È ancora fresca la memoria del tentente-colonnello di Gendarmeria Arnaud Beltrame, che il 24 marzo 2018 ha offerto la propria vita per riscattare quella di un ostaggio durante un attentato terroristico a Carcassonne – anzi, proprio in questi mesi è stato pubblicato il libro “Au nom du frère”, scritto dai suoi due fratelli – ed ecco che un altro tributo di sangue collegato all’esercizio eroico del proprio dovere sale agli onori delle cronache francesi: Cédric de Pierrepont e Alain Bertoncello sono stati due militari francesi e sono altrettanti eroi che hanno dato la loro vita per salvare quattro ostaggi in Burkina Faso, nella notte fra il 9 e il 10 maggio.
Florence Parly, il ministro della Difesa francese, ha detto oggi:
Sono morti per la Francia. Non hanno tremato, non hanno esitato, hanno protetto gli ostaggi a prezzo della loro propria vita. Tutta la Nazione s’inchina davanti al loro ardimento.
I due militari, uccisi da due rapitori nel corso dell’operazione, erano due sottufficiali del commando d’azione sottomarina Hubert, uno dei sette commando della Marina Nazionale. Hubert viene considerato il più prestigioso dei gruppi militari, nonché l’unità di forze speciali più selettiva di tutto l’Esercito francese: la sua specialità è l’anti-terrorismo e la liberazione di ostaggi, nonché l’azione subacquea.
Due biografie
Cédric de Pierrepont, nato nel 1986, entra nell’Esercito nel 2004, a 18 anni. Recluta d’eccezione, nel 2005 è il primo del suo corso (47 candidati) a ottenere il Brevetto elementare. In seguito avrebbe integrato la specializzazione da fuciliere di marina. Superando lo stage-commando un anno e mezzo più tardi, è promosso capitano in seconda. È nel 2012 che entra nel blasonato commando Hubert, del quale diventa capogruppo nell’aprile 2018. In 15 anni di servizio, il capitano De Pierrepont viene impiegato nel Mediterraneo, a Oriente e nel Sahel – teatro di operazioni che lo impegnavano dallo scorso 30 marzo. Trentenne impegnato in una relazione e militare insigne, a più riprese è stato decorato per il suo stato di servizio. Ha ricevuto una Medaglia d’oro della Difesa nazionale, una medaglia d’Oltremare con agrafi Sahel e Libano e una Croce al Valore Militare.
Alain Bertoncello, nato nel 1991, entra nella Marina Nazionale e nella scuola ufficiali il 14 febbraio 2011. Un anno più tardi sceglie la specializzazione da fuciliere di marina e conclude felicemente il suo stage commando l’anno stesso. Passa poi cinque anni nel commando Jaubert, uno degli altri sei commandos della Marina Nazionale, ottiene il brevetto di nuotatore da combattimento nel 2017 e nel luglio 2017 entra nel commando Hubert. Ha servito alle Seychelles, nel Qatar, a Oriente e nel Sahel, dov’è arrivato anch’egli il 30 marzo, come Cédric de Pierrepont. A soltanto 28 anni, il militare (anch’egli impegnato in una relazione), era stato decorato della Medaglia d’Oltremare per il Medio Oriente, nonché della Medaglia d’argento della Difesa nazionale.
Nomi che non avremmo mai conosciuto
Le due biografie che ho trascritto sopra vengono da una pagina del Figaro.fr, ma vorrei porla in un dittico con la breve nota che Anne-Cécile Juillet ha scritto su LeTelegramme.fr:
Strano paradosso. Se non fossero periti, le armi alla mano, partecipando alla liberazione di quattro ostaggi – due dei quali loro compatrioti – i nomi e i volti di Cédric de Pierrepont e Alain Bertoncello sarebbero rimasti per sempre sconosciuti. Come quelli dei loro fratelli d’armi che, in questo stesso momento, li piangono in silenzio. Come quelli dei loro prossimi, i quali sapevano bene che questi ufficiali di Marina, loro figli o loro amati, avevano scelto un mestiere totale, di quelli in cui ci si dà anima e corpo.
Nei commandos di Marina, unità di élite, il senso dell’autoironia e la cultura di gruppo sono virtù cardinali. L’umiltà e la discrezione pure. Scelta di vita all’esatto opposto dello spirito dei tempi, laddove si vedono sorgere – nella Francia del 2019 – delle celebrità discutibili, grossolanamente forgiate nel crogiuolo deformante dei social network.
Se non fossero morti, in una notte quasi senza luna, sul suolo del Burkina-Faso, i loro nomi e i loro volti sarebbero rimasti sconosciuti per sempre. Come molti di quelli dei loro predecessori e come quelli dei loro successori, i quali a loro volta certamente andranno a mettere in gioco la loro vita perché altri possano proseguire la loro. Senza un rumore.
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