Abusi liturgici estivi: le parole doloranti di un sacerdote

Un caro amico sacerdote, a cui molto devo, mi ha fatto vedere un video che sta spopolando su WhatsApp1L’avevo messo su YouTube, ma per una segnalazione di privati sono stato invitato a rimoverlo. Lo carico quindi direttamente sul mio server e da lì potrete continuare a vederlo.:

Gli abusi sono sempre qualcosa di molto triste, anche quando sono animati dalle migliori intenzioni (è noto dove portino). Poiché l’amico aveva condiviso con me una riflessione a mio avviso molto bella, col suo permesso (e senza il suo nome) la riporto di seguito per la pubblica diffusione.


Ricevi le offerte del popolo santo
Per il sacrificio eucaristico.
Renditi conto di ciò che farai,
imita ciò che celebrerai,
conferma la tua vita
al mistero della croce di Cristo.

La Chiesa nella sua plurisecolare saggezza dice così al momento in cui vengono ordinati i sacerdoti. Le espressioni sono antiche e rivelano la consapevolezza di aver a che fare con un mistero che nessuno di noi, pur se immerso in esso, coglie in tutta la portata.

Questo povero prete sarà animato da zelo pastorale, ma non nasconde la sua estraneità rispetto al mistero che tratta suo malgrado. Se si rendesse conto avrebbe un senso di rispetto, di custodia, di adorazione che quel luogo e quel modo di celebrare non favoriscono. Quale genitore assennato metterebbe il proprio bambino di pochi mesi in una posizione tale da rischiare di farlo cadere e morire? Perchè un prete pone l’eucaristia in quella posizione con il rischio incombente di far perdere tutto? Perchè non ha capito niente, perchè non si rende conto di ciò che fa quando celebra, di quel che avviene sull’altare in rapporto a quel che avvenne sul Calvario. Questo mi dispiace verificare. L’abitudine di trattare l’eucaristia come se fosse una cosa, uno strumento qualsiasi alla pari di un aspersorio o di un turibolo.

I ministri straordinari della comunione vedono da noi e imparano a maneggiare la teca con le particole come se fosse una cosa qualunque. Spesso vanno al tabernacolo con tanta nonchalance, aprono e chiudono come se fosse la credenza della sagrestia. Per non dire i semplici fedeli. Far perdere il senso del sacro è pericolo e ancor più lo è far percepire la perdita del senso della presenza divina nelle specie eucaristiche e nella celebrazione della S. Messa.

Ci sono confratelli che celebrano la S. Messa in campi scuola spalmandola in tutto l’arco della giornata, facendo convivere le persone per gruppi insieme a Gesù eucaristico per un certo numero di ore, non per fare adorazione ma per farsi compagnia reciprocamente. Mi fermo qui.

Quel video mi ha indignato perchè la cosa più bella e più santa che abbiamo nella Chiesa cattolica dovrebbe meritare un adeguato rispetto e una conveniente espressione di amore e di fede fatta di parole e di gesti. Siamo tutti miserabili, ma proprio per questo dobbiamo aver cura del “farmaco di immortalità” che Dio ci ha lasciato per attuare l’opera della nostra redenzione.

Purtroppo gli abusi in questo campo ci sono sempre stati, ma questo non giustifica il lassismo dilagante con pseudo motivazioni pastorali che si vedono ahimè troppo spesso. La formazione di base è fondamentale, ma ahimè forse non siamo riusciti a curarla in modo da incidere nell’intimo. Queste ed altre cose che accadono nella chiesa odierna mi rattristano, mi fanno interrogare sulle mie responsabilità e mi sollecitano ad arginare il più possibile gli abusi.

Note

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1 L’avevo messo su YouTube, ma per una segnalazione di privati sono stato invitato a rimoverlo. Lo carico quindi direttamente sul mio server e da lì potrete continuare a vederlo.
Informazioni su Giovanni Marcotullio 297 articoli
Classe 1984, studî classici (Liceo Ginnasio “d'Annunzio” in Pescara), poi filosofici (Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, PhD RAMUS) e teologici (Pontificia Università Gregoriana, Pontificio Istituto Patristico “Augustinianum”, Pontificia Università “Angelicum”, PhD UCLy). Ho lavorato come traduttore freelance dal latino e dal francese, e/o come autore, per Città Nuova, San Paolo, Sonzogno, Il Leone Verde, Berica, Ταυ. Editor per Augustinianum dal 2013 al 2014 e caporedattore di Prospettiva Persona dal 2005 al 2017. Giornalista pubblicista dal 2014. Speaker radiofonico su Radio Maria. Traduttore dal francese e articolista per Aleteia Italiano dal 2017 al 2023.

1 commento

  1. Il soggettivismo narcisistico liturgico non è presente solo da ora ma anche nel passato, prima del CVII, tutte le volte che il sacerdote, pur con l’altare volto ad Oriente e questi con Lui e l’assemblea (ottimo simbolo ma non esclusivo) magari dal pulpito si lasciava andare fuori dalla risonanza della Parola proclamata e del mistero vissuto. Talvolta con tempi che confondevano l’omelia con la catechesi. Insomma il soggettivismo liturgico è presente, in diverse forme e nei diversi riti, da sempre, anche se, occorre dirlo chiaramente, la deformazione degli interpreti del Concilio ha privilegiato ed accentuato queste miserie. Compiute finanche dai Vescovi che cantano alle omelie canzoni profane. Ma il soggettivismo liturgico è anche nostro quando on è accompagnato dalla compunzione del cuore o, attenzione, quando non siamo in comunione effettiva con Pietro quando ci accostiamo all’altare.
    Quando il CVII si apre con la Sacrosanctum Concilium con l’asse portante del “Culmen et Fons” intende proprio contrastare queste derive di sempre ed ora ancor più presenti per cosificazione e nullificazione del simbolo e del sacro e per mala-educazione, ineducazione di sacerdoti e fedeli. Sperando che non diventi ineducabilità; rischio a cui guardare con somma attenzione.

Di’ cosa ne pensi