Se Alfie va curato, per la Conferenza Episcopale è un’eccezione.
L’attacco è frontale e si consuma all’interno della gerarchia apostolica, tra vertice e Chiesa locale, l’obiettivo sembra essere scardinare agli occhi dell’Inghilterra l’idea che una sola sia la posizione della Chiesa su Alfie. L’effetto c’è: non solo l’informazione cattolica del Catholic Herald e del Tablet, ma dal LiverpoolEcho – che aveva stralciato il video della dichiarazione di Thomas fuori dall’ospedale dopo la pronuncia della Corte d’Appello, probabilmente proprio per censurare le accuse all’Alder Hey – alla BBC, fino al Guardian, lungo tutta l’informazione generalista britannica, come si era agitata nella tarda mattinata e nel primo mattino per le notizie dalla Città Eterna, così si adagia per l’intervento della Conferenza Episcopale d’Inghilterra e Galles. Un comunicato che è impossibile non leggere come una temeraria smentita dell’impegno della Segreteria di Stato Vaticana per disposizione dello stesso Papa Francesco o, nella migliore ma più ingenua delle ipotesi, una sua indebita mitigazione.
Avevamo appena fatto a tempo ad esultare per l’incontro organizzato in tutta fretta tra Thomas Evans (accompagnato dalla splendida Benedetta Frigerio de La Nuova Bussola Quotidiana) e il Santo Padre in udienza privata e, al termine, per il rinnovato impegno assunto dalla Segreteria di Stato nella persona del Vescovo di Carpi, Sua Ecc. Mons. Cavina tramite il quale l’incontro è stato organizzato, per intensificare e i rapporti diplomatici – assurdo chi sostiene che siano cominciati ieri, come ci testimonia lo stesso mons. Cavini nell’intervista a VaticanNews e come Filippo Martini dei Giuristi per la Vita ha raccontato esaurientemente qui, lavoro monumentale da cui tutto è cominciato – cominciati nell’agosto scorso, perché balzino su un piano più operativo e con maggiore carica autoritativa. Le due lettere dell’ospedale Bambin Gesù ormai in preparazione (sperando che smentiscano senza appello le falsità delle corti, circa il “consenso internazionale” sulla valutazione prognostica di Alfie) sono state anticipate da un comunicato repentino dei Vescovi Inglesi nel primo pomeriggio di ieri.
Dopo mesi di silenzio, quanta solerzia! Speravamo di assistere ad una netta dissociazione dall’Arcidiocesi di Liverpool, all’allineamento, quantomeno formale, della benedizione di Santa Marta alla famiglia Evans. Nulla di tutto questo: salvo brevi dichiarazioni di rito in apertura e chiusura, la preoccupazione dei pastori anglo-gallesi dominante il comunicato è difendere l’indubitabile “integrità” dell’Alder Hey Children Hospital.
I nostri cuori guardano ai genitori di Alfie Evans e le nostre preghiere sono per lui e per coloro che cercano di fare tutto il possibile per prendersi cura di loro figlio.
Siamo convinti che tutti coloro che stanno prendendo decisioni strazianti sul caso di Alfie Evans agiscono con integrità e per il bene di Alfie secondo coscienza.
La professionalità e la cura dei bambini gravemente malati mostrati all’ospedale Alder Hey devono essere riconosciuti e affermati. Siamo certi che le critiche pubbliche riportate di recente sul loro lavoro siano infondate grazie all’assistenza che tramite la nostra cappellania allo staff, e invero offerta alla famiglia, è stata costantemente fornita.
Prendiamo atto dell’offerta del Bambin Gesù di Roma a prendersi di cura di Alfie Evans. Spetta all’ospedale l’onere di presentare alle corti britanniche, dove vengono prese decisioni cruciali in caso di conflitto di opinione, le ragioni mediche per un’eccezione da fare in questo tragico caso.
Con il Santo Padre, preghiamo che, con amore e realismo, tutto sarà fatto per accompagnare Alfie e i suoi genitori nella loro profonda sofferenza.
