«Dalle profondità dei nostri cuori»:
due possenti voci s’innalzano
L’opera consegnata da Benedetto XVI e dal cardinal Sarah sarà pubblicata il 15 gennaio da Fayard. Le Figaro s’è potuto procurare il testo, dal quale presentiamo alcuni passaggi-chiave. Quelli non firmati sono tratti dall’introduzione e dalla conclusione del libro, scritte in comune da Benedetto XVI e dal cardinal Sarah.
Non posso tacere
In questi ultimi mesi, mentre il mondo risuonava del baccano creato da uno strano sinodo dei media, che sovrastava il sinodo reale, ci siamo incontrati. Abbiamo confrontato le nostre idee e le nostre preoccupazioni. Abbiamo pregato e meditato nel silenzio. Ciascuno dei nostri incontri ci ha mutuamente confortato e appagato. Le nostre riflessioni, condotte per vie differenti, ci hanno portati a un carteggio epistolare. La somiglianza delle nostre preoccupazioni e la convergenza delle nostre conclusioni ci hanno indotti a mettere a disposizione di tutti, sul modello di sant’Agostino, il frutto del nostro lavoro e della nostra amicizia spirituale. In effetti, come lui anche noi possiamo affermare: «Silere non possum! Non posso tacere! So infatti quanto il silenzio mi sarebbe dannoso. Perché non voglio compiacermi negli onori ecclesiastici, ma penso che a Cristo, primo fra i pastori, debbo rendere conto delle pecore affidate alla mia custodia. Non posso tacere né fingere ignoranza» […]. Lo facciamo in spirito di amore e di unità per la Chiesa. Se l’ideologia divide, la verità unisce i cuori. Scrutare la dottrina della salvezza non può che unire la Chiesa attorno al suo divino Maestro. Lo facciamo in spirito di carità.
Un compito inaudito affidato alla Chiesa
La Croce di Gesú Cristo è l’atto d’amore radicale nel quale si compie realmente la riconciliazione tra Dio e il mondo segnato dal peccato. È la ragione per la quale quest’evento, che in sé stesso non è di tipo cultuale, rappresenta la suprema adorazione di Dio. Nella Croce, la linea “catabatica” della discesa di Dio e la linea “anabatica” dell’offerta dell’umanità a Dio diventano un atto unico. Mediante la Croce, il corpo di Cristo diventa il nuovo Tempio nella risurrezione. Nella celebrazione dell’Eucaristia, la Chiesa e anche l’umanità sono incessantemente attirate e implicate in questo processo. Nella Croce di Cristo, […] un nuovo culto è istituito. L’amore di Cristo, che è sempre presente nell’Eucaristia, è il nuovo atto di adorazione. Conseguentemente, i misteri sacerdotali di Israele sono “annullati” nel servizio dell’amore, il quale significa sempre in concomitanza adorazione di Dio. Quesa nuova unità di amore e di culto, di critica del culto e di glorificazione di Dio nel servizio dell’amore, è certamente in compito inaudito che è stato affidato alla Chiesa e che ogni generazione deve compiere di nuovo.
Benedetto XVI
Un’astinenza ontologica
Dalla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, che implica uno stato di servizio di Dio permanente, nacque spontaneamente l’impossibilità di un vincolo matrimoniale. Si può dire che l’astinenza sessuale che era funzionale si è trasformata da sé stessa in un’astinenza ontologica. […] Ai nostri giorni, si afferma troppo facilmente che tutto questo sarebbe nient’altro che la conseguenza di un disprezzo della corporeità e della sessualità. […] Un siffatto giudizio è erroneo. Per dimostrarlo, basta ricordare che la Chiesa ha sempre considerato il matrimonio come un dono ricevuto da Dio fin dal paradiso terrestre. Ad ogni modo, lo stato coniugale riguarda l’uomo nella sua totalità, ora poiché il servizio del Signore esige ugualmente il dono totale dell’uomo, non sembra possibile realizzare simultaneamente le due vocazioni. Cosí, l’attitudine a rinunciare al matrimonio per mettersi totalmente a disposizione del Signore è divenuta un criterio per il ministero sacerdotale. Quanto alla forma concreta del celibato nella Chiesa antica, conviene ancora sottolineare che gli uomini sposati non potevano ricevere il sacramento dell’Ordine se non quando si fossero impegnati a rispettare l’astinenza sessuale, dunque a vivere il matrimonio detto “di san Giuseppe”. Una tale situazione sembra essere stata assolutamente normale nel corso dei primi secoli.
