La vorreste una sacca di sangue “forse” infetto di HIV?

Non metto in dubbio che il signor Drelon sia in perfetta salute, ma eliminare il divieto di donazione significa aprire una breccia nella sicurezza dell’intero sistema.

L’Inghilterra, sempre all’avanguardia quando si tratta di omosessualismo, ha già ridotto il periodo di astinenza richiesto a tre mesi, ma in virtù dell’evoluzione tecnica e medica degli esami sull’HIV, che garantiscono un livello di sicurezza del risultato entro questo termine. Permane invariato il dato scientifico oggettivo: l’HIV è un problema soprattutto di chi ha rapporti omosessuali e la domanda, all’atto della donazione, sulle abitudini sessuali viene posta ovunque.

Poi ovviamente uno può sempre mentire ed assumersi in pieno la responsabilità di far gravare sulla collettività il peso del proprio comportamento a rischio. Ma gli Stati non possono abbassare la guardia per fare un piacere alle lobby LGBT e normalizzare comportamenti che sono dannosi per la salute.

Nel 2015, l’Associated Press ha pubblicato uno studio per il quale gli uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini sono circa il 2% della popolazione degli Stati Uniti, ma rappresentano almeno il 62% di tutte le nuove infezioni da HIV negli Stati Uniti. Un rapporto del 2013 da Centers for Disease Control ha rilevato che circa il 62% dei gay che sapevano di essere stati infettati dall’HIV / AIDS continuava comunque a praticare sesso non protetto.

In Italia nel 2017 ci fu un’epidemia di epatite A nella comunità gay di Padova (malattia che si contrae per contatti oro-fecali con malati); a settembre scorso la Lombardia segnalò un aumento del 40% dei contagi di HIV: colpiti soprattutto giovani gay tra i 25 e i 29 anni.

Ad agosto 2017 in Francia è stata modificata la legge antidiscriminazione del 1972 aggiungendo ai soliti motivi di discriminazione sanzionabili (razza, religione, sesso, nazionalità, handicap) anche l’orientamento sessuale, mediante abusi verbali o fisici manifestati anche in privato.

Pertanto, i commenti privati sui social media rientrerebbero nel decreto, così come una conversazione tra un datore di lavoro e un dipendente o un candidato, o anche un discorso privato o scambio scritto tra terze parti. La vittima può essere una persona coinvolta direttamente nella conversazione o una persona o un gruppo preso di mira assente da una conversazione, all’interno di una cerchia ristretta di persone che condividono un interesse comune, sia esso professionale, personale o altro.

Un tribunale di polizia comune ha la competenza per giudicare in tali materie. Quando è coinvolto un direttore d’azienda, la sanzione si applica alla società come “persona morale” e può raggiungere fino a 7.500 euro, o raddoppiare quella somma per un reato ripetuto.

Tra le sanzioni possibili c’è anche essere obbligati a seguire, se del caso a proprie spese, un corso di educazione civica, cioè di rieducazione in stile gulag sovietico.

Abbiamo visto pochi giorni fa all’Eliseo lo spettacolo della baracconata in salsa LGBT, con musica a tutto volume sulle gradinate esterne e tizi mezzi nudi che si dimenavano, e infine foto di gruppo con Macron e consorte: difficile pensare che il governo francese voglia passare per omofobo. Quindi aver puntato i piedi sul divieto di trasfusione, rischiando fino all’appello alla CEDU, fa pensare che ci siano dei limiti invalicabili oggettivi che ancora nemmeno i più spregiudicati si sentono di oltrepassare. O forse no. Staremo a vedere.

1 commento

  1. Salve!

    30 anni fa quando ero giovane (27 anni) e quasi in perfetta salute
    avevo deciso, per seguire le orme di mio zio grande donatore Avis,
    di divenire donatore.

    Mi feci fare un esame completo del sangue -a mie spese-
    e lo portati al centro Avis più vicino per chiedere l’iscrizione a donatore.

    L’impiegato (o medico non saprei) controllò gli esami e mi rifiutò
    l’iscrizione per “trigliceridi troppo alti” (ecco perché ho scritto:
    quasi in perfetta salute) e vista la mia delusione aggiunse due
    frasi:
    “non vorrai che persone bisognose di sangue, quindi in difficoltà,
    ricevano sangue che gli causi altre difficoltà… vero?!”
    eppoi
    “molti si vogliono iscrivere solo per avere gli esami gratis!”
    (ma io me li ero pagati proprio per non passare da scroccone)

    Come nota a parte dovrei anche aggiungere che io ho
    il gruppo sanguigno “universale” ed anche se oggi
    ci sono tecnologie raffinate in merito, ai quei tempi il mio sangue
    avrebbe potuto essere donato ad una vasta platea di persone.

    …quindi direi al signor Drelon di mettersi il cuore in pace…

    saluti

    RA

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