L’economia della salvezza salva anche l’economia

Fattoria indiana, Sam Panthaky/AFP/Getty Images

«Prendete e mangiatene tutti»

Canon missæ (cf. Mt 26, 26-27)

Introduzione

L’economista contro corrente Julian Simon (1932-1998), opponendosi alla tendenza dominante soprattutto a partire dagli anni 70 del Novecento – ma già diffusa da ben oltre un secolo – a considerare le risorse disponibili per il sostentamento umano quali semplici “dati” e l’uomo quale semplice “consumatore”, sottolineava il fatto che l’uomo è anche “risorsa”, in quanto i beni per il suo sostentamento diventano tali praticamente sempre e soltanto attraverso la conoscenza e l’opera dell’uomo. Per questo egli giungeva a definire l’uomo “the ultimate resource”, la risorsa primaria. Nell’enfatizzare questo fatto innegabile, egli probabilmente, nel fervore della polemica, ha finito per eccedere e per non dare il giusto peso alla disponibilità naturale delle risorse, che, in ogni caso, costituisce un necessario presupposto alla presa di coscienza, all’elaborazione e al lavoro da parte dell’uomo. Ciò non toglie che la sua intuizione sia stata feconda e abbia suscitato tendenze innovative nella ricerca economica.

L’economista danese Bjørn Lomborg (1965 -), che in larga misura si è ispirato a Simon, pur correggendo alcune sue vedute, è autore di frequenti interventi critici nei confronti delle tendenze più diffuse in campo economico e non manca di sottolineare come l’intervento dell’opera dell’uomo, guidato da una sempre più vasta conoscenza scientifica e tecnica, cambi profondamente gli scenari economici. In questa prospettiva sia Simon, sia Lomborg, tra le altre cose, hanno sottolineato come le predizioni catastrofiche sulla sproporzione tra popolazione e risorse fatte soprattutto a partire dagli anni 70 del Novecento si siano rivelate infondate.

Intervenendo recentemente sull’analisi dei costi-benefici degli interventi a favore dello sviluppo sostenibile, lo stesso Lomborg, pur condividendo sostanzialmente gli obiettivi presentati come primari da governi ed economisti e ripresi dai Sustainable Development Goals nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2015 –  lotta alla povertà, nutrizione, salute, acqua potabile, scolarità, pari opportunità, clima, ambiente  – sottolinea che dei 169 obiettivi elencati dettagliatamente come primari, quelli che meriterebbero il maggiore impegno, in quanto più vantaggiosi, sono soltanto 19, e tra questi in particolare l’accesso al “family planning”, il sano nutrimento dell’infanzia, che favorirebbe a sua volta lo sviluppo cerebrale e quindi l’istruzione scolastica e la formazione di membri produttivi della società, e la lotta alla malaria o alla tubercolosi, diffuse cause di mortalità tra gli adulti in età lavorativa delle popolazioni povere.

Ed egli lamenta che, invece, si disperdono troppe risorse per altri obiettivi assai meno vantaggiosi nell’analisi costi-benefici, come ad esempio quelli relativi al cambiamento climatico, di cui, a suo giudizio, si esagera l’incidenza.

Se la tendenza di Simon e di Lomborg è di enfatizzare il valore economico dell’opera dell’uomo, e quindi di promuovere primariamente la sua salute, nutrizione e istruzione, è evidente che questi obiettivi sono tutt’altro che assenti dai programmi più diffusi. Certamente l’incremento della scolarizzazione è al primo posto tra i progetti internazionali e nazionali sullo sviluppo sostenibile, e credo che si possa affermare che, per quanto l’opera di Simon sia stata oggetto di vivaci polemiche, la sua definizione dell’uomo come “ultimate resource” abbia finito per imporsi. 

Ma qui dobbiamo porre una questione di fondo. Se, come credo, si è sostanzialmente d’accordo a conferire all’uomo un ruolo qualitativamente primario nella vita, anche economica, delle nazioni, nel definire i modi in cui l’uomo debba essere valorizzato, non si rischia, poi, di perdersi in soluzioni acritiche e superficiali, ammantate da parole altisonanti? Si parla di “scolarità diffusa”, di “educazione di qualità inclusiva ed equa”, di “formazione permanente offerta a tutti”. Cosa si intende con queste belle parole? Sembra che sullo sfondo vi sia la convinzione che ciò che conta sia la formazione scientifica e tecnica necessaria per sfruttare al meglio le risorse naturali, e anche per intervenire sull’uomo, non solo a beneficio della sua salute.

Ma non si corre un po’ troppo? Se abbiamo detto che l’uomo è la principale e fondamentale risorsa, forse sarebbe opportuno che, prima di privilegiare le scienze della natura e le tecniche di sfruttamento, si studiasse meglio l’uomo! E quali scienze ce lo faranno conoscere meglio? Se vogliamo usare uno sguardo onnicomprensivo, nessun apporto dovrebbe essere trascurato. E allora perché escludere quella che, se pure in tempi ormai tramontati, era considerata la regina delle scienze, cioè la teologia? 

Proviamo a mettere da parte ogni pregiudizio e vediamo se, per caso, le luci che da essa ci possono venire sulla condizione umana non si rivelino essenziali anche per un corretto discorso sull’economia.

Dati scritturistici

Dal libro della Genesi apprendiamo alcuni dati fondamentali riguardanti l’economia umana. Vi leggiamo:

All’uomo Dio disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!

Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l’erba campestre.

Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finché tornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai!»1Gn 3, 17-19..

La situazione qui descritta è il risultato del peccato dell’uomo, in seguito al quale egli ha perduto qualche cosa di essenziale, decadendo dal suo stato originale. Per prima cosa egli si trova in larga misura estraniato rispetto alla compagna “simile a lui” (Gn 2, 18) che il Signore gli aveva dato per sostenerlo nell’adempimento della sua missione. Alla profonda unione iniziale è subentrato da una parte il dominio dell’uomo sulla donna, grazie alla propria superiorità fisica, e dall’altra un rapporto contraddittorio di attrazione della donna verso l’uomo, nonostante la sua situazione di inferiorità, e di “vergogna” reciproca nei riguardi della loro sessualità. Dunque una sorta di amore-odio, che mette in crisi la collaborazione originaria, attraverso la quale essi avrebbero dovuto imparare, nell’amore reciproco, a conoscere il volto paterno di Dio e a perpetuarne la paternità nelle generazioni umane. 

Note

Note
1 Gn 3, 17-19.

1 commento

  1. Per la disobbedienza di Eva, e l’ascolto del demonio, che con la superbia dice solo menzogne, e inganna sempre, anche oggi l’uomo, che vuole fare al posto di Dio Creatore.
    Ci sono due catechesi, l’amore che viene da Dio Padre, e la superbia del demonio.
    Siamo liberi di scegliere…..il bene o il male Dio rispetta questa libertà.

    Ha dato la Sua vita in riscatto,non dimentichiamolo.
    Grazie.

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