Negli ultimi mesi negli USA è scoppiata una guerra legislativa e mediatica attorno al tema dell’aborto: molti Stati stanno legiferando in merito, alcuni allargando le maglie esistenti, altri stringendole.
Nei primi sei mesi del 2019 negli Stati Uniti sono state promulgate 21 leggi che in varia misura limitano l’aborto e in 28 Stati sono state presentate proposte di legge che introducono una qualche forma di divieto di abortire. In quindici casi si tratta dei cosiddetti heartbeat bill, provvedimenti che vieterebbero l’interruzione di gravidanza quando si può avvertire il battito cardiaco del bambino, cioè circa dopo le sei settimane: di fatto questo è il limite giuridico della famosa espressione “grumo di cellule”.
Anche gli abortisti, però, assestano colpi: a New York è stato tolto lo status giuridico di persona ai figli indesiderati, per cui i bambini nati vivi da aborti possono essere lasciati morire o proprio uccisi senza commettere reato.
L’ultima legge in ordine di tempo, ma la più clamorosa, è quella dell’Alabama: qui l’aborto è vietato in ogni condizione, stupro compreso, salvo il pericolo di vita della madre, e i medici rischiano pene fino all’ergastolo. Lo scopo di questa legge tanto spropositata nelle sanzioni è quello di suscitare un ricorso alla corte suprema per riaprire il famigerato caso Roe vs Wade del 1973, ora che la maggioranza della corte è composta da membri repubblicani contro l’aborto, e rendere illegale l’aborto in tutti gli stati federali.
Quanto questa battaglia stia catalizzando l’opinione pubblica statunitense lo si può intuire scorrendo varie testate online: su Lifesitenews, ad esempio, convivono nella stessa videata e nello stesso giorno queste notizie:
“Il governatore dell’Alabama firma la legge che vieta l’aborto, ergastolo per i medici”
“Le regole del tribunale d’appello dell’Ontario: i medici cristiani devono partecipare all’aborto e all’eutanasia”
“La polizia emette mandato di cattura per la donna dell’Alabama che ha aggredito un manifestante prolife”
“Il servizio sanitario irlandese approva che le pazienti scarichino nel water i loro bambini abortiti”
“Un laboratorio finanziato dal governo cerca di comprare un cuore di bambino abortito “fresco””
Poi c’è Alyssa Milano che difende in tv la propria proposta di sciopero del sesso contro la legge della Georgia, sostenendo che «sul pianeta non c’è un essere umano che non sia a favore della vita», «siamo tutti prolife» e «nessuno vuole abortire, nessuno», ma «ci sono circostanze che non possiamo evitare» e via con la narrazione di stupri, problemi economici e tutta la carrellata di motivazioni per cui una donna dovrebbe abortire.
Ma anche il New York Times apre con:
“Trump tiene fede alle sue promesse sull’aborto, agli evangelici”
“Gli stati stanno correndo per limitare l’aborto o per proteggerlo”
“Gli oppositori all’aborto pensano di stare vincendo. Alabama, Georgia e la trappola della personalità giuridica del feto”.
Su questo tema, si è scatenata la guerra elettorale negli USA: la destra ha abbracciato la causa prolife come un fucile, e non solo in senso lato: campeggiano manifesti repubblicani con lo slogan: “Pro-Trump, pro-gun, pro-life”.
Per tastare il polso, anzi, la pancia del popolino lontano dal mainstream, ho fatto un giro su 4ch (visto che 8ch è stato chiuso, dopo che è diventato il covo dei suprematisti bianchi che aspirano ad organizzare attentati contro ebrei, musulmani, neri e chiunque minacci, secondo loro, la sopravvivenza della superiore razza bianca europea).
Ho trovato una generale esultanza per le nuove leggi restrittive contro l’aborto approvate in vari stati del paese, ma i commenti sono poco politically correct:
“Avere l’aborto legale consente alle donne di essere troie”
“Sono le madri indesiderate che dovrebbero essere uccise, non i bambini”
“L’aborto non è nemmeno necessario in caso di stupro perché la “pillola del giorno dopo” fa parte dei kit di stupro”
“Uno stupro vero non si traduce mai in una gravidanza. Solo sottoponendosi volontariamente alla penetrazione può risultare una gravidanza”
Questo è il popolo prolife che sta radunando Trump attorno a sé?