Benedetto XVI
Rinuncia a tutti i compromessi
Senza la rinuncia ai beni materiali, non potrebbe esserci sacerdozio. La chiamata a seguire Gesú non è possibile senza questo segno di libertà e di rinuncia a tutti i compromessi. Io credo che il celibato comporti un grande significato in quanto abbandono di un possibile ambito terreno e di un circolo di vita famigliare; il celibato diventa anche veramente indispensabile perché il nostro passo verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita ed esprimersi concretamente. Questo significa, beninteso, che il celibato deve penetrare delle sue esigenze tutte le attitudini dell’esistenza. Esso non potrebbe adempiere il suo pieno significato se ci conformassimo alle regole della proprietà e alle attitudini di vita comunemente praticate al giorno d’oggi. Esso non potrebbe godere di stabilità se non mettessimo la nostra unione con Dio al centro della nostra vita.
Benedetto XVI
«Il Signore è mia parte di eredità»
Conservo vivido nella mia memoria il ricordo del giorno in cui, il giorno prima di ricevere la tonsura, meditavo questo versetto del Salmo 16. Ho bruscamente compreso quel che il Signore si aspettava da me in quel momento: egli voleva disporre interamente della mia vita e, allo stesso tempo, si affidava interamente a me. Cosí ho potuto considerare che le parole di questo salmo si applicavano a tutto il mio destino: «Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è magnifica» (Ps 16,5-6).
Benedetto XVI
La missione del sacerdote
Che significa essere sacerdote di Gesú Cristo? […] L’essenza del ministero sacerdotale si definisce in primo luogo per il fatto di tenersi davanti al Signore, di vegliare su di Lui, di esserci per Lui. […] Ciò significa per noi che dobbiamo tenerci davanti al Signore presente, vale a dire che questo indica l’Eucaristia come il centro della vita sacerdotale. […] Il prete dev’essere uno che veglia. Egli dev’essere vigile davanti ai minacciosi poteri del male. Egli deve tenere il mondo desto per Dio. Egli dev’essere uno che resta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno al servizio del bene. Tenersi davanti al Signore deve sempre significare anche una presa in carico degli uomini presso il Signore che, a sua volta, ci prende tutti in carico presso il Padre. E questo deve significare prendere in carico il Cristo, la sua Parola, la sua verità, il suo amore. Il prete dev’essere retto, coraggioso e anche disposto a subire oltraggi per il Signore. […] Il prete dev’essere una persona piena di rettitudine, vigilante, che si tiene retta. A tutto questo s’aggiunge in seguito la necessità di servire. […] Se la liturgia è un dovere centrale del prete, questo significa anche che la preghiera dev’essere una realtà prioritaria che bisogna imparare sempre di nuovo e sempre piú profondamente alla scuola del Cristo e dei santi di tutti i tempi.
Benedetto XVI
Che significa la parola “santo”?
La parola “santo” esprime la natura particolare di Dio. Egli solo è il Santo. L’uomo diventa santo nella misura in cui comincia ad essere con Dio. Essere con Dio significa scartare quel che è soltanto il mio io e diventare una cosa sola con il tutto della volontà di Dio. Tuttavia, questa liberazione di me può rivelarsi molto dolorosa, e non è mai compiuta una volta per tutte. Comunque con il termine “santifica” si può comprendere anche in modo molto concreto l’ordinazione sacerdotale, nel senso in cui essa implica che il Dio vivente rivendica radicalmente un uomo per farlo entrare al suo servizio.
Benedetto XVI
La vigilia della mia ordinazione
Cosí alla vigilia della mia ordinazione s’impresse profondamente nella mia anima che cosa significa il fatto di essere ordinato prete, al di là di tutti gli aspetti cerimoniali: significa che dobbiamo incessantemente essere purificati ed invasi da Cristo perché sia Lui a parlare e agire in noi, e sempre meno noi stessi. Mi è apparso chiaramente che questo processo, che consiste nel diventare una cosa sola con lui e a rinunciare a quel che non appartiene che a noi dura tutta la vita e include incessantemente liberazioni e dolorosi rinnovamenti.
