Quando appena una settimana dopo il mio ingresso nelle funzioni di presidente della Repubblica francese, il 14 maggio 2017, ho ricevuto la lettera di sua eccellenza mons. Luca Brandolini, vicario del capitolo di questa archibasilica, e di mons. Louis Duval-Arnould, canonico francese, che mi invitava a venire, secondo l’espressione canonica, a prendere possesso del mio scranno di canonico d’onore di codesto capitolo, ho deciso di accettare l’invito, perché esso appartiene a una tradizione di concordia, di amicizia tra Francia e Vaticano, e ad essa sono attaccato.
Come ogni tradizione, le sue radici sono senza dubbio lontane e un poco oscure. Si dice che il nostro re Enrico IV – ma si tratta comunque di più di 400 anni fa – apprezzava il sostegno che il capitolo apportava ai suoi emissari, laddove questi ultimi tentavano di spiegare al Papa la sua politica di riconciliazione dei francesi dopo le guerre di religione, e che, per ringraziarli, egli abbia dato nuova vita a un privilegio che già i suoi predecessori avevano stabilito, e che consisteva nel versare al capitolo il provento di una ricca abbazia del sudovest della Francia: Clairac.
Ora, all’epoca i re erano spesso canonici d’onore delle abbazie, come per tessere un legame, un po’ particolare, tra quei poteri locali che essi costituivano e la monarchia. Il titolo di canonico d’onore passò dunque da Clairac al Laterano, e i nostri lontani predecessori, i canonici dell’epoca, non soltanto lo confermarono, ma vi aggiunsero una seconda tradizione: una messa per la Francia che sarebbe stata detta ogni 13 dicembre, giorno del compleanno di Enrico IV. E pure questa tradizione è sempre rispettata. La nostra ambasciata presso la Santa Sede vi pone attenzione e riguardo, e io lo so, con attenzione.
Il ciborio di Carlo V, la statua di Enrico IV, il busto in medaglione di Luigi XV sono altrettante illustrazioni della memoria della Francia in questa cattedrale di Roma.
Oggi la presenza del capo dello Stato francese sottolinea la volontà della Francia di approfondire le relazioni di amicizia, di comprensione, di fiducia, che essa intrattiene con la Santa Sede, come evocavo stamane con Sua Santità Papa Francesco.
Tali relazioni non sono semplicemente il frutto di una storia, anche se questa storia è eminentemente singolare. Io auspico che essa si sviluppi ancora per permetterci di lavorare insieme in favore della pace, al servizio del bene comune. Che essa doni a ciascuno quella pacifica forza che permette di raccogliere le sfide che or ora avete richiamato.
Le rinnovo i miei ringraziamenti, Eccellenza, per la sua accoglienza e per quella dei membri del Capitolo. E voglio concludere queste poche considerazioni presentandole, in nome di tutto ciò che qui rappresento, i voti che formuliamo a Suo riguardo, alla vigilia di quel momento supremo in cui – per volontà di Sua Santità Papa Francesco – questo giovedì lei sarà creato cardinale nella Basilica di San Pietro. La mia emozione è reale, qui, in questo istante. Io penso che la sua lo sarà ancora di più quando, entrando nel collegio dei cardinali, vi unirete a quanti mettono la loro fede al più alto servizio della Chiesa cattolica e dei suoi insegnamenti.
Vi ringrazio.
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