E a noi cosa resta? Oggi la vedo cupa: ci resta (forse) l’onore di esserci schierati “dalla parte giusta”, ma questo vuol dire anche che grava su di noi la vergognosa colpa di aver perso in una disputa dialettica quando difendevamo il vero e avendo a disposizione molte evidenze. Per il resto nulla: perdiamo in Irlanda e forse presto o tardi capitoleranno anche la Polonia, l’Est europeo e la Russia (anche lì le Chiese stanno spendendo crediti che forse farebbero meglio a risparmiare in vista di giorni più difficili…). I bioconservatori verranno sterminati da una parte e “protetti” dall’altra, come all’interno di ghetti ebraici o riserve indiane. Poco male per noi, qualunque cosa ci tocchi: se non siamo riusciti a difendere gli innocenti che vengono tritati vivi non possiamo lamentarci troppo di quanto accadrà di noi… Ma resta pur sempre un grande e spesso velo di malinconia.
And you’ve been so many places
I guess it must be so
But still I cannot see:
If the savage one is me
How can there be so much that you don’t know
You don’t know…
The Earth is just a dead thing you can claim
But I know every rock and tree and creature
Has a life, has a spirit, has a name
Are the people who look and think like you
But if you walk the footsteps of a stranger
You’ll learn things you never knew, you never knew
Or asked the grinning bobcat why he grinned
Can you sing with all the voices of the mountains
Can you paint with all the colors of the wind
Can you paint with all the colors of the wind
Come run the hidden pine trails of the forest
Come taste the sun sweet berries of the Earth
Come roll in all the riches all around you
And for once, never wonder what they’re worth
The rainstorm and the river are my brothers
The heron and the otter are my friends
And we are all connected to each other
In a circle, in a hoop that never ends
How high will the sycamore grow
If you cut it down, then you’ll never know
And you’ll never hear the wolf cry to the blue corn moon
For whether we are white or copper skinned
We need to sing with all the voices of the mountains
We need to paint with all the colors of the wind
You can own the Earth and still
All you’ll own is Earth until
You can paint with all the colors of the wind
Mentre tu hai girato il mondo, e questo io lo so
Ma dimmi allor perché, se selvaggia chiami me
Ci sono tante cose che non sai
Tu non sai?
Caro Giovanni come amici “teologi” possiamo dircelo?
La violenza prima viene fatta dai cattolici all'”et-et”, preambolo ad ogni eresia, interna al cuore ed esterna al medesimo.
Il Comunicato del MPV sbaglia proprio su questo versante.
La storia della Chiesa, dai suoi primi anni, fino a ieri è stata fatta da accenti anche diversificati orchestrati dallo Spirito del Signore. Tali da apparire a volte antitetici.
Finché non ci renderemo conto che alcuni (non tutti, alcuni) sono chiamati a scuotere con “sonori schiaffoni” nella logica dell'”et-et” e che c’è spazio per tutti, nella Chiesa, e per ogni forma di comunicazione che rispetti l’Incarnazione, perderemo proprio in partenza riducendo l’evento che scardina la storia e la conduce, cioè l’Incarnazione, verso un addomesticamento mondano, pacato, salottiero, non urticante.
Poiché la cosa è comunque, ontologicamente, impossibile, tale asservimento alla “terra” non farà altro che produrre fiumi di sangue martire che comincia nei bimbi a cui viene negata la vita e culmina nelle famiglie che difendono, su più versanti, la medesima.
Se ciò piace a Dio, siamo ben lieti, ma di certo, chi è chiamato al Ministero della Guida e della Conferma dovrà renderne conto.
Anche per questi offriamo tutto, perché la Via di Damasco sia colma di cadute da cavallo per ciascuno, a cominciare da chi scrive.
Solo un appunto: a che pro ricorrere al cantare di Pocahontas, nel suo mellifluo vagheggiare tanto “new age”,
(I fiume e i lampi sono i miei fratelli
E gli animali sono amici miei
Insieme nel segreto della vita
In un cerchio che per sempre esisterà) (??),
nel classico stile disneyano sempre più (col passare del tempo) politically correct, quando abbiamo tanta (anche poetica volendo) Parola di Dio o dei Padri della Chiesa?