Benedetto XVI
Non preti di seconda classe
Il celibato sacerdotale, ben compreso, se talvolta è una prova, è pure una liberazione. Esso permette al prete di stabilirsi in tutta coerenza nella sua identità di sposo della Chiesa. Il progetto che consisterebbe nel privare le comunità e i sacerdoti di questa gioia non è un’opera di misericordia. Non posso, in coscienza, come figlio dell’Africa, sopportare l’idea che i popoli in via di evangelizzazione siano privati di quest’incontro con un sacerdozio vissuto pienamente. I popoli d’Amazzonia hanno diritto a una piena esperienza del Cristo-Sposo. Non si possono proporre loro dei preti di “seconda classe”. Al contrario, piú una Chiesa è giovane, piú ha bisogno dell’incontro con la radicalità dell’Evangelo.
Robert Sarah
Parlare di eccezione è una menzogna
L’ordinazione di uomini sposati, anche se fossero già diaconi permanenti, non è un’eccezione ma una breccia, una ferita nella coerenza del sacerdozio. Parlare di eccezione sarebbe un abuso di linguaggio o una menzogna […]. Anzi, l’ordinazione di uomini sposati in giovani comunità cristiane scoraggerebbe che in esse vengano suscitate vocazioni sacerdotali celibatarie. L’eccezione diventerebbe uno stato permanente e recherebbe pregiudizio alla giusta comprensione del sacerdozio.
Robert Sarah
La Chiesa non è un’organizzazione umana
Viviamo nella tristezza e nella sofferenza questi tempi difficili e turbolenti. Era nostro sacro dovere ricordare la verità del sacerdozio cattolico. Perché per suo mezzo tutta la Chiesa si ritrova messa in discussione. La Chiesa non è una semplice organizzazione umana. Essa è un mistero. Essa è la Sposa mistica di Cristo. Ecco quel che il nostro celibato sacerdotale ricorda incessantemente al mondo.
È urgente, necessario, che tutti – vescovi, preti e laici – non si lascino piú imprigionare da cattive esortazioni, messinscene teatrali, menzogne diaboliche, errori alla moda che vorrebbero svalutare il celibato sacerdotale. È urgente, necessario, che tutti – vescovi, preti e laici – ritrovino uno sguardo di fede sulla Chiesa e sul celibato sacerdotale che protegge il suo mistero.
Questo sguardo sarà il migliore riparo contro lo spirito di divisione, contro lo spirito politico ma pure contro lo spirito di indifferenza e di relativismo.
Robert Sarah
Il cardinal Robert Sarah:
«Preti, siate fieri del vostro celibato!»
Firmatario di quest’opera con Benedetto XVI, il prelato esorta per «un ritorno alla radicalità dell’Evangelo».
Il cardinale Robert Sarah è prefetto della Congregazione per la divina liturgia e per la disciplina dei sacramenti.
Ho letto il tuo articolo curiosa di sapere come, anche questa volta, avresti piegato la realtà per dimostrare che avevi ragione. Sei sicuro che Francesco sia contrario al celibato? Il suo stile è questo: dice delle cose cattoliche, per tranquillizzare il popolo cattolico, ma poi fa gesti rivoluzionari. Uno di questi è aver tenuto un teologo, un certo card. Kasper, sempre nei suoi paraggi. Non solo l’ha citato al primo angelus, ma in seguito, i punti della teologia di Kasper sono stati i punti del pontificato di Bergoglio. Doveva colpire il matrimonio, e l’ha fatto, e poi il celibato. Lo farà? Lo vedremo presto. Magari solo attraverso una noticina.
Non a caso, nell’apocalisse si parla di una bestia travestita da agnello.
A Novembre ho incontrato la cugina di mio marito, divorziata, con il marito, divorziato, che esultanti ci hanno detto che dopo un percorso di catechesi proposto in diocesi di Milano, hanno potuto di nuovo accedere ai sacramenti: Eucarestia e confessione! E si sono premurati a spiegarci, che tutto questo è possibile Grazie a Papa Francesco e al documento AL…
A fine ottobre durante una messa in diocesi ambrosiana, il sacerdote ha spiegato in predica quello che si era deciso durante il sinodo, ovvero l’ordinazione di diaconi sposati, e di quanto fosse buona e giusta questa decisione, non solo per l’Amazzonia per anche per l’Europa vista la penuria dei preti.
