Uno dei libri che mi piacerebbe avere tempo e modo di scrivere – chi mi conosce di persona avrà forse sentito piú volte questa canzone – sarebbe sulla “storia del sí di Maria”. Che è evidentemente un teologumeno maggiore della mariologia, cattolica e non solo, ma che non di rado viene espresso in modi davvero discutibili.
Dalle pagine di Universalis
Questa mattina sul presto, ad esempio, ho letto le pagine di Martin Kochanski premesse all’odierno ufficio delle letture su Universalis.com.
Da parte mia ho trovato la domanda (che sarebbe successo se la Vergine avesse “detto no”) non tanto “irriverente” quanto mal posta, e questo mi ha molto stupito dalla penna di un uomo a cui devo (come innumerevoli persone) un enorme beneficio spirituale. Scrivere però cinque pagine sull’Annunciazione senza menzionare neppure una volta
- l’Immacolata concezione (e la libertas major che essa comporta), nonché
- la prescienza divina dei futuribili
è come pensare di scolpire il marmo prescindendo da martello e scalpello. Si finisce cosí a immaginare che, se Maria avesse “detto di no”, Dio avrebbe ripiegato su una specie di “piano B” e sarebbe tornato a preparare l’incarnazione del Messia con un’altra candidata (e chissà quanti secoli, quanti profeti, quanto tempo ancora ci sarebbe voluto – lo scrive espressamente Kochanski).
«Dio non gioca a dadi»
Solo che «Dio non gioca a dadi» (lo sanno “perfino” gli scienziati), e il destino del mondo non è stato appeso alla mera discrezione di un’adolescente qualsiasi:
Ma – spiega invece san Paolo – quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge…
Gal 4,4
Non ci sarebbe stato un altro Isaia ad annunciare un’altra ragazza; non ci sarebbero stati altri Settanta a tradurre un’altra volta l’ebraico per “ragazza” con il greco per “vergine”. Maria doveva “dire sí”, e doveva perché poteva (d’altro canto poteva perché doveva). Non sono giochi di parole per annebbiare l’intelligenza, ma il paradosso della libertà maggiore, cioè della libertà di una persona umana non ferita dal peccato – la libertà di cui i cristiani riconoscono che ogni uomo godrà quando vedrà perfettamente il Sommo Bene:
A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta;
però che ’l ben, ch’è del volere obietto,
tutto s’accoglie in lei, e fuor di quella
è defettivo ciò ch’è lì perfetto.
Pd xxxiii, 100-105
Ha certamente senso – eccome! – parlare del “sí di Maria” (e perfino del “sí di Gesú”), ma non nei termini delle sliding doors: di solito però si preferisce parlare dell’“eccomi” di Maria – la parola pronunciata dalla Vergine –, risposta assai piú congrua di “sí”, considerando che l’Arcangelo non le aveva posto alcuna domanda.
L’ipotesi di Bernardo
Da dove viene allora la traccia (banale ed erronea) per la quale “Gabriele va a chiedere a Maria se vuole…”? Un’idea io ce l’avrei, e su quella vorrei imbastire un giorno il libro di cui sopra: penso che a molti l’idea sia stata data da un (peraltro bellissimo) passo di un’omelia di san Bernardo:
Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L’angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita.
Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano Abramo e David; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch’essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.
O Vergine, da’ presto la risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna. Perché tardi? perché temi? Credi all’opera del Signore, da’ il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in questa sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola.
Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.
«Eccomi», dice, «sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38).
S. Bernardo, Om. 4, 8-9; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54
Un’immagine parlante
Sarebbe molto ironico, se ad ispirare tante (pedestri) omelie sulla presunta risposta di Maria all’inesistente domanda di Gabriele fosse stato proprio Bernardo, e cercherò di mostrare ora perché dico “ironico”: per illustrare quello che prima chiamavo “paradosso della libertas maior” bisognerebbe scomodare molti teologi e dottori della Chiesa, da Massimo il Confessore a san Tommaso passando per lo stesso Bernardo e arrivando fino a Pio IX, discettando del τρόπος τῆς γνῶμης, di concupiscientia, di prescienza divina e altre cose.
C’è però un’immagine molto semplice e altrettanto efficace che rende bene ragione di quale sia il posto della libertà in una dialettica come quella dell’Annunciazione: si pensi a quando una mamma viene chiamata (e/o svegliata) dal pianto del figlio che invoca una poppata. Che senso avrebbe, in quella circostanza, domandare alla donna se lei sia libera di nutrire il figlio o no (intendendo con ciò se lei si senta libera, eventualmente, di starsene a guardare e/o andarsene altrove a fare altro mentre il figlio piange)? Immancabilmente quella madre vi direbbe:
- che certamente è libera,
- che la libertà non è definita dal potersi sottrarre alla chiamata del figlio, e
- che dunque la domanda è posta malissimo.
A questo medesimo risultato si arriverebbe anche mediante la macina dottrinale di cui elencavo poc’anzi qualche ingranaggio, e non è strano (anzi è un bene e una prova di credibilità) che la speculazione piú ardita giunga a comprovare e confermare l’esperienza, la pura esperienza.
Perché fra l’altro il malinteso di fondo è originato da una falsa assunzione: Dio – che si presenta a Maria letteralmente come un bambino che piange invocando la poppata – non sta chiedendo nulla, alla Vergine, bensí la chiama. E quella, fatta apposta per essere la Madre – senza che questo leda la sua libertà, anzi la magnifica! – risponde: «Eccomi, sono la serva».
La sua missione è il cardine della storia umana e cosmica, ma lei la abbraccia come ogni notte miliardi di mamme sussurrano ai loro piccoli: «Sono qui, non piangere: la mamma è qui».
Stupefacente magnifica immagine, più efficace di qualsiasi ragionamento
Penso che quando Dio ha creato l’universo ha pensato al grembo di Maria, cioè è strutturale alla storia della salvezza … (p.Giuseppe Barzaghi)