Antisemitismo: tuttora un problema reale del nostro mondo

Francia 2004: un membro della comunità ebraica ispeziona la profanazione nel cimitero ebraico vicino a Colmar.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: «Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti»; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri.

1Mt 23,29-32ישוע הנצרי

Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, per commemorare le vittime dell’Olocausto: proprio in quel giorno, nel lontano 1945, le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz e ne liberarono i superstiti.

Sono trascorsi 74 anni: c’è ancora bisogno che ripercorriamo con la mente le vie gelide di quell’Europa devastata dalla guerra? Occorre che poggiamo i piedi nudi sulle macerie bollenti dei bombardamenti e ghiacciate dal freddo e dall’odio? Serve che immaginiamo di affondare i denti nell’angoscia mentre si contrae lo stomaco irrimediabilmente vuoto? Dopo tutto questo tempo…

Pare una storia passata, superata, obsoleta e quindi pure un po’ noiosa di ridire ogni anno uguale a se stessa: nelle classi i professori sono stufi di aggrottare la fronte con aria mesta mentre raccontano agli studenti, sempre diversi, sempre più ignari, le solite tristi storie. E così spuntano come funghi le libere iniziative geniali: c’è chi costruisce attività di immedesimazione psicologica (ma colpire i nostri piccoli pare sempre più difficile, assuefatti come sono all’overflow di emozioni da iperconnessione); c’è chi cerca di ammodernare il racconto parlando di migranti invece che di ebrei; c’è chi rispolvera minoranze finite nel grande falò della shoa insieme ai 5 milioni e 700 mila ebrei, tipo gli ormai onnipresenti omosessuali, perché gli ebrei stanno antipatici; c’è chi tira fuori l’elenco di tutti gli altri genocidi della storia con cipiglio un po’ offeso, perché i morti son tutti uguali e gli ebrei non han diritto a questa preferenza. 

Ci sono anche i prolife volenterosi, che, con l’abitudine di paragonare l’aborto ad ogni tragedia, confrontando le cifre dei morti, non disdegnano di abbinare l’olocausto alle vittime dell’aborto.

C’è chi commemora “ma”, cioè si dispiace per gli ebrei di allora, morti tanto malamente, ma per quelli odierni auspica giusto la scomparsa del loro stato, la confisca di ogni loro proprietà e la diaspora nel mondo.

Tutti, però, sono ansiosi di commuoversi: bellissimi i racconti inventati ma verosimili di mille eventi, incontri, sguardi, piccoli flash in bianco e nero, di povere vittime inermi, tanto simili a noi nel cuore (erano uomini e donne, non bambocci!) trattati come cose, difficile trattenere la lacrimuccia.

Poi però, se intervieni a far presente che il rischio antisemitismo nel mondo è tutt’altro che sventato, subito si affollano a minimizzare, a dire che l’antisemitismo oggi non esiste più: pare che la tragedia dell’Olocausto ci debba ammonire su come trattare uomini giovani e forti che vengono dall’Africa, tutto meno che denutriti, o ci debba far indignare per i morti di fame dello Yemen (basta che non si parli di responsabilità), o ci debba far sentire in colpa per ogni tragedia che capita nel mondo, in qualunque luogo più o meno remoto. L’importante è che non ci parli degli ebrei.

Invece io voglio proprio parlare di ebrei e di antisemitismo. Oggi. Qui.

Il sito www.osservatorioantisemitismo.it ha raccolto l’elenco degli episodi e delle dichiarazioni manifestamente antisemite dal web: nel 2018 ha collezionato 181 link. Si va dai cori antisemiti agli stadi, alle dichiarazioni ufficiali di politici con la mania del complotto pluto-pippo-paperino-giudaico-massonico per ogni evento, passando per le istigazioni al genocidio di islamici “moderati” integrati sul nostro territorio, senza tralasciare gli atti vandalici a stele commemorative, cimiteri, targhe e le minacce a sinagoghe e ad ebrei in generale. Non mancano i negazionisti ad oltranza, quelli che “Auschwitz è un set montato dagli ammeregani”, magari un po’ più camuffati di un tempo nei loro giudizi sconnessi, visto che una simile affermazione costituisce reato da giugno del 2016.

Roma 1998, striscione antisemita allo stadio

Infine ci sono i moderni furbetti espertoni di geopolitica, che si definiscono fieramente non antisemiti, ma decisamente antisionisti: in pratica, non hanno niente contro gli ebrei, basta che si lascino ammazzare dai terroristi palestinesi o da Hezbollah e invadere dall’Iran senza opporre resistenza.

E comunque in Italia siamo messi benissimo, rispetto a Francia e Germania: dal 2006, in Francia sono state uccise perché ebree (e solo per questo motivo) 10 persone e quotidiani sono gli atti di violenza e le minacce, alcuni dei quali davvero spregevoli, come il lancio dell’acido nel passeggino alla figlia di un rabbino di Lione, a febbraio 2018. Ma ci sono anche gli sguardi sospettosi nella tromba delle scale, i tag antisemiti sulle cassette della posta o sui muri delle sinagoghe, sulle vetrine dei negozi o sui vetri della macchina; le lettere anonime con proiettili, la posta rubata dalle caselle e molto altro, nonché le aggressioni a chiunque venga visto con la kippah.

