Alla vigilia dell’ottavario dall’uccisione di Vincent Lambert, Anne-Laure d’Artigues e Samuel Pruvot hanno intervistato per Famille Chrétienne la sorella Anne. È un testo importante per lo spaccato famigliare (tutt’altro che manicheo) che ne emerge, nonché per il rilievo dato alla preghiera.
Qual è il suo stato d’animo?
Ho una grande tristezza, come una cappa di piombo su di me. Però sono anche sollevata perché Vincent non è più tra le mani del suo medico…
Che cosa si porta dietro, dei funerali religiosi di suo fratello?
Siamo stati messi al corrente della data e del luogo dei funerali molto tardi. Pareva che tutti i fratelli e le sorelle dovessero esserci, ma niente era sicuro… Insomma, non sapevamo niente. Mi sono chiesta se quelli che abitano lontano fossero riusciti ad essere presenti. Però poi, sul posto, ho constatato che tutti i miei fratelli e sorelle erano lì, anche quelli che abitavano molto lontano.
Il fatto che tutta la famiglia fosse riunita è un segno di distensione?
La divisione c’è sempre. Esteriormente, questo è vero, eravamo tutti lì intorno a Vincent. Ma non era che esteriorità. La divisione – questo ve lo posso dire – è sempre lì e lì sarà ancora a lungo. Il fatto di circondare Vincent negli ultimi giorni prima del suo decesso sarebbe potuta essere l’occasione per tornare a stringere certi legami, ma era troppo difficile per noi, dopo questi sei anni di lotte. Il giorno dei funerali c’erano chiaramente due gruppi distinti. Abbiamo visto che la famiglia restava divisa, anche il giorno della sepoltura. Detto questo, però, non ci sono state scenate o eccessive manifestazioni di collera. Diciamo che è stato “decoroso”.
Come fa a superare questi anni di lotte e di procedure?
Adesso ci sono le ricadute psicologiche in agguato. Credo che ci porteremo dei postumi a vita. Questi sei anni sono stati lunghissimi, durissimi per tutti. Duri per noi come per gli altri. La cosa più difficile è stata vedere partire Vincent in queste condizioni: è stato inumano. I nove giorni che hanno preceduto la sua morte sono stati molto intensi. Abbiamo dato a Vincent tutto il nostro tempo. Adesso la vita continua, riprende il suo corso. Però sarà molto difficile, di sicuro. Ad aiutarci c’è chi ci sta intorno, la nostra famiglia e anche i nostri figli.
Per lei la fede è stata un soccorso?
Sì, certamente. La fede è stata un grande sostegno, in queste ultime settimane. Ci siamo sentiti davvero sostenuti da migliaia di persone. Sappiamo che oltre messe sono state celebrate per Vincent prima del suo decesso. C’è stato un gran numero di veglie di preghiera dappertutto, in Francia. Questo ci ha molto aiutati, giorno dopo giorno. Ci sentivamo sostenuti, era quasi una sensazione fisica. Non avremmo potuto sopportare una simile situazione senza la preghiera, io per prima. Quando mi sono ritrovata sola, mi sono domandata come avrei fatto a sopportare tutto questo. Ho dubitato di me. Mi sono detta che non avrei potuto tenere botta. Di fatto, sopportiamo la prova grazie alla nostra fede personale, alla nostra preghiera. Bisogna rimettere tutto nelle mani del buon Dio.
Lei teme che la morte di suo fratello venga strumentalizzata?
Sta già accadendo, purtroppo. Vincent è stato un capro espiatorio. Fin dal principio, non abbiamo mai auspicato una tale mediatizzazione. Insisto su questo punto. Ma nella nostra famiglia ci sono sempre stati quelli che sono stati tentati di correre appresso ai microfoni per dichiarare cose più o meno giuste. La cosa più indecente è stata lo squadernarsi di cose ignobili fino a pochi giorni prima il decesso di Vincent. E poi il giorno stesso. Questo non sarebbe mai dovuto accadere. Sfortunatamente, i media deformano tante cose, ma io penso che le persone siano abbastanza intelligenti, che abbiano abbastanza spirito critico per giudicare da sé gli eventi e la storia della nostra famiglia.
Che cosa vuole dire a quelli che vi hanno sostenuti?
Dico loro un grazie immenso, a ciascuno di loro. Non dico la mia gratitudine soltanto a un gruppo di 300mila persone: lo dico a ciascuno e a ciascuna di loro – gli adulti, i bambini che si sono associati al nostro dolore, tutti quelli che hanno accompagnato Vincent fino alla fine. Dico loro la mia grande riconoscenza. Sono certa che ricadranno su loro grazie abbondanti. Pregherò per loro il mio rosario, oggi. Senza di loro non ce l’avremmo fatta.
Qui è possibile ascoltare il podcast della Tavola Rotonda del 14 luglio su Radio Maria
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