Perché allora non un pò di budda o di qualche celebre visionario (specie se sotto effetto di allucinogeni) singer d’oltre oceano?
Buona osservazione, ringrazio perché mi permette di chiarire qualcosa:
• chi bazzica queste pagine sa che non si lesinano Parola di Dio e Padri della Chiesa…
• qualche secolo prima di Pocahontas era stato Francesco d’Assisi a scrivere un poema con alcune assonanze; tuttavia
• ho scelto Pocahontas e non il Poverello (o qualcuno degli altri tantissimi possibili) proprio perché la narrativa disneyana è largamente acclamata nei milieux radical chic. Come a dire: non occorre citarvi un santo, un dottore, un cristiano, per confutarvi – è la vostra stessa biblioteca a smentirvi (il punto è che non avete mai letto né compreso neanche quella);
• “Omne verum a quocumque dicatur de Spiritu Sancto”, diceva san Tommaso, e questo dovrebbe portarci piuttosto a valorizzare il buono che c’è in qualunque testo non apertamente discendente dalla nostra tradizione che a inquisirlo;
• ciò dice pure del concetto di “riserva indiana”, che condivide col ghetto la costituzione in parte libera e in parte coatta (ciò che già sta capitando anche a “noi bioconservatori”), e che viceversa si oppone proprio al “fortino”: mentre abbiamo già un’interminabile serie di avversarî, penso che sia tatticamente più sensato (oltre che esistenzialmente più vero) cercare in “Pocahontas” un’alleata, anziché una nemica (un’altra); perché si sbagliano quanti fra “noi” pensano di potersi arroccare in un fortino – abbiamo perso e perderemo ancora –: quello che ci pare il nostro fortino è in realtà il recinto della riserva che ci hanno costruito attorno.
Grazie della risposta.
Personalmente non vedo in “Pocahontas” né un’alleata, né un nemico (o un particolare nemico).
Non ragiono né di ghetto, né di fortino, perché è per me un problema di chi eventualmente ci si sente o ci si lascia mettere.
Il vivere del Cristiano va ben oltre.
Così anche se del buono sempre in (quasi) tutto si può trovare, qui non lo si è trovato per.caso “sul proprio cammino”, ma si è scelto di proporlo a mo’ di esempio…
Ha senso scegliere un “riflesso di luce” quando si può proporre a chiunque legga, una luce chiara e piena (viste poi le premesse dell’articolo)?
Questa era e rimane la mia domanda, che non pretende per carità altra risposta, visto che in qualche modo è stata data seppure non mi abbia convinto.
Ha senso perché “The colors of the wind” probabilmente l’avrà canticchiata anche Cecile Richards andando nella sua macelleria, mentre il Cantico di frate sole difficilmente l’avrà mai sentito nominare. Eppure la domanda “How high will the sycamore grow? / If you cut it down, then you’ll never know” sarebbe molto adeguata a chi come lei pensa di portare il progresso mentre adduce solo devastazione e morte.
Ciò detto, non è mia cura quella di convincere chicchessia, specie chi sa già dove andare a prendersi il cibo solido.
“a chi come lei pensa di portare il progresso mentre adduce solo devastazione e morte.”
Un gentile “lei” in un tranciante giudizio le cui basi peraltro mi sfuggono, ma che certo conclude ogni confronto direi… (ma forse lo scopo di questo blog e solo farsi leggere?).
D’altronde è sempre esercizio arduo accettare una critica (neppure poi così pesante mi pareva).
Non capisco a cosa alluda: che Cecile Richards abbia portato devastazione e morte per decine di migliaia di persone è cosa chiara come la luce del giorno…
Fraintendimento ed errore mio, dovuto a quel “lei” (che non capisco perché usare nel confronto qui, piuttosto di un diretto e fraterno “tu”) che ho creduto rivolto a me.