Nel 2015, l’anno dell’attacco terroristico contro la sede del giornale Charlie Hebdo ma anche della strage terroristica al teatro Bataclan e dell’attacco suicida fuori dallo stadio Saint-Denis a Parigi, un totale di 7.835 ebrei francesi si sono trasferiti in Israele. Il numero dei nuovi immigrati partiti dalla Francia è poi sceso a circa 5.200 nel 2016, anno della strage di Nizza, e a 3.500 nel 2017 (il 17% di tutte le nuove immigrazioni nello Stato ebraico). 

Nel 2017, secondo i dati forniti dall’Ufficio nazionale di vigilanza contro l’antisemitismo (Bnvca), dal Service central du renseignement territorial (SCRT – Servizio di intelligence territoriale centrale) e dalla Direction centrale de la sécurité publique (DCSP – Direzione centrale pubblica sicurezza), ci sono state in Francia 214 minacce antisemite, 97 atti antisemiti, di cui 30 attacchi alla persona, e 28 eventi contro i luoghi di culto.

Fra tutti gli accadimenti spinti dall’odio registrati in Francia nel 2017, il 39% consiste in atti antisemiti.

Il 30 aprile 2004 si scoprì che nel cimitero ebraico di Herrlisheim 127 lapidi erano state lordate da scritte e simboli neonazisti e antisemiti in colore rosso. Furono processati Emmanuel Rist, Laurent Boulanger e Laurent Peterschmitt, rispettivamente di 37, 27 e 28 anni.

L’odio per gli ebrei ha due matrici: quella musulmana (come prescritto dal Corano) e l’antisionismo virulento dell’estrema sinistra e degli attivisti del movimento Bds (Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni, movimento di risposta alla colonizzazione, l’apartheid e l’occupazione israeliane). Lo stato francese, nel terrore di apparire anti islamico, è di fatto inerte e lascia gli ebrei nella paura, costringendo chi non si sente sicuro a traslocare o ad emigrare definitivamente.

In Germania non va meglio: ad aprile dello scorso anno il presidente del Consiglio centrale degli ebrei, Josef Schuster, ha lanciato un inquietante monito a tutti i cittadini di religione ebraica: «Non portate la kippah nelle grandi città tedesche».

Qui, oltre all’antisemitismo musulmano, sta riprendendo uno spaventoso vigore quello di matrice neonazista: secondo Felix Klein, commissario speciale del governo per la lotta contro l’antisemitismo, addirittura il 90% dei 1468 attacchi antisemiti registrati dalla polizia nel 2017 sarebbe stato compiuto da estremisti della destra neonazista, salvo poi ammettere che «l’antisemitismo musulmano è probabilmente più forte di quanto non dicano le statistiche». Il presidente del Consiglio centrale islamico, Aiman Mazyek, ha affermato di «prendere molto seriamente il fatto che alcuni profughi abbiano atteggiamenti antisemiti».

Intanto questa settimana il gruppo di deputati regionali bavaresi del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) ha lasciato l’aula dell’assemblea del Land mentre si commemoravano le vittime della Shoah, perché la leader della comunità ebraica che stava parlando proprio a loro li accusava di minimizzare i crimini nazisti e l’olocausto.

E in Inghilterra? A settembre 2018 ha fatto scalpore l’intervista rilasciata alla Bbc dall’ex capo rabbino Jonathan Sacks, nella quale afferma che se il leader laburista Jeremy Corbyn diventerà un giorno primo ministro gli ebrei inglesi potrebbero abbandonare in massa l’Inghilterra, vista la lunga lista di scandali antisemiti che hanno coinvolto negli ultimi due anni gli esponenti del partito laburista: andiamo dalla pubblicazione sui social di commenti palesemente antisemiti, alle dichiarazioni panzana (tipo che Hitler sosteneva in realtà il sionismo), dalla difesa di opere antisemite, all’omaggiare con corona di fiori in Tunisia un sito commemorativo dei palestinesi responsabili del massacro di atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Il CST ha registrato 727 episodi antisemiti in tutto il Regno Unito nei primi sei mesi del 2018 – la seconda cifra più alta registrata in più di due decenni. Nell’intero 2017 ci sono stati 1.414 incidenti, di cui 80 sono aggressioni gravi.

Tutto questo accade oggi, in questa Europa.

Ma va bene, commemoriamo pure la shoa parlando degli omosessuali e dei migranti, perché gli ebrei non fanno commuovere più nessuno. Sarà perché adesso sanno difendersi da soli e continuano a sopravvivere, 8,7 milioni di ebrei in mezzo ad un Medioriente con 300 milioni di musulmani che li vorrebbero morti, e una quasi continua pioggia di razzi dalla striscia di Gaza.

Vignetta antisemita e antisionista pubblicata su Facebook da un gruppo filopalestinese austriaco.

Note

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1 Mt 23,29-32

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