Est autem quæstus magnus pietas
cum sufficientia
cum sufficientia
1 Tim 6, 6
di Augusto Dupini
Il 15 agosto 2017 Sua Beatitudine Alessandro I, meglio conosciuto come Alessandro Meluzzi (psichiatra, scrittore, opinionista televisivo, ex parlamentare di Forza Italia, UDR, Lista Dini, UPR, Verdi, Udeur con un passato ne Il Manifesto, nella FGCI, nel PCI e nel PSI craxiano, orgogliosamente massone) ha solennemente annunciato l’ingresso della “Chiesa Cattolica Ortodossa Ecumenica” nella “Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala” da lui guidata, realtà nata nel 2014 da uno scisma nella Chiesa Ortodossa d’Italia (fondata nel 1991 da Antonio de Rosso, ex sacerdote cattolico) e da alcuni piccoli gruppi distaccatisi dalla Chiesa occidentale assiro caldea (detta Chiesa nestoriana), e non riconosciuta da alcuna denominazione ortodossa (per meglio comprendere le intricate dinamiche relative a questi piccoli gruppi ortodossi scismatici o microscismatici in Italia si consiglia di leggere un approfondimento sul sito del Cesnur). Nel 2015 Meluzzi, scomunicato dalla Chiesa Cattolica in quanto aderente alla massoneria, è stato ordinato presbitero ortodosso da Leopoldo Adeodato Mancini, in precedenza appartenente alla Chiesa nestoriana e “metropolita della Chiesa Ortodossa Autocefala”, alla morte del quale proprio Meluzzi ne divenne il successore.
La Chiesa Cattolica Ortodossa Ecumenica, che trova il suo centro nella “Abbazia Ortodossa di San Martino” con annesso “Ordine di San Martino di Porres” (che conta una decina di aderenti), nasce nel 2016 da un microscisma nella Chiesa Cattolica Ecumenica dell’ex pastore luterano messicano David Kalke. Promotore di questo nuovo gruppo ortodosso è tale Arcivescovo Abate Max di Montecristo of Strichen, XVII Barone di Strichen (Scozia), ex diacono e sacerdote della Chiesa Cattolica Ecumenica, al secolo Massimiliano Muzzi, clavicembalista, organista e imprenditore romano, che rivendica la discendenza da una delle più antiche e illustri baronie scozzesi.
Nel 2006 Muzzi fu al centro di una polemica, di cui si occupò anche The Times, circa la sua presunta carica di “organista di Benedetto XVI”, come era stato presentato dagli organizzatori di alcune iniziative e manifestazioni musicali che lo coinvolgevano. Dinnanzi al comprensibile stupore dell’effettivo organista ufficiale delle celebrazioni liturgiche pontificie, James Goettsche, furono necessari gli interventi dell’ufficio delle celebrazioni liturgiche e dell’arciprete della basilica di San Pietro cardinale Marchisano che in due note datate 22 e 24 aprile smentirono ogni ulteriore illazione. Da parte sua Muzzi negò ogni coinvolgimento in questa vicenda, accusando l’organizzatore dei concerti Philip Truckenbroad di avere manipolato il suo curriculum per renderlo più interessante agli occhi del pubblico.
Muzzi balzò nuovamente agli onori delle cronache nel 2016 quando alcuni articoli di testate finanziarie riportarono la notizia della messa in liquidazione del fondo speculativo Pegasus Royal Fund Ltd., costituito nel 2013 con sede legale alle Seychelles e del quale Muzzi risultava amministratore, e delle denunce per truffa da parte dei clienti che lo accusavano per la perdita dei propri capitali investiti.
Si riporta dal Wall Street Italia, 5 gennaio 2016:
ROMA (WSI) – Un fondo speculativo, Pegasus, è stato denunciato per una presunta truffa da 30-40 milioni di euro ai danni dei clienti. Dietro ci sarebbe la mente di una figura controversa, un clavicembalista di Roma che un manager americano aveva spacciato per l’organista di Papa Ratzinger. Un’azienda inglese, Lux Finance, ha collocato il fondo hedge (Gold Fund e Royal Fund) attraverso una rete di promotori. Fino a settembre 2014 il fondo facente capo a Massimiliano Muzzi presentava diverse anomalie abbastanza grandi, ma aveva rimborsato sempre i clienti che ne chiedevano l’uscita.Da quel momento in avanti il fondo ha smesso di rimborsare i clienti. La storia è andata avanti fino al 2015. Diverse denunce sono state presentate a organismi che sovrintendono le società inglesi, come l’autorità di regolamentazione dei mercati FCA.
I rimborsi non sono mai arrivati e dopo più di un anno i clienti retail, non istituzionali, non hanno ricevuto nulla. La Consob, come fa sapere a Wall Street Italia una fonte interna a conoscenza della vicenda, ha chiamato i promotori per capire meglio la situazione che presenta ancora diversi punti oscuri.
