Il Portogallo è piuttosto progressista, su certi argomenti. Ci si ricorda come, dopo anni e anni di dibattito, abbia finito per legalizzare l’aborto. E a seguire il Paese ha adottato le leggi favorevoli al “matrimonio” [virgolette d.R.] omosessuale, all’adozione per tutti e alla PMA, la procreazione medicalmente assistita.
L’eutanasia sembrava essere l’ultima barriera. La Chiesa si è effettivamente mobilitata ed è anche riuscita a organizzare manifestazioni davanti al Parlamento di São Bento a Lisbona. Non ci sono state grandi dimostrazioni, ma sufficienti a dare visibilità a quanti si oppongono ai progetti di depenalizzazione. In ultimo il Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa – il quale comunque non si è espresso pubblicamente – ha senza dubbio lavorato dietro le quinte. Aveva infatti brandito la minaccia del veto presidenziale in caso di voto favorevole al progetto di legge socialista per pochi punti.
Dans le cas de l'Irlande, ce sont les irlandais qui ont voté. Pour le portugal et la finlande, ce sont des députés. My 2 cents que le résultat aurait été différent avec un référendum.
— mickael angue (@mikadepoche) May 31, 2018
Non sono mancati i fenomeni che hanno osservato come le resistenze di Portogallo e Svezia differiscano dal plebiscito abortista urlato dalla (già prolife) Irlanda per il fatto che quei voti sarebbero stati parlamentari, mentre questo referendario. Osservazione irritante ma giusta: dovremmo effettivamente tenere a mente che gli inventori della democrazia (i greci del V secolo a.C.) non erano affatto dell’idea che ogni voto dovesse valere quanto quello di chiunque altro (non erano neanche a favore del suffragio universale, se è per questo): per quella assurda forma di (mal)governo che alcuni nostri contemporanei chiamano “democrazia diretta” i greci avevano coniato il termine “oclocrazia”1«Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza […], essi stimano più di ogni altra cosa l’uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell’abitudine, l’uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia […]».
Polibio, Storie, VI, 9..
A parte ciò, i «musici falliti, i pii, i teoreti, i Bertoncelli e i preti» che “sparano cazzate” sulla resilienza dei cristiani avranno di che riflettere: quando si combatte si può vincere, o perlomeno si strappano condizioni decenti all’avversario. La strategia di “venire già menati” sperando di non ricevere altre botte è stupida e fallimentare2E mentre noi facciamo convegnistica, grazie al nostro silenzio, i deboli vengono sterminati dai prepotenti. Ammesso e non concesso che davvero siamo “i buoni”, come faremo a discolparci di tanta indecente ignavia?. Una lezione importante.
Note
↑1 | «Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza […], essi stimano più di ogni altra cosa l’uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell’abitudine, l’uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia […]». Polibio, Storie, VI, 9. |
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↑2 | E mentre noi facciamo convegnistica, grazie al nostro silenzio, i deboli vengono sterminati dai prepotenti. Ammesso e non concesso che davvero siamo “i buoni”, come faremo a discolparci di tanta indecente ignavia? |
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