La Chiesa è in una crisi gravissima. Ma se tu racconti che Francesco ha chiesto aiuto a Benedetto e a Sarah per difendere il celibato prendi in giro te stesso e i tuoi lettori!
Un sacerdote nella mia giovinezza diceva: Tanta osservazione e poco ragionamento!
Oppure: la realtà va valutata tenendo conto di tutti i suoi fattori!
Se il giornalismo non è a servizio della verità meglio lasciare perdere.
Manuela
Signora, il Suo tempo è certamente degno di migliori impieghi.
Salve!
Del commento della Signora Manuela mi sono sfuggite due cose:
-qual è la realtà “piegata” dall’articolista (Marcotullio)?
-perché la citazione dell’Apocalisse, è riferita a Papa Francesco?
La realtà attuale a me non pare che sia come
sembrerebbe vederla la Signora Manuela,
ma forse sono io che non vedo bene.
Invece di “agnelli” che nascondono “bestie” ne sto
vedendo moltissimi, sopratutto sulla scena economica
mondiale, ma anche nella politica mondiale, nella società laica,
nelle associazioni laiche e cristiane di qualsiasi genere,
in modo trasversale…
Io sono senz’altro un po’ visionario ed anche troppo sensibile
alle azioni di tante buone e brave persone che nel mondo
fanno cose favolose e che si presentano gentili, e dalla parte
del buono, come gli “agnelli”… Per questa mia sensibilità
eccessiva mi scuso con chi mi legge e sopratutto con la
Signora Manuela perchè, sulla base di questa mia sensazione,
mi sento di consigliarla di divenire anche lei più
attenta alle azioni, anche non immediate, diciamo alle
azioni su periodi medio-lunghi, di tanti “agnelli”
che oggi vediamo sulla scena del mondo…
Non voglio e non posso fare nomi né esempi
ma una cosa la posso senz’altro dire:
-se oggi, nel mondo, il potere e la ricchezza sono
in mano ad un numero sempre più ristretto di persone
e nel contempo un numero sempre più ampio di
altri miliardi di persone hanno sempre di meno…
cioè se nel mondo di oggi esiste una disparità
ogni giorno più incolmabile, una “bestia” che sta divorando
sia i corpi che le anime delle persone, allora significa
che gli “agnelli”, che vediamo a capo di quasi
tutte le nostre istituzioni (ripeto in ordine di importanza,
ecconomiche, politiche, sociali, associazioni ecc),
non sono in realtà “angelli” ma “bestie” o servi della bestia!
Non possiamo dire: “cosa ci importa a noi cristiani delle
cose che accadono nel mondo, lontane da noi…”
perchè l’insegnamento è stato chiaro e non ci è stato
mai detto di pensare solo alle nostre personali cose di fede…
In questo do ragione a Sarah. Bisogna tornare al Vangelo,
i Santi uomini che hanno costellato la storia cristiana,
uno fra tutti San Francesco, hanno proprio operato questa
sorta di “catarsi” di purificazione, tornando di brutto al Vangelo,
costi quel che costi… perché i doni che una vita nella
sequela del Vangelo e di Cristo sono superiori alle fatiche,
anche grandi, alle rinunce, al dover piegare le proprie
idee per farle ritornare nel solco tracciato nel Vangelo…
Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode.
Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
In questo anche Sarah penso sia d’accordo con
i grandi riformatori del cattolicesimo che non
si sono mai allontanati dal Papa, San Francesco in testa.
La piena radicalizzazione al Vangelo, carissima Signora Manuela,
passa anche dalla tipica obbedienza che il cristiano adotta,
come stile di vita, (indicata anche da Gesù con Pietro), nel
rispetto del primato pietrino e di quel che ne consegue.
Cioè una piena conversione alla fede cristiana, alla sequela
di Cristo, passa, per forza di cose, anche dalla sotomissione
dei propri interessi particolari agli interessi della Chiesa,
come ha fatto Maria, come ha fatto Giuseppe,
come ha fatto Giovanni Battista che anche lui si aspettava,
forse, un Cristo diverso da quello che invece gli è andato incontro
sul Giordano.
Altrimenti, per parafrasare le parole di Bergoglio,
ognuno si faccia una propria religione…
saluti
RA
Al sig. Abate. Nell’apocalisse di bestie ce ne sono due. Forse lei si riferisce alla prima, quella che riguarda il potere politico, mentre io mi riferivo alla seconda, che è quella che rappresenta la falsa religione.