Incredibilmente anche dietro un tema così cristallino, come la difesa del più debole per eccellenza, il bambino non ancora nato, riescono a rintanarsi folli e odiatori, come bestie feroci che difendono i piccoli azzannando, anche se non si tratta dei propri piccoli, ma di quelli degli altri.
Buona parte del popolo dei vip si sta mobilitando a favore dell’aborto: ormai si sprecano le dichiarazioni su Twitter, le proposte di protesta più o meno provocatorie (dallo sciopero del sesso alla vasectomia obbligatoria per gli uomini), le prese di posizione indignate e la parola “diritti” sventolata come un vessillo. Dall’altra però, accanto ai prolife della prima ora, quelli veri, che recitano il rosario in silenzio davanti alle cliniche da tempi non sospetti di opportunismo, che combattono l’aborto nella pratica, offrendo alle donne confuse delle alternative concrete, si sta radunando una massa di invasati che meritano tutti gli epiteti poco gentili che i progressisti, generalizzando, inviano all’indirizzo dell’intera categoria prolife: sessisti, patriarcali, razzisti, anche violenti.
Altri commenti su 4ch:
“Il patriarcato deve tornare se vogliamo salvare la civiltà”
“L’aborto è un omicidio fetale ed è una violazione del principio di non aggressione. Non sorprende che le donne stiano bene con questo”.
“I diritti delle donne sono stati un errore”
“Non ci sono prove che stare a sentire le donne sia utile per una società”
“Inizia a insegnare alle donne a non essere più puttane”
“Le donne che fanno sesso fuori dal matrimonio dovrebbero essere lapidate. Le puttane degenerate portano giù una società”
E così via.
Sussiste il rischio, non remoto, che la causa prolife genuina diventi un’arma contundente di lotta politica per strappare consensi nelle urne, attraverso una polarizzazione acritica del dibattito e la contesa del cosiddetto primato morale di una parte sull’altra: non sono “buoni” solo i pro-choice che combattono per i sacri diritti delle donne (mettendoci dentro di tutto, sappiamo ormai di che si parla), ma sono “buoni” anche i repubblicani armaioli e guerrafondai, perché adesso sono “prolife”, un’etichetta tanto bella che sistema la coscienza, anche se sotto questo cappello ci nascondono un sincero sessismo.
Credo che la difesa della vita meritasse soldati più leali e più puri di questa armata di mercenari assatanati. Sarà pure vero che ogni progresso legislativo contro l’aborto è positivo, ma è anche vero che negli USA il vento cambia in fretta perché le elezioni decidono davvero la direzione del timone e al prossimo giro sul cocchio dei vincitori dei democratici (che prima o poi capiterà, è la democrazia), vittorie strappate con tanto furore e senza motivazioni profonde e disinteressate verranno ribaltate con altrettanta rabbia.
La difesa della vita nascente non è un tema di destra, è una questione semplicemente umana: lasciare che una parte politica si appiccichi la spilletta sul manifesto elettorale non vuol dire che si mette al servizio della causa, ma che d’ora in poi intende servirsene.
Step down, @GOPLeader.
— Lila Rose (@LilaGraceRose) 16 maggio 2019
Human lives hang in the balance and you’re abandonment of their right to live is a betrayal of your own promises. https://t.co/ABuuSg3Bbl
Salve!
Se il Signore non costruisce la casa,
invano faticano i costruttori.
Se la città non è custodita dal Signore
invano veglia il custode.
Ho risposto pochi giorni fa a Savarese
che mi invitava a sottoscrivere una petizione
per “segliere” i politici da eleggere
fra quelli che sottoscriveranno leggi pro-life.
Gli ho detto che la maggioranza dei politici che
oggi trattano tale argomento non sono
dei cristiani nel senso di seguaci di Cristo
e che non avrei sottoscritto nulla
aspettando politici più cristiani degli attuali.
saluti
GMG
“I diritti delle donne sono stati un errore”
“Non ci sono prove che stare a sentire le donne sia utile per una società”….Questa legge è legge di morte….cara società quanti male avette fatto e state a fare alle donne con questa legge ….troppo….fatte basta….