di Maria Barbieri
Perché scrivere un altro libro su Marcello Candia? Si apre con questa domanda il pregevole scritto di don Samuele Pinna Marcello Candia. Imprenditore per conto di Dio (Prefazione del card. Angelo Scola, a cura di Federica Favero, Editrice Àncora, Milano 2023), che decide di raccontare ancora, dopo Giorgio Torelli e Piero Gheddo, la vita del Venerabile industriale milanese.
Saranno i lettori a dare la risposta, trovandosi, alla fine del percorso, ricchi della santità del grande benefattore: don Samuele Pinna riesce a scomparire nelle righe del testo, lasciando la scena alla figura prorompente di Candia con, a suggello di ogni capitolo, dei tanto commoventi quanto brevi ritratti di costui da parte del giornalista Giorgio Torelli, un uomo che lo ha conosciuto, apprezzato e amato come un vero amico. Egli aggiunge il colore dell’esperienza reale e dell’affetto vissuto alle pagine perfettamente bilanciate e puntuali dell’autore, che rilegge la vita del protagonista alla luce del Catechismo, come a volerci consegnare un testo sacro su cui meditare illuminati dall’esempio del Venerabile Marcello. Del resto, egli stesso sentiva, per vocazione, di servire i poveri come semplice battezzato, diventando così davvero un punto di riferimento per tutti, e forse in particolar modo per i laici, che si sentono spronati da lui a vivere appieno la chiamata di Dio nelle piccole cose, che solo a Lui piacendo diventano grandi (come infatti ebbe a dire il nostro, si può far molto per Dio, naturalmente con la sua mano sul capo).
Ciò che emerge nel libro è una sempre più intensa partecipazione di Candia alla Croce di Cristo, che diviene misteriosamente più docile e benefica a dispetto di quanto potesse sembrare, ad occhi squisitamente umani, più faticosa e indecifrabile: don Samuele Pinna tratteggia con discrezione ma con tenacia la vita di un uomo consegnato a Dio, un imponente industriale milanese che riesce a diventare piccolo e invisibile, come quando, umilmente, spingerà la carrozzella di un suo caro ammalato di lebbra per consentirgli di incontrare Giovanni Paolo II.
Tutte le opere che grazie a Candia vengono costruite (ben quattordici in Brasile e nello spazio di poco più di dieci anni) sono la risposta concreta al bisogno che egli sentiva di aiutare i poveri: ma questo non tanto per un sentimento di giustizia sociale che inevitabilmente – essendo su un piano esclusivamente immanente – sfocerebbe in rabbia o livori, ma per un sentirsi povero con i poveri, per il desiderio di ricordare a se stesso che il bisogno è la cifra di ogni essere umano, e solo condividendolo si può amare l’altro. Candia, infatti, non si contentò di fare del bene, ma desiderò quasi conformarsi ai poveri stessi, rinunciando a tutto e dando tutto per questo sovrappiù che, fin dall’infanzia, capì di avere in dono: l’amore di Dio.
Gustando le pagine di don Samuele Pinna, il lettore potrà dunque davvero sfamarsi e trovare fonte di acqua pura, la vita di Marcello Candia, che disseti il suo desiderio di santità: l’esempio di costui, infatti, non porta a volerlo seguire nelle opere (non necessariamente), ma nel cuore consegnato, totalmente e felicemente, a Cristo.
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