Il sostegno di Teresa di Lisieux
Ora, se siamo in famiglia e possiamo parlare senza peli sulla lingua dobbiamo dirci una cosa: il Rosario è una di quelle preghiere di cui – almeno da cinquant’anni in qua – tutti devono parlare solo bene e come se ne fossero dei grandi cultori, mentre la cruda verità è che spesso questa preghiera dolce e meditativa, semplice e perciò difficile, ci risulta noiosa, arida e quasi insensata.
Uno degli ultimi che ebbe il coraggio di dirlo, in senso socio-culturale, fu Mario Monicelli ne Il Marchese del Grillo (1981), e tutto considerato – visto che il regista visse e morì senza speranza – in senso stretto è pure difficile parlare di “coraggio”.
Ad ogni modo permane una diffusa difficoltà col Rosario, da parte di molti che sono tanto più in impaccio quanto meno possono confidarsi schiettamente per ricevere il conforto di un indirizzo o anche solo quello della condivisione. Per fortuna che il mese di ottobre comincia con la memoria di santa Teresa di Lisieux, che a differenza di tutti noi era santa, era dottore della Chiesa ed era umile. Quindi non si faceva tanti problemi ad ammettere le proprie difficoltà col Rosario:
Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il Cielo, è un grido di riconoscenza e di amore in seno alla prova come in seno alla gioia; fondamentalmente, è qualcosa di grande, di soprannaturale, che mi dilata l’anima e mi unisce a Gesù.
Tuttavia non vorrei, Madre amatissima, che lei creda che le preghiere fatte in comune, nel coro o nei ritiri, io le reciti senza devozione. Al contrario, amo molto le preghiere comuni perché Gesù ha promesso di trovarsi in mezzo a quanti si raccolgono nel suo nome: sento allora che il fervore delle mie sorelle supplisce al mio, ma quando sono sola (mi vergogno a confessarlo) la recita del rosario mi costa di più che indossare un cilicio… Sento che lo dico così male… ho un bel sforzarmi di meditare i misteri del rosario… non riesco a raccogliere il mio spirito… Per tanto tempo mi sono desolata per questa mancanza di devozione che mi lasciava a bocca aperta, perché io amo tanto la Santa Vergine che dovrebbe venirmi facile fare in suo onore le preghiere che le sono gradite. Adesso mi rattristo di meno, penso che la Regina dei Cieli, essendo mia Madre, dovrà ben vedere la mia buona volontà… e se ne accontenterà.
Una pagina nota della Storia di un’anima, tutto sommato, e che può farci molto bene mentre ci accingiamo a raccogliere l’invito del Papa: seguendolo docilmente e con amore arriveremo alla solennità di tutti i santi, con l’aiuto di Dio, ben rinfrancati nel senso della Chiesa e rinsaldati nel proposito di cominciare di buona lena la riforma della Chiesa a partire dall’unico punto su cui di sicuro possiamo incidere. Il nostro cuore.
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