Il mio primo “lei” è stato nel messaggio appena precedente. E la formula di cortesia mi pareva inevitabile…
Come vedi, viviamo un po’ troppo sul chi vive per dirci estranei alla mentalità del fortino ;)
A questo punto sono “costretto” a convenirne… ;-)
Onestamente mi sono perso un po’ del vostro dibattere ma istintivamente anche a me non è piaciuta la citazione disneyiana. Nel mio percorso di fede tendo in modo lento ma inesorabile a distanziarmi da tutta una serie di “racconti” (o “messaggi” se lo si preferisce) proposti da molti dei mainstream del “mondo” (parola brutta che io non uso mai ma qui serve una sintesi). Come ho già avuto modo di esprimere in diversi incontri cattolici sui temi famiglia, società ecc… -fra l’altro scandalizzando sempre molti e per primi di solito i relatori- io consiglierei di tenersi lontanissimi dai messaggi e dai racconti generati dall’industria del commercio sopratutto se di stampo anglosassone e derivati…
Per cui un deciso no ai social, alla filmografia tutta (o quasi) ed all’utilizzo di messaggi provenienti da chi ti vuol vendere qualcosa. E’ vero che lo Spirito ed il disegno di Dio percorre strade a noi sconosciute ma per similitudine con un grande insegnamento che ricevetti alla scuola di Teologia e cioè che Dio ci propone più volte il suo progetto ed ogni volta che noi lo rifiutiamo lui ce lo ripropone in modo diverso in qualche modo “modificando” il suo progetto per misericordia nei confronti dei nostri no di peccatori, così penso che sia una risposta più coerente con la nostra Fede aiutare lo Spirito alle vie dritte ricorrendo il più possibile alla parola di Dio ed il meno possibile alle infinite parole di mammona.
In un mondo dove “15 o 20 persone decidono le sorti dell’economia” (cit.) (ma spero non sia vero! sigh!) con le più grandi disparità sotto il cielo della storia dell’uomo penso che noi cristiani abbiamo il compito preciso di rimanere uniti e saldamente attaccatti alla parola di Dio. al massimo potremo forse usare i messaggi dei media come esempi negativi. Saluti. RA
Commento con molto, ritardo la bella e amara riflessione.
Anch’io sono una cosiddetta prolife, , pure appassionata; non ho competenza teologiche, poco so della realtà irlandese ma offro , comunque il mio pensiero che è frutto di una esperienza limitata all’Italia, in particolar modo, alla Toscana.
I pro life di Occidente, in un certo senso, sono sempre stati in una riserva: come cattolici, avevamo l’appoggio dei papi, ma quanti hanno letto le encicliche di Giovanni Paolo II, lo hanno seguito nel suo magistero ordinario, hanno raccolto la sfida ch , nella difesa degli esseri umani più piccoli ed indifesi , lanciava al mondo e alla Chiesa? Quanti hanno ascoltato Benedetto XVI, i suoi appelli alla ragione,
ad un dialogo ancorato alle evidenze elementari?
All’interno del mondo cattolico, da me frequentato fin dall’adolescenza, la tutela dei bimbi concepiti, ma anche, piu’ in generale dei fragili, la liceità morale dell’aborto, la legislazione che lo legalizzava sono sempre stati considerati temi divisivi e chi ne era interessato un marziano; se ne parlava il meno possibile. Non ho mai sentito in un’omelia parlare di aborto, né tantomeno qualificarlo come peccato.
Si raccoglie quello che si semina, né si può vivere a lungo di una tradizione e di un humus culturale : basta aspettare che ad una generazione se ne sostituisca un’altra, che si è abbeverata ad altre fonti ed è stata bombardata da messaggi di un certo tipo, perché muri si sbriciolino e tutto cambi.
Secondo me, l’unica occasione per uscire dal ghetto e far diventare la difesa degli innocenti. carne e cuore di un modo, è stata il referendum sulla legge 40, ma non è stata sfruttata: .
non solo il mondo cattolico si era svegliato dal suo torpore, ma tutti , anche i più distratti, erano stati costretti ad informarsi e porsi quelle domande Quel fervore, velocemente ,si è spento.
Non conosco bene i paesi dell’Europa orientale, ma anch’io temo che a loro situazione spirituale e morale sia molto simile a quella europea degli anni ’60, prima del grande cambiamento.
Penso, in parte, sia diverso in Russia, perché la legislazione è andata in direzione opposta a quella europea: dalla totale liberalizzazione degli aborti, ad una restrizione e a una politica di tutela della maternità.