Infine Nadia Toffa è morta. Infine, cioè alla fine di una intensa storia d’amore con la vita. A lei mi pare si adattino bene le parole di un’altra spumeggiante donna di spettacolo, Anna Marchesini, che si definiva bulimica di vita: la amava talmente tanto, in ogni aspetto, da amare «persino la morte, che ne è il suo termine. E non è detto».
In quel “e non è detto” è racchiusa, con una delicatezza infinita, l’intuizione istintiva di ogni cuore umano che abbia amato davvero: l’amore reclama l’eternità, la pretende, come logica conseguenza, come ovvietà lapalissiana. Ma non può essere un dogma ad affermarlo, non lo accettiamo più: ciascuno si fa insegnare soltanto dalla propria vita, nella quale, comunque, ad essere onesti, esistono tutti gli indizi per comprendere tutto.
Viviamo tempi poco religiosi, allergici soprattutto alle strutture fideistiche. Eppure l’ateismo puro, nichilista, quello che ritiene che la morte sia davvero il limite invalicabile di ogni esistenza e solo i vermi ci attendano, stenta ad attecchire. Sì, ci piove addosso spesso, in tanti momenti (molti dei quali pure istituzionali), ma non mette radici. Per constatarlo, basta fare un giro sulle pagine degli amanti dei gatti e dei cani: in questi spazi web di condivisione dell’affetto per i propri pets è universalmente assodato che il proprio amorino peloso defunto va “sul ponte dell’arcobaleno”, una specie di aldilà convenzionale per cani e gatti. E forse pure per gli umani, quelli che hanno amato un animale in vita e anelano a riaverlo vicino dopo la morte.
Oggi ho trovato sulla pagina “piccoli imprenditori e suicidi di stato”, che fornisce sostegno agli imprenditori in crisi che meditano azioni sconsiderate per disperazione, un post di ricordo di Nadia Toffa proprio con questo commento: «Buon arcobaleno Nadia ♥».
Pare divenuto disdicevole, inviso, richiamare l’antica consolazione cristiana, pregare per l’anima defunta, augurarle il paradiso, è una roba da bigotti. Allora si sfoga il naturale anelito verso l’alto con questo curioso augurio per un aldilà da cani, gatti e umani di buona volontà.
L’arcobaleno è quel fenomeno della natura così spettacolare, eppure fragile ed evanescente, che biblicamente ricorda l’alleanza tra l’uomo e Dio, il collegamento tra il qui e l’oltre. Non è un luogo, ma più un moto a luogo, verso un posto massimamente sconosciuto e soprattutto inconoscibile: è così difficile credere alle testimonianze dei santi che vi hanno sbirciato dentro prima della morte!
Siamo capaci di credere alle più astruse teorie complottiste (non sapete che i Clinton sono in realtà rettiliani?) o alle fantasie escatologiche più grezze (dagli extraterrestri celati nella bibbia alle profezie della fine del mondo dei Maya), ma alle testimonianze sull’aldilà o su Dio no, non crediamo.
È come se il rigoroso metodo scientifico fosse una ineluttabile necessità solo per le questioni spirituali serie, quasi che la Verità delle ultime cose, delicata come la frase della Marchesini, fosse una pudíca fanciulla che un po’ si nasconde, anelando di essere trovata non da tutti, ma da ciascuno, ognuno a suo modo.
Nadia Toffa ha detto tante cose toste durante la sua malattia e per questo è stata anche duramente contestata sia da chi viveva il dolore in modo arrabbiato, sia da chi ravvisava nella sua gioia una eccessiva superficialità.
Credo però che le cose più interessanti Nadia le abbia scoperte nelle ultime settimane di silenzio social, quando la malattia s’è fatta più dura e le parole son diventate insufficienti per esprimersi.
Nel suo silenzio raccolto, come in quello di una moltitudine di uomini e donne che attraversano percorsi irti di fatiche, verso il compimento della propria vita, si intuisce una saggezza ancestrale e primitiva, spogliata di ogni inutile velleità.
In questi momenti in cui si resta nudi di fronte alla morte, c’è chi piange la propria avarizia del cuore e chi continua a fare quello che ha sempre fatto: vivere. In fondo l’obiettivo dell’esistenza è arrivare vivi alla morte: allora sarà l’amore, per gli altri e per la vita stessa, a tirarci di là. In qualche modo confuso e indicibile, ogni cuore amante lo sa.
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