Ma per capire questo sono stata aiutata dalle profezie mariane e mi rendo conto che per le persone molto colte come lei, siano una sorta di tabù. Mentre possono aiutare le persone meno colte e semplici come me a capire meglio quello che sta accedendo.
La prego però di non chiedermi di obbedire ai disobbedienti. Non ce la posso fare!
A Giovanni Marcotullio, un consiglio da mamma: sei troppo giovane per chiuderti nelle tue posizioni e non accettare critiche. In fondo se ti leggo è perchè nutro stima nei tuoi confronti.
Salve!
Carissima signora Manuela! Io non sono assolutamente colto! ci mancherebbe! ed anche se sono, purtroppo sempre tentato a fare il “maestrino” in realtà la cosa è ampliata dal mezzo scritto… di persona riesco ad esprimermi con maggior libertà… Io ho 58 anni, moglie, 3 figli e sono diacono permanente, dopo un lungo periodo di studio e meditazione (e qualche pausa di ripensamento e di verifica), e preghiera, mia e con la mia famiglia, sono stato ordinato quasi 1 anno fa esatto, il 20 gennaio scorso.
Ho cari amici che fanno la messa con la liturgia “straordinaria” in latino… vivo in una diocesi fondata nel 4 secolo d.C. ed anche la parrocchia è più che millenaria… nella mia parrocchia non ci sono associazioni cristiane, ci sono alcuni parrocchiani che sono simpatizzanti di RnS o di CL o di Ac eccetera ma, grazie al fatto che siamo lontani dalle grandi città, in alta collina, sperimentiamo una cristianità semplice, di cristiani semplici e tutti uguali fra di noi… il Vescovo ogni tanto si lamenta di alcune nostre “chiusure” da “montanari” (lui viene dalla pianura Padana) ed ha forse ragione … vivendo in una vallata siamo un po’ tutti “pettegoli”, perchè ci conoscimao praticamente quasi tutti ma siamo poco espansivi con gli “estranei”… da noi le porte sono aperte o con le chiavi nella toppa, e fra vicini entriamo in casa d’altri senza problemi, anzi sempre ben accolti. Facciamo incontri di lettura della Bibbia nelle case da oltre 40anni, però siamo meno bravi a partecipare a riunioni di gruppo, a parte la Messa ovviamente! In questa nostra “isola felice” le cose del mondo arrivano attutite e questo è un bene perchè abbiamo tempo di meditarle e non dare un risposta troppo frettolosa, che mi hanno insegnato i monaci, è sempre figlia dlel’orgoglio. Alcuni di noi hanno avuto la fortuna di incontrare gli ultimi papa, io personalmente ho incontrato sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI che Francesco. Io sono stato nominato coordinatore delle piccole caritas sparse nella vallata (lunga oltre 50km), in quella che chiamiamo “diaconia della carità”, seguo la liturgia domenicale in 3 parrocchie sulle montagne dove ci sono sparuti gruppi di residenti, cioè faccio la liturgia della Parola con distribuzione della Comunione, quindi faccio anche delle “omelie” che io preferisco chiamare “riflessioni” sulla Parola di Dio. Lavoro da impiegato lontano da casa (70km) quindi sono un pendolare… Le ho detto tutto questo per dirle che sono una persona semplice e normale, come tantissime. Ma credo e amo Gesù il Cristo, ed ho promesso, e voglio mantenere, filiale obbedienza al mio Vescovo e tramite lui, al Papa.
Le confesso una cosa: non mi chiamo Roberto Abate,
è uno pesudonimo che utilizzo solo in “rete” e che
è in realtà il nome di un mio carissimo amico (Siciliano) che mi
ha permesso di usare il suo nome (mi ha dato la sua email),
per motivi un po’ complessi che sarebbe fuori luogo
esprimere qui, ma le assicuro nulla di illegale… Siccome
sono un tecnico informatico esperto di reti di computer,
(è il mio lavoro) conosco la terribile forza negativa della rete e non partecipo
né sono iscritto a nessun “social” né con questo pseudonimo
nè con altri, Mi permetto di usare tale pseudonimo solo in commenti
che lascio, qua e la, solo in blog, come questo, a carattere cristiano.
saluti
RA