Muzzi smentisce le indiscrezioni, sottolineando di non essere mai stato il direttore del fondo in oggetto – contrariamente a quanto dice il prospetto informativo con data 26 agosto 2013 – e che «tutte le affermazioni su Lux Finance sono assolutamente false» (in fondo all’articolo è possibile leggere la sua difesa).
Le due banche depositarie dove erano collocati i clienti e i fondi hedge – UBS e GBM banca di Roma – hanno scritto alla clientela dicendo che «in relazione alla posizione presso di noi vi rendiamo noto che non vi assicuriamo la “liquidabilità” del fondo». «Non fa NAV da tanto tempo e nonostante le sollecitazioni di rimborso nulla è avvenuto», riferisce sempre la fonte.
Gli istituti di credito non garantiscono nulla, perché la banca è solo depositaria e non responsabile, secondo quanto spiegato dalla fonte. Il fondo Pegasus, ora domiciliato nel paradiso fiscale di Nauru, non è insomma da ritenere affidabile secondo la fonte.
La storia, tra paradisi fiscali e debiti
Il rapporto è iniziato con la banca UBS di Roma. I clienti aprivano un conto comprando titoli, tra cui il fondo Pegasus. Quando il fondo ha cominciato a non pubblicare il NAV alle scadenze mensili indicate nel prospetto informativo, e quando il fondo ha iniziato a essere in ritardo nei rimborsi, la banca ha messo le mani avanti e ha detto di non prendersi più responsabilità su eventuali lacune e danni recati ai clienti.
Da quel momento si sono interrotti i rapporti tra UBS e il fondo. Qui – racconta la fonte – è entrata in gioco la banca GBM di Roma, la quale ha preso in carica i fondi, senza però entrare troppo nei dettagli a livello di prospetto informativo. Anche perché le Seychelles, dove era domiciliato il fondo, sono molto riservate come informativa sui fondi nel nome del segreto bancario.
Spostando poi i fondi a Nauru – black list dei paradisi fiscali – «il segreto è diventato ancora più segreto». Elio Lannutti, numero uno dell’associazione a tutela dei consumatori Adusbef, ha pubblicato sui forum alcuni post di clienti che si lamentavano della situazione, ma poi ha dovuto rimuoverne il contenuto avendo perso una causa legale con Muzzi.
Ora che i clienti sono stati messi al corrente, alcuni di loro, fa sapere la fonte, hanno presentato esposti all’arma dei Carabinieri. Sono stati denunciati il direttore del fondo Pegasus Royal, Massimiliano Muzzi, e altri come responsabili per presunta truffa ai danni degli investitori, come dimostrano le carte.
Muzzi ha aperto e chiuso società ogni tre anni lasciando debiti alle spalle, ma mai grande come questo,
accusa la fonte.
Oltre ai debiti che l’azienda ha lasciato, la società non sta rimborsando fondi. La fonte dichiara che Muzzi, musicista presentato come organista Benedetto XVI, «ha aperto e chiuso aziende lasciano dietro di sé strascichi anche abbastanza pesanti».
Il fondo Pegasus è stato trasferito da Londra alla Seychelles, dove risiedeva nel 2013, poi a Nauru, in Polinesia.
Muzzi ha inoltre emesso obbligazioni la cui validità è discutibile,
spiega la fonte.
Le denunce sono state rivolte a Muzzi e ai suoi directors Luca Bucciarelli e Valentina Pandolfi. «È poi comparso un altro direttore polacco», aggiunge la fonte. I debiti fanno capo alla società di investimenti Lux Finance.
Sia la Consob sia la FCA londinese sono state informate circa questi nominativi, ma la fonte non è a conoscenza delle esatte responsabilità dei singoli. In origine le quote del fondo erano così suddivise: per il 90% a Muzzi e per il 10% a Bucciarelli.
Nel tempo sono entrati nuovi direttori, tuttavia «si presuppone che si tratti di prestanome», come spesso avviene in questi casi. Ma una cosa è certa secondo la fonte: «Dietro c’è la mente di Muzzi». Il quale però nega categoricamente ogni addebito.
Il fondo è stato gestito dalla Lux Finance, ora in liquidazione, fino al dicembre 2014. Dal primo gennaio 2015 è stato cambiato amministratore e gestore del fondo dietro i quali non c’è in alcun modo Massimiliano Muzzi. Il prospetto informativo usato da Wall Street Italia è vecchio di due anni. È falsa l’affermazione che il fondo ha smesso di rimborsare i clienti nel 2014 infatti gli ultimi disinvestimenti sono arrivati quando Lux Finance era attiva e cioè nel giugno 2015, ma lo stesso fondo, che non è stato contattato dalla testata giornalistica come da noi controllato proprio ora, ha dichiarato di aver inviato disinvestimenti fino ad oggi. Il NAV ultimo pubblicato è di novembre 2015 quindi falsa anche l’affermazione che il NAV non viene pubblicato da tempo. Muzzi non ha mai aperto e chiuso società lasciando alcun debito alle spalle, ma ha pagato sempre tutti i debiti. Muzzi non ha mai emesso fantomatiche obbligazioni di cui parla la testata. Le quote del fondo non possono essere suddivise perché sono dei risparmiatori e quindi anche l’affermazione di Muzzi al 90% e Bucciarelli al 10% sono false. I sig. Bucciarelli e Pandolfi sono ex dipendenti Lux ed estranei a tutto. L’attuale direttore della Lux Finance Ltd in liquidazione non è un prestanome.
