La cosa più bella di Milano è il biglietto per Roma.
Anonimo Romanesco, XX sec.
O per Napoli, si potrebbe aggiungere oggi, e non sarebbe la cosa più bella di Milano soltanto: da ieri (e fino all’8 dicembre), infatti, il capoluogo campano è meta dei fan di Carlo Pedersoli, universalmente noto col nome d’arte di Bud Spencer; a Palazzo Reale è stata infatti allestita una mostra dedicata a lui.
Alla sua filmografia, nella fattispecie, e alla sua biografia: meno nota questa, indiscutibilmente celebre quella, esse costituiscono però un inestricabile insieme di stile e d’arte (confezionato con cura in quell’epoca antica in cui non esistevano i social e non tutti si credevano influencer e attori). Ce ne ha proposto una presentazione l’amico don Samuele Pinna, il quale a Bud Spencer ha dedicato un’agile monografia (che io ho avuto il piacere di recensire e che ha reso più familiari del “Gigante buono” i suoi molti lettori): siamo lieti di pubblicarla, e in nome dell’amicizia (e della simpatia verso tutti i milanesi come lui) dichiariamo che nessun altro dazio gli è stato imposto al di là dello sfottò iniziale. A mo’ di esergo!
di don Samuele Pinna
Siehe Neapel und stirb, ha scritto Johann Wolfgang von Goethe, stregato dalla bellezza della città del Vesuvio, e il motto Vedi Napoli e poi muori è divenuto famoso in tutto il mondo. Come non confermarlo quando si visitano vicoli e viuzze meravigliose, piene di gente, di urla dialettali, di panni stesi su minuscoli balconi, di monumenti mozzafiato? Passeggiare per le strade e stradine che incontrano la Chiesa di San Domenico e quella di San Gregorio Armeno in cui sono deposte le reliquie di santa Patrizia, il Complesso Monumentale di Santa Chiara o la Basilica di San Lorenzo Maggiore, senza dimenticare, lì a due passi, il Museo Cappella Sansevero (con la statua del Cristo velato) e il Duomo dedicato a San Gennaro o, ancora, posare lo sguardo su Castel Nuovo (il Maschio Angioino) oppure portarsi sul lungo mare per ammirare la fortezza del Castel dell’Ovo, confermano e accentuano lo stupore che fu anche del poeta tedesco, forse più abituato a climi meno calorosi. E camminare per la metropoli partenopea in questo settembre, ormai rinfrescato nel Nord del bel Paese da frizzanti correnti, significa essere accompagnati da un sole capace di far sentire ancora tutta la sua esuberante forza.
Il 12 settembre, boccheggiando, mentre l’incedere sicuro portava alla grandiosa Piazza dei Plebisciti presso il mastodontico Palazzo Reale, è stata inaugurata una mostra dedicata a un uomo, anche lui mastodontico, che fu sportivo e attore amato in tutto il mondo, conosciuto come Bud Spencer.
Le mostre non mi piacciono. Rettifico (perché hanno molti pregi): le mostre mi annoiano. Stare in piedi davanti a dei pannelli fitti di parole (che potrebbero essere lette più comodamente in un libro, magari sul divano di casa) e da incantevoli, o meno, gigantografie, sovente mi si presenta come uno spettacolo costruttivo e insieme, ahimè, non senza tedio. In uno scambio con Diamante, una delle figlie del popolare attore, mi sono lasciato scappare questo commento verso chi, con profonda gentilezza, mi aveva invitato proprio all’inaugurazione. La pronta risposta mi aveva, d’altro canto, convinto:
Papà era un tipo allegro, la mostra in suo onore non poteva né può che essere tale!
Insomma, per farla breve, la mostra multimediale su Bud Spencer è alla Bud Spencer: allegra, sicuramente, ma anche interessante, piena di spunti, divertente, interattiva e, in una parola – forse semplice e banale, ma vera – soprattutto bella, perché ben costruita fin nei minimi dettagli (la mostra è visitabile dal 13 settembre all’8 dicembre, presso la Sala Dorica del Palazzo Reale di Napoli).
