Ieri sera ironizzavo con alcuni amici: «Hai visto come titolava Avvenire in apertura domenica scorsa? “Strappi d’Oriente”. Il passante davanti all’edicola doveva indovinare in questo rebus la formalizzazione dello scisma ortodosso in Ucraina». Ho faticato a capirlo anche io, che pure ogni giorno spulcio su siti ortodossi, italiani e non, per cercare di farmi un’idea. Immaginavo, ieri sera, che oggi – all’indomani della stangata sull’Ires – l’apertura sarebbe stata assai meno anodina: immaginavo un poco canonico “Mortacci vostri!”.
In realtà Tarquinio non è andato così sopra le righe, ma la prima pagina di oggi è senza dubbio più trasparente di quella di domenica: «Il non profit “paga” l’accordo con la Ue», che è il titolo dell’articolo di Massimo Calvi, dato anche in lettura libera sul sito.
E fa un gioco strano, Calvi, perché da un lato nega che la stangata penalizzi “solo” le parrocchie; dall’altro ammette che al 12% invece che al 24% potranno restare quanti «possano beneficiare della nuova agevolazione Ires per chi investe e assume», dunque praticamente tutti tranne chi vive di solo volontariato. Leggi: le parrocchie.
[…] Per capire chi avrà l’Ires raddoppiata dal 12 al 24% bisognerà attendere l’emendamento e la relazione tecnica, ma è già chiaro che sarà un colpo duro per un’agevolazione riconosciuta a enti considerati meritevoli da quasi mezzo secolo. L’ipotesi infatti è che siano colpiti gli enti indicati nell’articolo 6 del Dpr 601 del 29 settembre 1973 (Disciplina delle agevolazioni tributarie), dunque, tra gli altri, gli istituti di assistenza sociale, le società di mutuo soccorso, gli enti ospedalieri, di assistenza e beneficenza, gli istituti di istruzione e di studio, i corpi scientifici, le accademie, le fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche, gli enti ecclesiastici, gli Istituti autonomi per le case popolari.
Non appena si è diffusa la notizia, qualche organo di stampa ha subito incominciato a parlare di taglio delle agevolazioni alla Chiesa, in realtà i soggetti colpiti tra chi interviene a favore di poveri e chi opera nella cultura e nell’assistenza, come si vede, sono moltissimi. Ma non è escluso che tanti di questi possano beneficiare della nuova agevolazione Ires per chi investe e assume. […]
Insomma, «c’è molta incertezza» – scrive Calvi – però intanto Avvenire ci fa l’apertura: il “governo di tregua” per i cattolici ruba soldi ai poveri per versarli nel reddito di cittadinanza. Si dirà che anche chi beneficerà del provvedimento elettoralistico M5S è povero: forse, a meno che non lavori in nero e tenga i soldi nel materasso (caso estremo?); ma il punto è un altro.
Il punto è che con questa manovra proditoria si è allungata la mano sui beni della Chiesa, e se a questo finora non si era arrivati non era perché ci fosse un patto di sangue tra le gerarchie cattoliche e i Palazzi del Potere italiani, bensì perché le classi politiche dell’Italia repubblicana sapevano benissimo che ogni soldo dato alla Chiesa per le sue attività caritative risultava centuplicato nella resa proprio grazie alle estreme capillarità e leggerezza strutturali delle opere di volontariato cattolico. Gli stessi denari che ora verranno stornati dall’investimento in quel vero campo dei miracoli che è la Chiesa Cattolica e saranno riversati in un assistenzialismo infinitamente meno economico e virtuoso – quale è quello sostenuto dalla manovra economica contenuta nel patto Roma-Bruxelles firmato ieri.
Lo abbiamo scritto chiaro e tondo nell’Editorialino de La Croce – Quotidiano di oggi:
[…] Da uno dei palazzi del potere politico arriva la notizia che i difensori del Vangelo, del Rosario e dei sani valori cattolici che siedono al governo hanno cominciato a picconare la “roba” ecclesiastica. Il segnale offerto dal raddoppio secco dell’Ires sui bilanci nelle singole parrocchie è, appunto, solo un segnale. Questo governo, che qualcuno in Vaticano e a Circonvallazione Aurelia crede di poter influenzare attraverso qualche chiacchierata con un premier ininfluente, non ha il retroterra valoriale e culturale necessario a comprendere il ruolo cardine svolto dalla Chiesa cattolica italiana nella società. E in un clima di strombazzata “Chiesa povera” ora il rischio è che questi governanti, persino ignari delle conseguenze, la Chiesa la rendano povera davvero. L’Ires è solo un segnale minimo, sullo sfondo c’è l’intervento su Imu e Ici arretrate sugli immobili ecclesiastici, la relativa sentenza europea che intima il pagamento, e tre paroline: 8 x 1.000.
L’incoscienza del meccanismo sta nel fatto che il target del reddito di cittadinanza, già di per sé incline ad ingrossarsi e non ad assottigliarsi, crescerà esponenzialmente con l’indebolimento del volontariato cattolico, e dunque l’anno prossimo costerà molto più di questo, e poi parecchio di più ancora, a fronte di un aumento dell’occupazione prevedibilmente irrilevante. Perché la percezione della povertà in Italia è attualmente assai mitigata dall’azione della Chiesa a favore dei poveri: ma per capire questa cosa – che a suo tempo Togliatti e Signora sapevano bene tanto quanto De Gasperi – occorre avere un minimo di retroterra culturale sfiorato dal respiro della Chiesa. Cosa evidentemente assente in entrambe le branche del governo Gialloverde.
Ora qualcuno dirà: «Sì, ma la Chiesa è immigrazionista!». Risponde il don Camillo di Guareschi (nessuno vorrà dargli del cattocomunista, spero): «Non ci sono poveri del comune e poveri della parrocchia, non esistono due categorie di poveri: tutti i poveri sono uguali». E anzi, viene da pensare che questo governo ami così tanto i poveri italiani, in fondo, da mirare scientemente all’aumento in quantità degli italiani poveri.
E anzi, viene da pensare che questo governo ami così tanto i poveri italiani, in fondo, da mirare scientemente all’aumento in quantità degli italiani poveri….
Fa riflettere …..secondo me chi è povero sarà sempre più povero, e chi ha di più non si pone il problema….Mach !!!!!