2. Si riapre un conflitto politico su Tolkien?
Guglielmi non è soltanto un autore e saggista particolarmente apprezzato in Italia (ribadisco, anche dal sottoscritto), ma anche è anche socio fondatore di Associazione Italiana Studi Tolkieniana (AIST)1Fondata nel settembre 2014, estesa da Romana ad Italiana in un’articolazione di attività sempre più diffusa nelle regioni italiane., un soggetto che ha elevato lo studio, la divulgazione e le attività culturali su Tolkien in Italia, riuscendo tanto a coltivare stabili rapporti con le università, quanto quelli con il pubblico degli appassionati, in un continuo crescendo. Un lavoro di mediazione tra alto e basso e di produzione che ha costituito un riferimento sia per gli appassionati che per i ricercatori e gli studiosi del paese.
Non c’è dubbio che Guglielmi nel suo “avvertimento” al circolo di Bologna abbia agito senza l’approvazione di AIST, non a titolo dell’associazione. Nondimeno la sua azione è di certo stata malaccorta e voglio aggiungere anche irresponsabile perché, volenti o nolenti, i soci di AIST sono stati chiamati in causa. Nel descrivere l’accaduto Gianfranco de Turris su Il Giornale di Sabato 27 ottobre ha riportato
Dopo che Gianluca Comastri ha reso nota in Rete la censura è iniziato un polemico dibattito dove il nostro Guglielmi alla Quarta ne è uscito con le ossa rotte, ma ha evidenziato anche l’atteggiamento inaudito dell’AIST, l’Associazione Italiana di Studi Tolkieniani, che di fronte alla evidenza di tanta faziosità non solo non ha preso posizione esplicita per la libertà di espressione di tutti, ma quasi quasi ha giustificato l’incauto censore. È ovvio del resto: Wu Ming alla Quarta è uno dei padri fondatori dell’AIST, e il suo presidente, Roberto Arduini, è un giornalista de l’Unità, e come tale ha l’imprimatur dei neocomunisti. Infatti ha utilizzato lo stesso metro di giudizio del suo maestro scrivendo, nel luglio 2017, sul sito dell’AIST un lungo pistolotto accusatorio nei confronti di quella che sprezzantemente definisce Scuola Tradizionale, cioè tutti gli studiosi che interpretano l’opera di Tolkien secondo un metodo mitico-simbolico, negandone il valore e contestandone l’applicazione.
Il “pistolotto” cui fa riferimento De Turris lo colpiva direttamente indicandolo come padrino occulto dell’evento, ricordandone il debito intellettuale verso Julius Evola, descritto come «pensatore di estrema destra, trascorsi fascisti e nazisti, teorico della gerarchia delle razze». Debito che Guglielmi aveva discusso e fortemente attaccato nel suo libro Difendere la Terra-di-mezzo2Odoya 2013, ripubblicato da pochi giorni in 2a edizione. nell’Intermezzo (che si può leggere anche qui in una versione preliminare), parentesi che, pur descrivendo in modo piuttosto sommario la serie di interventi circa simbolismi più o meno legati ad una visione evoliana, coglieva nel segno i limiti di un’ermeneutica fondamentalmente autoreferenziale. Ermeneutica che però, al contrario di quanto ogni tanto rivendica De Turris e degli allarmi di Guglielmi sul permanente ritorno delle “Forze Occulte della Reazione in Agguato” di guareschiana memoria, è morta e sepolta da tempo in ambito tolkieniano; o, seppur abbia dominato a lungo l’impostazione della Società Tolkieniana Italiana (STI, da non confondersi con AIST), non è mai stata viva. Né alcuno ha intenzione di riesumarla. Né in Cilli, né in Costabile si ravvisa nulla del genere e lo stesso Adolfo Morganti, saggista pioniere su Tolkien in Italia e direttore de Il Cerchio, in realtà fa riferimento più a Mircea Eliade che a René Guénon3Andrebbe comunque distinto l’apporto di Guénon e da quello di Evola, ma non ci dilunghiamo oltre. Voglio però annotare che già l’inserimento di Stefano Giuliano nella lista dei simbolisti della “Scuola Tradizionale” era in realtà ingeneroso.. Il pezzo sul sito di AIST era in effetti un evento infelice di una serie, determinata da episodi burrascosi tra alcuni singoli e l’associazione, di cui non m’interessa entrare nel merito4Non andrebbe ad onore di nessuno dei coinvolti e mi è sempre interessato molto poco anche appurarne torti e ragioni. Basti sapere che in molti casi si sono consumati sui social media per lasciare strascichi esterni.. Serie che ha proseguito fino ad oggi.
