Mauro Biglino? Gli dànno torto sia gli ebrei antichi e credenti sia quelli atei e moderni

La prova dei Settanta

Ad esempio, se si volesse dare credito alla rivendicazione di Biglino – «La questione di Elohîm come singolare o come plurale è la questione centrale della tesi» – la causa si chiuderebbe in quattro e quattr’otto adducendo l’argomento delle versioni greche. Non solo la Bibbia alessandrina “dei Settanta” (LXX), redatta dalla più colta comunità giudaica della diaspora tra il III e il I secolo a.C.; ma anche le sue stesse revisioni, note coi nomi di Aquila, Simmaco e Teodozione, in parte redatte in epoca intertestamentaria per il bisogno di alcune fasce di giudaismo di “rigiudaizzare” la versione greca della Bibbia (i LXX, ma anche lo stesso Teodozione, erano diventati riferimento autorevole della nascente comunità cristiana). Ebbene, nessuna di queste traduzioni greche – composte da filologi antichi, che avevano il greco per lingua madre e conoscevano l’ebraico (nonché l’aramaico) per frequentazione cultuale e per studio – mostra mai la benché minima incertezza nel tradurre Elohîm: al singolare θεός nella stragrande maggioranza dei casi, quando con “Dio” s’intende il Dio unico di Israele; al plurale θεόι quando con “dèi” s’intendono le divinità adorate dai pagani (o anche nell’uso analogico che ne fa il Sal 81, 6 – ripreso anche da Gesù in Gv 10, 34).

Dunque quello che per Biglino è il punto di massima ambiguità del testo biblico – ovvero è il punto decisivo, a suo dire, della tesi paleoastronautica – appare nella sua cristallina chiarezza per tutti gli interpreti antichi: Elohîm significa «ciò che tutti chiamano “Dio”» (parafrasando un grande del secondo millennio), e lo significa con le proprie particolarità linguistiche, comuni all’accadico e a molte lingue del ceppo semitico nord-occidentale.

Punto. Ma Biglino dirà forse che la traduzione greca della Bibbia è per eccellenza l’emblema della manipolazione ideologico-teologica «fatta a tavolino per conquistare il potere» (così il sottotitolo del libro). Ora, questa è una petizione di principio, contenente un’affermazione tanto apodittica quanto indimostrabile: i fatti storici dicono che questo testo è il più antico riscontro dell’intero corpo scritturistico noto come “Bibbia”; che è stato elaborato da persone e gruppi distinti, appartenenti a religioni diverse e mossi da fini anche parzialmente contrapposti tra loro (dunque non sta in piedi l’ipotesi bigliniana del complotto); e che mai nessuno tra tutti quanti presero parte alla traduzione, alla redazione e alla trasmissione di quelle antichissime versioni ebbe mai alcun dubbio sul fatto che l’ebraico Elohîm si traduce correttamente con la parola greca θεός, “dio”, al singolare.

A parte questo, ci sarebbe da dire che i codici più antichi del Testo Masoretico (TM), tra quelli a noi noti, risalgono al IX secolo d.C., mentre disponiamo di frammenti dei LXX risalenti al II secolo a.C. Per citare due nomi esemplificativi, il Codex Lenigradendis (che riporta l’intero TM) è datato con esattezza al 1008 d.C., mentre il Codex Vaticanus (B) e il Codex Sinaiticus (א) – che riportano per intero il testo dei LXX – sono del IV sec. d.C. Anche prescindendo dal fatto che gli stessi interpreti del TM non hanno il minimo dubbio sul significato di “Elohîm”, Biglino si aggiunge alla lista degli ingenui positivisti della linguistica che pretendono di correggere archeologicamente un testo del III sec. a.C. con uno del IX d.C.

Lo dice pure Freud!

Spiace per Biglino, ma niente a parte le sue ostinate fantasticherie dice che il monoteismo sia una sovrapposizione estrinseca al primitivo testo biblico (il che è il presupposto storico-critico delle sue considerazioni): Sigmund Freud era un uomo ateo quanto Mauro Biglino (si parva licet magnis componere…), ma anche il suo dissacrantissimo Der Mann Moses und die monotheistische Religion (1939) – pur derivando il monoteismo mosaico dalla riforma religiosa di Akhenaton – non si spinge a stuprare la grammatica. E l’ebraico Freud lo masticava un tantino meglio di Biglino

Informazioni su Giovanni Marcotullio 297 articoli
Classe 1984, studî classici (Liceo Ginnasio “d'Annunzio” in Pescara), poi filosofici (Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, PhD RAMUS) e teologici (Pontificia Università Gregoriana, Pontificio Istituto Patristico “Augustinianum”, Pontificia Università “Angelicum”, PhD UCLy). Ho lavorato come traduttore freelance dal latino e dal francese, e/o come autore, per Città Nuova, San Paolo, Sonzogno, Il Leone Verde, Berica, Ταυ. Editor per Augustinianum dal 2013 al 2014 e caporedattore di Prospettiva Persona dal 2005 al 2017. Giornalista pubblicista dal 2014. Speaker radiofonico su Radio Maria. Traduttore dal francese e articolista per Aleteia Italiano dal 2017 al 2023.

2 commenti

  1. Se pensi si aver ragione ti consiglio un confronto con lui, peraltro apertissimo al dialogo. Ma chissà perché nessuno di voi blogger ha il coraggio di parlare con lui in pubblico. Su YouTube ci sono numerosi confronti con teologi e studiosi dell’antico testamento, non c’è stata storia. Il blog lascia il tempo che trova….

    • E perché mai dovrei venire a correre nel labirinto costruito da Biglino, fatto di risposte univoche a domandine costruite ad hoc? Questa psicologia infantile passivo-aggressiva e di bassa lega, del tipo “se non fai un dibattito con lui vuol dire che hai paura e/o che lui ha ragione”, andrà bene per le bolle che lo seguono (ma ricordate la lezione di Tamatoa, “fishes…), non certo per chi ha gli occhi in testa. Al suo invito io replicai controinvitandolo a Roma, a discutere con veri biblisti e veri teologi. Non rispose. Se il blog lascia il tempo che trova non perdere il tuo tempo a commentarlo. Intanto quel che ho scritto è stato linkato sulla pagina Wikipedia del Pifferaio.

      C’è abbastanza luce – scrisse Pascal – per chi vuole vedere, e abbastanza buio per chi non vuole vedere.

Di’ cosa ne pensi