che invece sarebbe in grado di intervenire non verrebbe scelto, perché perdente nell’agone dialettico. Un paradosso, certo, che però illumina non solo le mirabolanti potenzialità ma anche gli immensi rischi insiti in questa arte, da cui non a caso Agostino si allontanerà, essendo in cerca di una più profonda comprensione della verità, una volta raggiunta la consapevolezza di aver fatto assolvere il colpevole di un omicidio.

Se dal punto di vista filosofico la potenza della parola e quindi anche dell’argomentazione dialettica condusse Gorgia a proporre le arditissime tre tesi sull’essere, contrapponendosi al venerando Parmenide; fu l’agone politico il luogo non solo fisico in cui l’autore dell’“Encomio di Elena” impresse un segno indelebile.

Eppure a ben guardare i due ambiti non sono poi tanto diversi: se, come afferma la prima delle tesi gorgiane, “nulla esiste”, allora per dirimere le ragioni e i torti non resta che la forza, non quella brutale degli Spartani, ma quella più raffinata degli abitatori dell’Attica.

Ma quand’anche l’essere esistesse, non sarebbe comunque conoscibile, come si asserisce nella seconda tesi. La contrapposizione alla fondamentale asserzione parmenidea secondo cui il pensiero è sempre e solo pensiero dell’essere, non potrebbe palesarsi in un modo più radicale. Un’antitesi che il retore corrobora con la notazione secondo cui l’uomo può anche pensare realtà inesistenti, figurandosi cocchi che corrono sul mare.

Ma allora non mette conto di occuparsi, certo nell’intrascendibile orizzonte dell’umana finitudine, di come stiano veramente le cose, restando, appunto in balia degli ondivaghi incantamenti dei discorsi. E se quand’anche esistesse e fosse conoscibile, l’essere non sarebbe comunicabile, allora è il discorso stesso a svelare la sua debolezza intrinseca: la parola non può riferire veritativamente qualcosa che sia altro da sé. La retorica si rivela così un fragile grimaldello, inadatto a incrinare la serratura dell’ignoto. E ciò accade perché, oltre le parole, il mondo delle cose gli resta inaccessibile.

Si configura in tal modo un doppio iato: tra essere e pensiero e, conseguentemente, tra parola e realtà significata.

In un simile orizzonte, peraltro straordinariamente moderno, non ci resta che il nichilismo, ed una visione fondamentalmente tragica dell’esistenza. Eppure, possiamo ancora bisbigliare che, oltre il mondo delineato da Gorgia, un discorso può servire anche a consolare, a rinvigorire lo sfiduciato, a ravvivarne una speranza tanto sopita da essere quasi smarrita. Ma questa non è la parola del filosofo di Leontini, è una Parola altra che, però, sceglie di affidarsi alle nostre parole.

Informazioni su Alessio Conti 31 articoli
Nato a Frascati nel 1974, Alessio Conti è attualmente docente di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico statale Bruno Touschek di Grottaferrata. Dottore di ricerca in discipline storico filosofiche, ha pubblicato con l'editrice Taυ due libri (Fiat lux. Piccolo trattato di teologia della luce [2019], e Storia della mia vista [2020]). Già docente di religione cattolica per la Diocesi di Roma, è attivo nel mondo ecclesiale all'interno dell'Azione Cattolica Italiana di cui è responsabile parrocchiale del gruppo adulti. Persona non vedente dalla nascita, vive la sua condizione filtrandola grazie a due lenti, quella dello studio, e quella di un'ironia garbata e mordace, che lo porta a vivere, e a far vivere, eventi e situazioni in modo originale.

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