La moglie di Carlo Pedersoli (questo il nome all’anagrafe del campione di nuoto e di cinema) e i tre figli, Giuseppe, Cristiana e Diamante, hanno saputo ricreare il mondo e la vita di Bud. C’è tutto: il successo sportivo e dei lungometraggi, western e non, l’amicizia autentica con Terence Hill, i film con la sua Napoli (come non menzionare Piedone, che alla domanda “Sei italiano?”, rispondeva: “No, napoletano”), i premi ricevuti, l’affetto dei fan e altro ancora. C’è, inoltre, la sua filosofia del Mangio ergo sum («Quando io dico mangio ergo sum, intendo solo dire che a pancia vuota non si ha la forza di perdersi in dilemmi filosofici»), e del futteténne («E quando dico “Futteténne”, intendo dire che un po’ di ironia aiuta a sdrammatizzare i problemi e che si deve affrontare le cose con positività»), ma anche quella che personalmente definisco la sua “teologia” (cfr. il mio Spaghetti con Gesù Cristo! La «teologia» di Bud Spencer), con il richiamo umile e grato a Dio («Io credo perché ho bisogno di credere in Dio e nel “dopo” che c’è oltre la vita»). C’è, infine, il suo ingegno, l’innato senso dell’umorismo e la sua simpatia travolgente.
Bud Spencer è stato un nuotatore, un personaggio che si è donato al cinema, un uomo buono dai mille talenti e interessi, autore di canzoni, inventore (dodici brevetti all’attivo) e, tra le altre cose, scrittore (straordinari i suoi libri redatti a quattro mani con l’amico Lorenzo De Luca). È stato, poi, una persona “fortunata”: avendo trovato la donna della vita, ha saputo costruire (e mantenere!) una splendida famiglia. Mi confidava, infatti, Maria Amato:
Possiamo dire che mai come nella nostra coppia sia vero il detto che gli opposti si attraggono! Con tutte le nostre diversità, pero, sia io che Carlo abbiamo sempre creduto nei valori del matrimonio e della famiglia. Carlo era un uomo libero e “leggero”, ma molto borghese quando si trattava della sua famiglia! Se siamo rimasti tanti anni insieme, oltre all’amore che ci legava e pur avendo attraversato momenti difficili, e perché avevamo gli stessi principi… Non nego che c’è voluta tanta fede e fiducia nei primi anni di matrimonio, quando Carlo stava fuori per mesi su set lontani e io a casa con i bambini! Quando poi loro crebbero, cercammo sempre di stare tutti assieme… scuole permettendo! Sicuramente il nostro è stato un matrimonio che ci ha fatto crescere insieme, ci siamo conosciuti e sposati molto giovani e anno dopo anno abbiamo “costruito” il nostro legame, la nostra casa spirituale
Spaghetti con Gesù Cristo, p. 53
Non so se sia sempre vera la frase attribuita a Virginia Woolf, ma sicuramente lo è in questo caso: Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna. Del resto, dicevano i latini, dotata animi mulier virum regit (una donna dotata di coraggio sostiene il marito).
Questa mostra multimediale di famiglia per le famiglie (unire le famiglie, ha detto il figlio Giuseppe, «è il più grande merito e la più grande medaglia che lui si sarebbe meritato»), sapientemente curata da Umberto Croppi, è imperdibile per chi ha ammirato il gigante buono, il quale ha sempre cercato di essere buono – perbene, come era solito ripetere – nel suo quotidiano. A tre anni dalla sua scomparsa, il suo ricordo e l’affetto di molta gente sono ancora straordinariamente vivi e intensi, lui che davanti al pensiero della morte non era angosciato, ma da cattolico provava la curiosità di sbirciare oltre. Ciò gli ha permesso di non vivere nell’attesa o nel timore, bensì di rimanere libero e sereno, ancorato cioè con i piedi ben piantati a terra, lo sguardo verso il cielo e il cuore vicino a Dio: «amava la vita – ha detto la figlia Cristiana – e la vita ha amato lui tantissimo». A conferma di quanto avevo annotato, Bud Spencer ha vissuto così la sua esistenza: un esempio di onestà e franchezza, portatore sano di valori positivi nel cinema e nella vita. Valori tutt’altro che oltrepassati, ma ancora intimamente iscritti nell’animo umano. E alla domanda, “come si giudica come persona?”, potè rispondere senza esitare:
Glielo dico dopo, quando mi chiama nostro Signore. Cambio di continuo per via delle mie curiosità. L’aldilà è tra queste. E se arrivo lì e non c’è niente… se arrivo lì e non c’è niente allora mi arrabbio.
Spaghetti con Gesù Cristo, p. 142
E con questa schiettezza Bud Spencer ha vissuto la sua fede: davvero un cristiano affamato di Dio.
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