Comunicato ufficiale: http://www.catholic-ew.org.uk/Home/News/Alfie-Evans
Traduzione adattata da quella di AgenSIR: https://www.agensir.it/quotidiano/2018/4/18/alfie-evans-vescovi-inglesi-infondate-le-critiche-a-chi-si-sta-prendendo-cura-di-lui-con-onesta-e-per-il-suo-bene/
Stavolta di pubblico dominio e collegiale, ad evidenziare come il lavoro sotterraneo del solo arcivescovo McMahon non abbia raggiunto l’obiettivo prefisso, il comunicato episcopale contiene diversi punti critici, che però si capiscono bene in raffronto al primo, da noi diffuso e contestualizzato (improbabile invece l’interpretazione di LifeSiteNews successiva, che lo considera soltanto un promemoria interno, senza chiedersi per quale motivo debba essere pervenuto alla Santa Sede).
I Vescovi mentono sul rapporto con la famiglia?
Il primo elemento di raffronto è che il comunicato collegiale smentisce quello dell’arcidiocesi di Liverpool sulla questione dei rapporti tra l’episcopato e la famiglia. Nel precedente veniva chiarito che il lavoro di supporto della cappellania era stato supervisionato dal precedente decano cappellano e oggi vescovo ausiliare Tom Williams, che tale lavoro era stato «off[erto]… ai medici e al personale». Della famiglia si diceva solo che l’ausiliare «non ha incontrato i genitori» aggiungendo gravemente «che, beninteso, non sono Cattolici» (spregevole e mendace misconoscimento dell’appartenenza alla Chiesa cui Thomas ha risposto con una lettera straziante). Al contrario, qui si dice che
l’assistenza […] tramite la nostra cappellania allo staff, e invero offerta alla famiglia, è stata costantemente fornita.
L’escamotage con cui la Conferenza e l’arcidiocesi potrebbero tentare di uscirne è lo scenario per cui sia stata la famiglia Evans a rifiutare tale assistenza in principio. Come se non avessero ricevuto sufficiente biasimo da ogni istituzione interessatasi al caso, si tratta un’ipotesi priva di qualsiasi credibilità, essendo che da mesi la famiglia è alla disperata ricerca dell’aiuto di chiunque e che perciò, anche ammettendo che la lettera di Thomas non rifletta un sincero ma piuttosto meramente utilitaristico richiamo alla successione apostolica, i genitori non avrebbero mai chiuso a priori un dialogo con il vescovo ausiliare. Anche ammettendo l’ipotesi fantasiosa, i comunicati non mancano di contraddirsi, laddove quello particolare non menziona la famiglia trai destinatari dell’offerta, quello collegiale invece sì. È quantomeno dubbio che l’arcidiocesi non solo eviti di elencare la famiglia trai destinatari, ma perfino si premuri di precisare che non sono stati intrattenuti rapporti con l’ausiliare per errore, per poi qualche giorno dopo con la Conferenza inserire un inciso di senso opposto. Perché, se la responsabilità di questi mancati rapporti è della famiglia, non ne ha parlato la diocesi in un primo momento, anziché preferire una menzogna ben più grave e spudorata disconoscendo l’appartenenza della stessa famiglia alla Chiesa?
In un mio divertissement di ieri, ricostruivo il possibile dialogo tra il Santo Padre e il card. Parolin in merito al primo comunicato, indulgendo a tratti ad una deformazione comica:
Non immaginavo che sarebbe potuto servire a ricostruire seriamente altri fatti legati alla vicenda. Invece un’inversione di rotta così plateale tra due comunicati episcopali, tra il particolare e il collegiale, si spiegherebbe davvero bene con una dura reprensione ai primi mittenti del Merseyside. Laddove sia stata chiesta ragione del mancato dialogo con la famiglia, ecco che quell’inciso assume connotati non solo correttivi ma giustificatorii.
Di’ cosa ne pensi