L’atteggiamento di AIST lo valuterei dunque in modo diverso da quello di De Turris. È certo che un osservatore esterno si aspetterebbe dall’associazione una pubblica presa di distanza dall’iniziativa del suo socio Wu Ming 4, ma i suddetti episodi burrascosi hanno lasciato segni tali per cui, nonostante la disapprovazione dell’iniziativa di Guglielmi, diventa piuttosto difficile simpatizzare per le vittime fino alla pubblicazione di una posizione in loro difesa. Questa è la conclusione che posso trarre dalla mia conoscenza pregressa della situazione. AIST del resto ha spesso dimostrato la sua capacità di coniugare anime molto diverse tra loro per provenienza culturale, né si deve credere che l’associazione sia insensibile alla critica di matrice cattolica e teologica dell’opera tolkieniana: è evidente nelle persone del già citato Claudio Testi, vicepresidente dell’associazione e di Andrea Monda. Entrambi gli autori si sono spesso confrontati proprio con Wu Ming 4 in manifestazioni organizzate da AIST (e sono in un rapporto d’amicizia con Guglielmi). Non v’è alcuna preclusione di AIST in senso anticattolico, ma nemmeno ci sono stati particolari veti di collaborazione con persone provenienti da generiche esperienze di destra.
Il discorso ha invece un inquadramento culturale piuttosto specifico. La Società Tolkieniana Italiana, nata nel 1992, è stata una realtà che si è nutrita sì dell’esperienza della gioventù missina negli anni ’805Si veda Cilli, Tolkien e l’Italia, Il Cerchio 2016. L’excursus storico di Cilli affronta la storia della ricezione di Tolkien in Italia prima dell’avvento di STI. Risale a questo periodo precedente la nascita dell’idea italiana di Tolkien come “autore di destra”, percezione che la conduzione di STI ha poi cementato. e che perciò anche quando contava migliaia di iscritti alla fine degli anni ’90 era sostanzialmente dominata da una cultura di destra che accoglieva quasi esclusivamente le istanze di carattere evoliano-guenionano della Storia della Religioni, tollerando senza entusiasmo anche un’impostazione cattolica. Di questa associazione Gianfranco de Turris è stato intellettuale di riferimento, ma con l’emergere di tanti appassionati impegnati nella ricerca che non condividevano le premesse politico-culturali e desideravano collaborare a diffondere una visione più ampia sull’opera, che ricevesse i risultati internazionali della critica con più attenzione, cominciarono le prime spaccature e si verificarono anche episodi di vera e propria epurazione verso alcuni “non allineati” (per riprendere De Turris). In un clima per cui i molti appassionati sul territorio italiano si sentivano sempre meno legati ad un direttivo più preoccupato di fare dell’opera un presidio di cultura politica che di sostenere la crescita dei gruppi locali, STI vide una partecipazione nutrita fino ai primi anni seguenti la trilogia di Peter Jackson di Il Signore degli Anelli, in corrispondenza della quale aveva ottenuto anche una collaborazione con l’editore italiano delle opere, Bompiani. Poi le fuoriuscite e la formazione di diverse realtà autonome la videro ridursi e costringere a focalizzarsi su attività sempre meno frequenti e sempre più circoscritte a pochi territori. Anche gli intellettuali di destra se ne allontanarono sempre più. Oggi la Società Tolkieniana Italiana è cosa ben diversa e non può trattenere nessuna velleità di questo tipo6Anche se De Turris viene sempre invitato e considerato, inevitabilmente, un amico. In molti gli devono riconoscenza e sarebbe ingiusto caricaturarlo come un despota..
