La più grande sfida attuale per la politica europea è sicuramente il completamento dei negoziati concernenti l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Bisognerà fare in modo che si eviti di offendere collettivamente le popolazioni e che si concepiscano le nuove condizioni di un co-abitare. Anche se il Regno Unito non desidera più essere membro dell’UE, esso resta un elemento importante e inseparabile dell’Europa.
La discussione attorno al finanziamento e a una nuova ripartizione delle competenze tra l’Unione Europea e i suoi Stati membri è strettamente legata alla questione dell’uscita del Regno Unito. La presidenza austriaca del Consiglio dovrà guidare il dibattito riguardo alla “sussidiarietà”, un principio della dottrina sociale della Chiesa. Al livello dell’Unione europea, ciò significa che bisogna verificare quali competenze debbono essere attribuite agli Stati membri e quali sarebbero più giudiziosamente appaltate alle istituzioni dell’Unione europea. Del resto, la riforma dell’Unione Europea deve prendere in considerazione un secondo principio, cristiano anch’esso: quello di solidarietà. L’Unione europea è sempre stata una comunità di solidarietà il cui scopo è di ridurre gli scarti sociali ed economici tra i suoi Stati membri e fra le proprie regioni, al fine di rinforzare la stabilità sociale dell’Europa. Una “Unione europea scremata e meno cara” potrebbe mettere a rischio tale dato.
L’Austria ha dichiarato di voler mettere l’accento sulla stabilità nei Paesi rivieraschi, e in particolare nei Balcani occidentali, vale a dire nella ex-Yugoslavia. I vescovi austriaci, che hanno incontrato a Sarajevo i vescovi di Bosnia-Herzegovina in occasione della loro ultima Assemblea plenaria, condividono l’auspicio formulato dal governo. Per numerosi cittadini la futura adesione del loro Paese rappresenta una reale prospettiva per poter vivere insieme nella pace. Bisogna intraprendere sforzi ancora maggiori, sul piano politico, economico e culturale, per avvicinare i Paesi dell’Unione Europea.
I cristiani sono chiamati a partecipare al “cantiere dell’Europa” seguendo i precetti del Vangelo. Questa espressione scelta dai vescovi austriaci prima del referendum sull’adesione dell’Austria all’UE, 24 anni fa, resta di un’attualità bruciante. Tale impegno deve essere sostenuto e accompagnato con la “Preghiera per l’Europa” che ci viene dal cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012), e che tengo a richiamare ai credenti, in questo periodo in cui l’Austria prende la presidenza del Consiglio.
Di’ cosa ne pensi