Per salire al Cielo non occorre una scala e per parlare di San Giuseppe nemmeno. Eppure la leggenda della misteriosa scala della Cappella di Nostra Signora della Luce di Loretto (nella grafia americana) risulta talmente suggestiva che non è possibile ignorarla. Dato che la scala è un’opera di raffinata falegnameria, è giocoforza legarla alla figura del padre putativo di Gesù. Ma si tratta davvero di una scala miracolosa? La fede in Cristo non teme la verità. Non è certo un miracolo in più o in meno che può danneggiare la devozione che il popolo cattolico nutre verso l’uomo che ha cresciuto Gesù sulla terra. Di San Giuseppe conosciamo la presenza rassicurante e buona, e, al tempo stesso, la capacità di fare sempre un passo indietro, quando l’attenzione si accentra troppo su di lui. La vicenda della scala – sia che sia autentica, sia che nasconda elementi meno prodigiosi – sembrerebbe in perfetto accordo con il nascondimento e la “dimenticanza” praticate dal santo. Si parla della scala da più di cento anni, ma non troppo.
La leggenda di Santa Fe in New Mexico, in breve, narra che nella costruzione della cappella fu dimenticata la scala che conduceva al coro. Nessuno sapeva risolvere il problema per l’esiguità dello spazio a disposizione: le suore iniziarono una novena a San Giuseppe e il decimo giorno un uomo misterioso si presentò per risolvere l’incresciosa difficoltà. Evidentemente esperto di falegnameria, l’uomo costruì una scala in poco tempo, lavorando in solitudine. Quando finì, le suore andarono in cerca di lui perché ricevesse il salario ma era già sparito e non fu possibile ritrovarlo. Rimase la scala: una costruzione che si regge senza un pilastro centrale, con 33 gradini. Sembra un miracolo architettonico: per il fatto che non sono stati usati colla e chiodi, oltre che per la mancanza del supporto. Leggenda vuole che il misterioso costruttore sia stato lo stesso San Giuseppe e che nessuno sappia quale tipo di legno è stato usato.
In rete, tuttavia, oltre alle narrazioni di siti e riviste on line cattoliche, che ripetono – dettaglio più, dettaglio meno – la stessa vulgata della scala prodigiosa e dei suoi tre misteri (l’identità dell’uomo, il materiale usato, l’assenza di un supporto centrale), alcuni articoli cercano di far luce sull’enigma per vanificarne la fama miracolistica. Tra questi uno del Cicap, firmato da Massimo Polidoro. Citiamo alcuni passaggi:
Innanzitutto, il nome del misterioso falegname è stato scoperto verso la fine degli anni ’90 del secolo scorso. Si chiamava Francois-Jean “Frenchy” Rochas ed era un esperto falegname emigrato dalla Francia nel 1880 e giunto a Santa Fe nello stesso periodo in cui fu costruita la scala. Il suo necrologio pubblicato in un numero del New Mexican del 1895 dice esplicitamente che l’uomo, tra le altre cose, fu l’autore «della bella scala nella cappella di Loreto»
La scoperta è stata fatta da Mary Jane Straw Cook, una storica che ha scritto un libro sulla Cappella di Loretto. Concorda su questa affermazione anche la voce inglese di Wikipedia dedicata alla scala. Il falegname:
venne negli Stati Uniti come membro di un ordine di artigiani celibi e si stabilì nel Nuovo Messico. Gli articoli che indicavano la sua paternità comprendevano la testimonianza di Quintus Monier, che costruì la vicina Cattedrale di San Francesco e un avviso di morte nel Santa Fe New Mexican nel 1895 […] Straw Cook trovò anche nel registro delle suore una voce per il marzo 1881: «Pagato per il legno Mr Rochas, $ 150,00».
Un sito estero, il curioso Find a grave (Trova una tomba) ci dà anche una foto della lapide del falegname, presentato esplicitamente come il costruttore della scala della Cappella. Leggendo la breve scheda, scritta da Audrey Burtrum-Stanley, siamo condotti alla soglia di un mistero molto più umano, che riguarda la morte dell’uomo:
Purtroppo, il corpo di Rochas fu scoperto nel suo capanno solitario […] Era stato ucciso da una ferita da proiettile al petto. Non si trattava di un caso di suicidio, ma piuttosto di un incidente o di un omicidio […] Il caso non è mai stato risolto.
Nessun San Giuseppe, quindi: solo un bravo artigiano di origini francese che conobbe una fine tragica. Come di provenienza francese, a detta dell’articolista del Cicap, sarebbe stato anche il tipo di legno usato:
Quanto al legno della scala, forse abete, la storica Mary Jean Straw Cook, che ha studiato in maniera approfondita la storia della chiesa, ha potuto determinare che quasi certamente proveniva dalla Francia, dove probabilmente la scala fu addirittura costruita e poi spedita in America via nave per essere montata sul posto.
Riguardo infine a come si regge la scala, sempre in rete, una serie di “esperti” svela tutti i “trucchi”: da supporti più o meno nascosti a gradini che funzionano da sostegno, mettendo soprattutto in evidenza che la scala non è né più né meno interessante di altre note scale.
Caso chiuso?
La relazione del CICAP, nonché la ricerca citata dallo stesso CICAP, non confuta nulla in maniera decisiva, perché troppi i condizionali usati, “potrebbe”, “sarebbe”, “quasi certamente”, “probabilmente” ecc…