I fondatori di Associazione Romana (poi Italiana) di Studi Tolkieniani sono stati per la maggior parte fuoriusciti di quella realtà che in essa avevano trovato poco ascolto, come tanti altri, anche in ragione della propria diversa cultura politica. Perciò i pochi anni seguenti di contenzioso anche feroce tra STI ed ArST (poi AIST) sono stati vissuti come un botta e risposta tra testate di destra e sinistra, ma in realtà erano dettate più da un ri-equilibrio di forze dei soggetti associati e da infausti, seppur comprensibili, risentimenti. Il presidente di AIST Roberto Arduini è sì firma dell’Unità ma Guglielmi non era certo “suo maestro”. I rapporti, fortunati, tra Wu Ming 4 e ArST nascono successivamente e, per quanto certamente il membro collettivo Wu Ming procurasse ad ArST l’attenzione di nuovi bacini di sinistra, l’associazione ha sempre tenuto a fugare l’identificazione, che veniva proposta a loro detrimento. AIST, anche dopo la (ri-)fondazione cui ha partecipato WM4, è sempre stata molto più che una vetrina di Federico Guglielmi ed è con il lavoro di molti soci molto meno noti fuori dall’ambiente tolkieniano (e di altri senz’alcuna notorietà) che l’associazione è diventata il primo riferimento per Tolkien in Italia sotto la sapiente guida del presidente Roberto Arduini.
Bisogna perciò resistere alla tentazione di dipingere AIST come espressione della sinistra culturale “neocomunista” nostalgica dell’egemonia intellettuale degli anni’70, cosa che De Turris invece non si fa problemi ad eseguire, attribuendo all’iniziativa di Guglielmi quasi una sorta di mandato societario, o la naturale evoluzione dell’attitudine di AIST verso chi non si tessera. Così come bisogna evitare di gridare l’allerta per il ritorno della “Scuola Tradizionale”, come purtroppo ha fatto Arduini l’anno scorso. Ciò che sta succedendo invece è che una rinnovata ostilità in cui Guglielmi sta trascinando l’associazione di cui è socio e diversi alterchi tra AIST e singoli studiosi hanno polarizzato le persone e le forze non legate ad AIST intorno alla Società Tolkieniana Italiana di oggi. Un secondo polo che ora, potendo vantare studiosi del calibro internazionale di Cilli e Costabile e veterani dell’associazionismo come Comastri, rappresenta de facto un’alternativa credibile ad AIST7Lo scenario associazionistico tolkieniano è in realtà più variegato e frammentato, altre associazioni meritorie come Sentieri Tolkieniani sono tenute da parte dalla rassegna perché mai coinvolte in queste diatribe..
È evidente aspirazione di alcuni che ciò degeneri in un conflitto, Guglielmi in testa. Se con il suo meritevole Difendere la Terra-di-mezzo sosteneva di voler mettere la parola fine al sequestro di Tolkien nella diatriba destra-sinistra, oggi, a 5 anni di distanza, come ho già avuto modo di commentare altrove, sembra lui ad essere ostaggio di questa dialettica conflittuale (ben oltre il senso marxista del termine), al punto da provocare situazioni sovietiche da pre-Perestrojka che come solo risultato hanno la rappresentazione dei nomi non graditi ad autori di nuovi samizdat. Così facendo Guglielmi realizza esattamente ciò contro cui dichiarava di scagliarsi.
