Una delle gravi lacune della mia cultura letteraria contemporanea1I miei amici sanno che in genere diffido della letteratura che non abbia superato l’ordalia di almeno cent’anni di passamano tra lettori e critici. è certamente Harry Potter. Mia moglie si è comprato il cofanetto intero della nuova edizione (l’amico Sale mi ha informato della cruda tenzone in corso tra i partigiani dell’antica versione italica e quelli della nuova) e io ancora non sono riuscito a finirne uno.
Sarà che la versione filmica non mi ha entusiasmato – neanche ricordo quale episodio della saga ho visto, ma so che mi è servito a decidere di non vedere gli altri –… ad ogni modo potrò ancora recuperare: mi consigliano di farlo anche le segnalazioni di alcuni amici, come Simone Venturini (che riporta un articolo di Jonathan Petre dal Telegraph):
J.K. Rowling disse che i riferimenti religiosi sono stati sempre ovvi per lei, ma che non ne ha mai voluto parlare troppo apertamente.
La Rowling disse anche che le due citazioni bibliche incise sulla tomba dei genitori di Harry Potter riassumono e quasi rappresentano tutta la serie. La prima:
L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte.
1Corinzi 15,26
Per quanto riguarda la fede nell’aldilà, la Rowling confessava di stare ancora lottando con l’idea di una vita ultraterrena e che la possibilità di una vita dopo la morte la turba molto.
Può darsi che scrivere libri come Harry Potter sia stato un modo per esorcizzare la paura della morte, per assicurare se stessa che la morte non è la fine di tutto …
La seconda citazione:
Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
Matteo 6,21
Il racconto a poco a poco rivela le motivazioni interiori dei suoi personaggi principali, se essi lottano contro il male o se sono invece partigiani delle tenebre.
In questo modo, il racconto rivela anche quale sarà il loro destino, se positivo o negativo a seconda delle loro azioni.
Probabilmente è questo il senso delle parole di J K Rowling quando dice che le citazioni bibliche, in particolare la seconda, riassumono … tutta la serie. Ognuno infatti, aldilà delle magie, è in gran parte responsabile del proprio destino … anche nell’aldilà!
Se il tuo tesoro è la dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano (Matteo 16,20) – come dice il testo precedente a quello citato in Harry Potter – allora, si può sperare che tutta la propria esistenza venga posta in un piano in cui nulla finisce, ma tutto è eterno.
Ieri sera un’amica – peraltro gli amici di Breviarium l’hanno già potuta leggere – mi ha mandato una riflessione su “I Natali di Harry Potter”, e ad entrambi è sembrato bello condividerla qui.
I Natali di Harry Potter
di Claudia Cassano
Tutti parlano della magia del Natale. Ma nel mondo della magia, quello dei maghi e delle streghe, dei draghi, degli elfi domestici e dei cappelli parlanti, cosa c’entra il Natale? Niente.
Eppure nella storia del mago più famoso degli ultimi vent’anni il Natale c’è. Partiamo dalla stazione King’s Cross di Londra, attraversiamo il binario 9 e 3/4, andiamo a fare un viaggio nella scuola per maghi di Hogwarts… e scopriamo come ha vissuto i suoi Natali Harry Potter.
Nel primo libro della saga, Harry riceve come regalo di Natale quello che ognuno di noi ha desiderato avere almeno una volta nella vita: il mantello dell’invisibilità, accompagnato da un biglietto che dice “fanne buon uso”. Che meraviglia! Immaginate di sparire avvolti dal mantello e guardare di nascosto tutte le situazioni di queste feste che vorreste evitare: shopping compulsivi per comprare inutili regali, interminabili tombolate, forse anche online, e ore passate in fila al drive-in per farsi il tampone. Che fa invece Harry con il suo mantello? Sceglie di affrontare con coraggio il mistero, va alla ricerca di risposte, lasciandosi immergere in maniera camaleontica dentro quel mondo che non capisce. E forse non è un caso se è proprio nelle feste di Natale che scopre lo specchio delle EMARB (o “brame”, se letto al contrario), che riflette quello che è il suo più profondo e tormentato desiderio, cioè vedere e sentire accanto a sé chi non c’è più, i suoi genitori. Uno specchio che ti dice chi sei rimandandoti l’immagine di ciò che desideri. Come gli dice il saggio Silente, uno specchio in cui l’uomo più felice della terra vedrebbe se stesso esattamente com’è.
E che dire del secondo Natale di Harry ad Hogwarts? Qualcuno una volta mi ha detto che le persone intelligenti spaventano per un motivo molto semplice: non sai mai se saranno Serpeverde o Grifondoro. Soprattutto poi se una pozione magica può far sì che un personaggio buono, un Grifondoro appunto, per una giusta causa, riesca a prendere per un’ora le sembianze di uno cattivo, un Serpeverde, come succede a Harry e Ron che si trasformano in Tiger e Goyle: pensate all’adrenalina che provereste nel poter cambiare le vostre sembianze e stare per un po’ di tempo nella tana del nemico ad ascoltare indisturbati tutto quello che trama alle vostre spalle. Sembrare un Serpeverde ma mantenendo l’intelligenza, i desideri e la capacità di scegliere il bene, che rendono tale un Grifondoro.
