Risurrezione ed esperienze di morte imminente: una medesima speranza?

La fuoriuscita dal corpo

1) L’esperienza vissuta dai testimoni

La prima tappa delle esperienze è frequentemente riportata come una decorporazione, una fuoriuscita dal corpo: la persona si ritrova allora il piú delle volte sul soffitto della stanza in cui si trova allettata, oppure al di sopra della scena del suo incidente.

Ha delle capacità nuove: si sente fluttuare e vede quel che accade attorno a sé come non aveva mai percepito la realtà. Alcuni testimoni parlano di una visione a 360°. La persona dice di aver potuto attraversare le pareti o di essersi saputa spostare a grande velocità.

Ad esempio, una donna di 43 anni ha avuto gravi complicazioni durante un parto. È scivolata nella morte clinica e ha testimoniato:

Subito dopo, ho lasciato il mio corpo dalla punta della mia testa e mi sono ritrovata nell’angolo della sala, vicino al soffitto, con una veduta aerea dell’équipe medica che cercava di rianimarmi.

Riportato da Pierre Jovanovic, Enquête sur l’existence des anges gardiens, 1993, 59

Un giovane di 14 anni è stato folgorato da un’influenza che l’ha portato alla morte clinica. Piú tardi avrebbe scritto:

Ho guadato di sotto e ho visto i miei genitori in lacrime accanto al mio corpo malato. Ero triste per loro: poi mi sono reso conto di sapere tutto di tutto. Non c’erano limiti alla mia conoscenza.

Riportato da Pierre Jovanovic, Enquête sur l’existence des anges gardiens, 91

Si può notare che, nonostante la certezza di essere morto, il soggetto è contemporaneamente molto lucido su quel che gli capita e nient’affatto inquieto.

2) Elementi di credibilità molto solidi

La cosa piú stupefacente di queste esperienze è che le persone vedono, ascoltano o percepiscono cose che non era loro possibile conoscere.

In questo fatto sta un argomento considerevole contro quanti si accontentano di un’interpretazione medica di tali fenomeni.

Possiamo distinguere tre tipi di “elementi conturbanti”:

2a) La capacità di percepire cose vere

Anzitutto, la capacità di percepire cose che a posteriori si sono rivelate vere.

Ad esempio, la persona percepisce – mentre è in situazione di morte clinica – ciò che la circonda: anzi ha della realtà una percezione piú acuta del solito. Nelle loro testimonianze, le persone descrivono quel che è accaduto con una precisione che non ci si spiega, poiché esse erano incoscienti, ovvero in stato di morte cerebrale. Cosa piú sorprendente ancora: alcuni hanno riportato delle cose vere che non avevano potuto sapere.

Ad esempio, il padre Jean Derobert, ferito nella guerra d’Algeria e morto clinicamente. Testimoniò di aver potuto viaggiare fino all’appartamento dei suoi genitori, che non aveva piú visto da tempo:

Cercavo di parlare loro, ma senza successo. Ho visitato l’appartamento, notando lo spostamento di un mobile. Parecchi giorni dopo, scrivendo a mia madre, le chiesi perché avesse spostato quel mobile. In risposta mi scrisse: «E tu come lo sai?».

Riportato da Patrick Theillier, Expériences de mort imminente, 165

Un altro esempio, quello di Maria e del suo arresto cardiaco. Uscí dal suo corpo e fece il giro dell’ospedale in cui si trovava. Vide, poggiata su un davanzale del secondo piano dell’ospedale,

una scarpa da tennis usata […] e il cui laccio era infilato sotto al tallone.

Dopo aver ascoltato Maria, il suo medico, incredulo, partí alla ricerca della misteriosa calzatura. Percorse ogni finestra e finí per trovare l’oggetto, esattamente come l’aveva descritto la donna.

Per neutralizzare simili testimonianze, dei ricercatori hanno condotto – tra il 2008 e il 2012 – un vasto studio nascondendo in prossimità dei soffitti dei blocchi operatorî delle immagini non visibili per i pazienti distesi sul tavolo operatorio. Nessun paziente ha riportato di aver visto quelle immagini1Riportato da Adrien Peyrache, « Expériences de mort imminente  la quête d’une explication rationnelle », 64.

Sed contra, e malgrado questi esperimenti senza riscontro, ci si è stupiti di constatare che alcuni ciechi superstiti dopo esperienze di morte imminente abbiano potuto descrivere il proprio corpo fisico dopo essersi visti dall’alto.

Come potrebbe un mero sconvolgimento cerebrale permettere a un cieco di descrivere cose unicamente visibili?

2b) La conoscenza medica dei pazienti

Altri fatti “conturbanti”: alcuni soggetti hanno potuto descrivere precisamente i gesti dell’équipe medica o i dettagli del funzionamento di certi materiali.

Cosí dei chirurghi sono stati profondamente segnati dalle descrizioni di adulti privi di cultura medica, o di bambini mai entrati in una sala operatoria, donde risultava con esatta precisione il quadro medico.

Il giornalista Pierre Jovanovic, che su tali questioni ha condotto una grande inchiesta, ha riportato che i soggetti riportano

con una precisione degna di uno studente in Medicina le differenti fasi dell’intervento (i tasti premuti dai chirurghi, i flaconi – colori e forme – presi dagli assistenti, la fase della rianimazione fin nei minimi dettagli, il neo dell’infermiera sotto lo chignon eccetera).

Pierre Jovanovic, Enquête sur l’existence des anges gardiens, 40

2c) Conoscenze impossibili da inventare

Notate poi che, in caso di esperienze di morte imminente, i soggetti non hanno soltanto percepito che i propri sensi s’erano particolarmente acuiti; essi hanno anche riportato di aver acquisito delle capacità nuove, come la percezione dei pensieri di quanti partecipavano alla scena – che fossero il personale medico o la famiglia. In molti casi, poi, s’è potuto provare che le dichiarazioni corrispondevano a verità.

Testimonianza di Laura Blanchon
alla trasmissione “Toute une histoire”,
il 29 ottobre 2015

Tali esperienze sono state anche, talvolta, l’occasione per rivelare dei segreti di famiglia, come l’esistenza celata di fratelli fino ad allora ignorati. È il caso di Laura Blanchon. Nel febbraio 2008 fu colpita da una meningite fulminante che la portò in un coma profondo. Ne avrebbe testimoniato:

Mi sono vista partire verso una luce rassicurante; sentivo attorno a me la presenza di esseri pieni di amore per me […]. Sono stata proiettata in una casa che non conoscevo, con un uomo anziano che non avevo mai visto, in compagnia di due cani. Questi mi ha accompagnata verso una finestra donde vidi un viale di pioppi, un salice piangente e un pollaio. […] È stato solo parlandone poi con mio marito, Julien, e con sua sorella, che mi hanno detto che la descrizione corrispondeva precisissimamente al loro nonno scomparso, che io non avevo mai incontrato.

Pierre Choisnet, Laura Blanchon raconte son expérience de mort imminent, in Actu.fr del 31 ottobre 2015

L’inconscio e il subconscio sono capaci di andare a trovare simili informazioni, oppure dobbiamo ammettere che sia necessaria un’esperienza soprannaturale per scoprirle?

Tendo a propendere per la seconda ipotesi: si tratta di fatti inspiegabili, che vanamente ci si affanna a giustificare con la psicologia o con la medicina.

Note

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1 Riportato da Adrien Peyrache, « Expériences de mort imminente  la quête d’une explication rationnelle », 64
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Rettore del Santuario di Notre-Dame du Laus (Hautes Alpes)

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