Se è vero che il suo scopo, come ha scritto in una lettera destinata ai soli AIST l’anno scorso era
quello di fare uscire Tolkien dalla palude in cui era rimasto relegato per quarant’anni in Italia e ridargli la dignità che gli spetta nella storia della letteratura e nella percezione comune
e che raggiunti gli obiettivi minimi, oggi è il momento in cui ha fatto uno-due passi indietro, non più “frontman” ma seconda linea, era arduo aspettarsi che a ciò corrispondesse un’azione seminascosta di antagonismo. Ma la questione si amplia ulteriormente rileggendo il 4° punto del suo scopo nell’azione nell’ambiente tolkieniano, cioè mettere mano alle traduzioni di Tolkien, che da tempo necessitavano di essere rifatte da capo. Necessità che ogni affezionato versato nella lingua originale può condividere: io personalmente ho esultato nel venire a conoscenza del progetto e nel fatto che fosse stato affidato ad AIST il supporto al traduttore Ottavio Fatica. Non troppo tempo fa, nel marasma dell’affaire Bompiani-Mondadori-Giunti (dov’è infine approdata Bompiani), avevo proposto anch’io all’editore un progetto di ri-traduzione che mettesse ad un tavolo comune i migliori tolkienisti della penisola, tra essi diversi provenivano da AIST (così come Comastri e Cilli). Oggi il lieto sviluppo rischia di essere reclamato come territorio di conquista. Con risvolti già critici, tant’è che secondo quanto riferisce Franco Cardini – il grande storico è stato un interessato di Tolkien dalla prima ora e anch’egli riferimento della prima STI, nonché padre di alcune idee che hanno influenzato la linea ermeneutica di cui si diceva sopra – la traduttrice della versione Astrolabio-Rusconi del 1967 di Il Signore degli Anelli, la principessa Vittoria Alliata da Villafranca allora solo 16enne, la sola traduzione finora esistente (per quanto rimaneggiata diverse volte fino ad essere un testo stratificato), ha sporto denuncia per diffamazione contro l’intervista di Loredana Lipperini a Fatica su Repubblica il 29 aprile che annunciava la nuova traduzione. Tutte vicende che contaminano quello che per l’Italia tolkieniana è probabilmente il più prospero momento di sempre e che potrebbero precludere a molti lettori e appassionati di goderne pienamente.
La realtà è che di trovarsi in mezzo ad un conflitto del genere alla stragrande maggioranza degli appassionati di Tolkien, presenti ed attivi nelle associazioni, non interessa affatto. Non ne capiscono né il senso né l’utilità. Molti di loro sono troppo giovani per avere il benché minimo ricordo delle campagne belliche precedenti, Costabile tra questi. Vale anche per diversi giovani autori e militanti di AIST grazie al cui lavoro mese dopo mese l’associazione continua la sua opera di divulgazione e di presenza culturale. Come evitare dunque questa degenerazione, come evitare che i vari Guglielmi e de Turris mandino altri in trincea a combattere le loro battaglie politiche fuori tempo massimo?
Note
↑1 | Fondata nel settembre 2014, estesa da Romana ad Italiana in un’articolazione di attività sempre più diffusa nelle regioni italiane. |
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↑2 | Odoya 2013, ripubblicato da pochi giorni in 2a edizione. |
↑3 | Andrebbe comunque distinto l’apporto di Guénon e da quello di Evola, ma non ci dilunghiamo oltre. Voglio però annotare che già l’inserimento di Stefano Giuliano nella lista dei simbolisti della “Scuola Tradizionale” era in realtà ingeneroso. |
↑4 | Non andrebbe ad onore di nessuno dei coinvolti e mi è sempre interessato molto poco anche appurarne torti e ragioni. Basti sapere che in molti casi si sono consumati sui social media per lasciare strascichi esterni. |
↑5 | Si veda Cilli, Tolkien e l’Italia, Il Cerchio 2016. L’excursus storico di Cilli affronta la storia della ricezione di Tolkien in Italia prima dell’avvento di STI. Risale a questo periodo precedente la nascita dell’idea italiana di Tolkien come “autore di destra”, percezione che la conduzione di STI ha poi cementato. |
↑6 | Anche se De Turris viene sempre invitato e considerato, inevitabilmente, un amico. In molti gli devono riconoscenza e sarebbe ingiusto caricaturarlo come un despota. |
↑7 | Lo scenario associazionistico tolkieniano è in realtà più variegato e frammentato, altre associazioni meritorie come Sentieri Tolkieniani sono tenute da parte dalla rassegna perché mai coinvolte in queste diatribe. |
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