I Natali di Harry a Hogwarts continuano negli anni con scenari che farebbero brillare gli occhi a molti babbani, coloro che non sono maghi, con
abeti scintillanti di stelle d’oro, luci misteriose, ghirlande di vischio e agrifoglio e aromi di cibi succulenti che pervadono i corridoi del castello
…paesaggi innevati, eleganti feste da ballo e regali come dire… originali… da imbarazzanti maglioni di lana all’ultimo modello dei più potenti e fiammanti manici di scopa volanti.
Ma è al quinto Natale nella scuola che accadono due eventi davvero importanti: il primo bacio di Harry, sotto il vischio, con la ragazza che gli piaceva da tempo e la possibilità di rivedere Sirius Black, il suo padrino, una persona a lui molto cara. Il periodo era complicato per il nostro maghetto, ma quel Natale sembra voler regalare ad Harry la bellezza e la consolazione di sentimenti veri che si traducono in gesti autentici: il bacio del primo amore, le parole di rassicurazione e l’abbraccio di chi ha preso il posto di suo padre. Qualcosa di molto umano… ricordiamocela questa umanità, ci ritorneremo.
L’adolescenza di Harry lo porta a scontrarsi con situazioni sempre più intricate ed enigmatiche, come un tentativo di manipolazione addirittura di tipo politico che accade nel giorno del sesto Natale della saga, in cui ancora una volta il nostro protagonista dovrà scegliere da quale parte stare, confermando la sua volontà e fermezza di mantenersi fedele ai suoi amici.
E poi arriviamo al settimo ed ultimo Natale, dove lo smarrimento e le delusioni portano Harry a voler tornare alle origini, nella casa dove è nato, dove tutta la sua storia è iniziata, nel luogo in cui la madre ha sacrificato la vita per salvare la sua. Qui Harry si ritrova per la prima volta di fronte alla tomba dei suoi genitori, una tomba che, come si legge nelle pagine dell’ultimo romanzo della saga, riporta una frase che, forse non tutti sanno, si trova nella Bibbia, nelle lettere di S. Paolo:
L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.
1 Cor 15,26
Ed è a Natale, che pur in un momento di confusione e di dolore profondo, si accende la speranza che persino la morte non avrà l’ultima parola e anche qui per Harry il volerci credere diventa una scelta.
Abbiamo scorso finora delle immagini di giorni di Natale che alternano luci e ombre, proprio come accade negli animi di ognuno di noi. Ma ogni volta Harry Potter è messo di fronte a una scelta. E sceglie l’amore. La sua storia parte dall’amore che ha ricevuto in dono nella morte di sua madre e lo porta ad avere quasi un debito nei confronti della vita: anche lui vuole amare nello stesso modo, è questo il segreto della vittoria sulla morte2Tratto da una riflessione di Alessandro D’Avenia..
A questo punto domandiamoci: cosa è magia e cosa è realtà?
Di fronte a prove di amore e di amicizia, Harry non usa i suoi poteri per capire se vuole salvare e farsi salvare, ma basa le sue scelte solo sulla sua umanità.
Se proprio vogliamo parlare di magia, parliamo allora di quando l’amore si trasforma e viene alla luce in scelte e gesti concreti. In fondo cosa c’è di più magico dell’Amore, quello con la A maiuscola, che si fa così umano, tangibile e reale? In questo riconosciamo l’annuncio del Natale:
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Gv 1,14
Dio che è Amore si fa umano in Gesù e viene ad incontrarci in ogni luogo e in ogni tempo che viviamo, se lo lasciamo fare, se diciamo sì a questa sua richiesta. E finisce che se manteniamo questo sguardo testardo di chi vuole cercarlo e trovarlo in ogni mangiatoia, ecco che possiamo incontrarlo anche dove meno ce lo aspettiamo, nelle pagine di un romanzo di fantasia, nelle stanze buie delle nostre paure, nei “no” della vita, in un’amicizia improbabile, in un gesto d’amore donato e ricevuto con sorpresa.
Così è Natale ogni giorno, così una vita ordinaria può essere trasformata in una storia straordinaria. Ma anche qui, immergersi nel mistero e crederci è solo una questione di scelta.
Note
↑1 | I miei amici sanno che in genere diffido della letteratura che non abbia superato l’ordalia di almeno cent’anni di passamano tra lettori e critici. |
---|---|
↑2 | Tratto da una riflessione di Alessandro D’Avenia. |
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