Un solido ricorso. Pell può venir prosciolto
Robert Richter ha annunciato che il ricorso in appello verrà supportato da tre argomenti: l’irragionevolezza, il divieto dell’utilizzo supporti video nell’arringa conclusiva e la composizione della giuria. Al Guardian AU hanno consultato il succitato prof. Gans e altri legali (anonimi) di alto profilo nello Stato di Victoria per capire la validità delle basi del ricorso. Il giudizio emerso è che, sebbene gli ultimi due argomenti siano estremamente aleatori, quello dell’irragionevolezza del verdetto può ribaltare la condanna in primo grado. Per il prof. Gans:
La pubblica accusa sarebbe del tutto preparata ad un appello basato sull’evenienza. Non è una base rara su cui costruire la vittoria. È il colpo migliore della difesa e porta con sé un vantaggio tale per cui, se vincono, quasi certamente non ci saranno altri processi. Nel momento in cui una corte stabilisce che il verdetto di colpevolezza è irragionevole, ciò implica che ritengono che nemmeno nel successivo processo il verdetto debba essere “colpevole”. Quasi certamente lo proscioglierebbero. In sostanza su questa base d’appello, la corte decide se la giuria abbia avuto ragione.
Di più basso tenore l’argomento della simulazione video negata. Richter pensava che il video avrebbe reso evidente quanto impossibile sarebbe stato per Pell rimanere da solo dopo la messa abbastanza a lungo da commettere l’abuso. Il giudice non l’aveva consentito in quanto i giurati avrebbero potuto vederlo come l’introduzione di una nuova prova, e l’introduzione di nuove prove non è permessa nelle arringhe finali.
Nella maggior parte dei casi il giudice se ne disinteresserebbe dicendo “Mostri il suo stupido video”. Ma la legge della Victoria non è chiara sull’utilizzo di supporti visivi durante la l’arringa finale, in definitiva è materia discrezionale del giudice, il quale ha consentito a Richter di usare una dimostrazione in PowerPoint, ma non l’animazione video. Anche nell’eventualità che la corte d’appello ritenga che il giudice avesse dovuto consentirne la proiezione, sarebbe incredibilmente difficile ordinare il rovesciamento della condanna su questa base.
Dimostrare pregiudizi sui giurati è forse anche più difficile. A meno che non sia possibile verificare situazioni come l’amicizia o la parentela del giurato con una vittima d’abuso, o che esso stesso ne sia stato vittima, o ancora una posizione pubblica di anticlericalismo e anticattolicesimo militante, mettere in discussione la composizione della giuria è una strategia dagli esiti imprevedibili. Non è improbabile che il secondo e il terzo argomento addotto siano corollari alla tesi principale. Secondo gli esperti consultati, l’affermazione intemperante di Richter che ha dato scandalo non compromette il suo ruolo a capo della difesa. Anzi, è proprio su approcci di questo tipo che Richter avrebbe costruito la sua carriera di successi, ma la sua poca esperienza in ambito di abusi sessuali non gli avrebbe fatto percepire immediatamente il rischio nel traslare tal quale la sua strategia regolare in un contesto dove verso le vittime si applica una diversa misura.
Il ricorso in appello è in genere valutato in udienza da una corte di tre giudici. Se il ricorso viene accolto e la condanna archiviata, la corte può disporre un nuovo procedimento, oppure direttamente prosciogliere l’accusato. La valutazione può richiedere dagli 8 ai 10 mesi, ma in casi di rilievo come quello di Pell (e in funzione dell’età e della salute dei testimoni) può risolversi anche in breve tempo. La decisione di archiviare la condanna richiede una maggioranza di 2 dei 3 giudici.
Secondo l’opinione di Gans ci sono diversi fattori che porterebbero probabilmente al successo in appello della difesa, tra tutti il fatto che il solo testimone chiave dell’accusa (nonché denunciante) sia una delle due presunte vittime e l’altra prima di morire abbia negato di aver subito un’aggressione sessuale. Il che tuttavia non pregiudica la liceità del pronunciamento della giuria, la cui maggioranza unanime sulla carta aveva ogni diritto di ritenere credibile anche quel solo testimone chiave.
Nessun giudice deciderebbe di non consentire il ricorso in appello in un processo con una posta così alta. La base del ricorso per irragionevolezza è solida.
Credo che la situazione sia tale che non si possano nutrire illusioni o false speranze.
Non è detto che l’appello sia concesso ( nei sistemi di comun law il ricorso in appello non è automatico), né che la sentenza , per quanto irragionevole, sia rovesciata.
Se si è arrivati a celebrare un secondo processo e a condannare un cardinale , in base ad una sola testimonianza risalente a decenni passati e di circostanze , altamente improbabili, vuol dire che non ci sono le condizioni perché si svolga un processo equo.
Il cardinal Pell sembra essere il perfetto capro espiatorio della copertura di pedofili, nonché bersaglio perfetto dell’opinione pubblica , soprattutto , progressista che si ricorda quanto sia orribile la pedofilia quando imputato è un cattolico, per le sue posizioni in tema di vita e famiglia .
Non resta che pregare e sperare che lo Spirito Santo illumini i giudici e sostenga il Cardinale nel suo calvario.