Ancora a inizio 2017 la CONSOB interveniva a sanzionare con sospensioni i promotori finanziari che avevano collocato gli edge fund e gli strumenti finanziari della Lux Finance Ltd, la società britannica che distrubuiva quote del fondo Pegasus Gold Fund, un prodotto speculativo di tipo hedge, a cui la Financial Conduct Authority, una sorta di CONSOB inglese, aveva revocato l’autorizzazione a prestare servizi d’investimento.
Consob, cartellino rosso a un ex Fideuram, altro giallo a promotore LUX Finance1Di Eugenio Montesano, 27 gennaio 2017
LUX Finance, continuano le sospensioni
Non si fermano le sospensioni sanzionatorie per i consulenti che hanno collocato gli strumenti finanziari della LUX Finance Ltd, società di diritto inglese che poteva operare esclusivamente nei confronti di clientela professionale.Fino al 19 ottobre 2015, LUX Finance risultava iscritta nell’elenco Consob delle imprese di investimento comunitarie abilitate ad operare in Italia senza stabilimento di succursale. In quella data la società è stata oggetto di una comunicazione da parte dlela Consob, che informava il mercato che l’autorità di vigilanza inglese (Fca, Financial Conduct Authority) aveva revocato alla LUX Finance l’autorizzazione a prestare servizi di investimento e a collocare, tra gli altri strumenti, fondi speculativi di tipo hedge tra cui il “Pegasus Royal Fund” e il “Pegasus Gold Fund”, la cui gestione controversa è stata ben riassunta da Wall Street Italia in un articolo del gennaio 2016.Consulenti in tutta Italia sono stati sospesi per un massimo di tre mesi per aver collocato i prodotti della LUX Finance presso un pubblico retail.
Muzzi negò ogni coinvolgimento in merito alla gestione della Lux Finance Ltd., costituita a Londra nel 2010, operativa fino agli ultimi mesi del 2015 e messa in liquidazione nel 2016, all’epoca dei fatti contestati.
Sul sito del Registro delle Imprese del Regno Unito, un certo Massimiliano Muzzi, manager di nazionalità italiana nato nel 1972, risulta avere ricoperto la carica di “Director” (cioè amministratore) della Lux Finance Ltd. dal 2010 al 2015. Ulteriori informazioni sulla società Lux Finance Ltd. sono reperibili qui.
Sempre nel 2015, precisamente il 7 febbraio, Massimiliano Muzzi registrò presso “The Armorial Register – International of Arms” stemma e motto dei baroni di Strichen mentre il 6 febbraio 2015 aveva proceduto a registrare presso “The Scottish Register of Tartans” la foggia ed i colori del tartan dei baroni di Strichen, che risulta essere stato disegnato da Davide Romano e che riporta come “Tartan Date” il 15 gennaio 2015.
Il Registro delle imprese di Scozia riporta la costituzione della “Baron of Strichen Ltd.” (precedentemente denominata Ensco 457 Limited fino al 4 settembre 2014) ad Edimburgo il 30 giugno 2014, società costituita per il commercio di vino, birra e bevande alcoliche. Risultano essere stati Directors (cioè amministratori) della Baron of Strichen Ltd. Davide Romano (solo omonimo del disegnatore del tartan?), dal 1 settembre 2014 al 21 agosto 2015, e Massimiliano Muzzi, nato nel 1972 e di professione musicista, dal 2 marzo 2016 fino alla dissoluzione della società, il 4 ottobre 2016. Muzzi non è il solo ad avere ricoperto la carica di amministratore sia della Lux Finance Ltd. sia della Baron of Strichen Ltd. Valentina Pandolfi, nata nel 1982, risulta avere rivestito la carica di amministratore di entrambe le società, rispettivamente dal 16 dicembre 2013 al 14 giugno 2014 e dal 21 agosto 2015 al 2 marzo 2016. Per informazioni sulla Baron of Strichen Ltd. si consulti anche questa pagina.
Chiaramente principi fondamentali di garantismo impongono di non attribuire né tantomeno sottintendere alcuna responsabilità del dott. Muzzi in simili controverse vicende ma è altrettanto indubitabile che in presenza di situazioni siffatte è molto difficile non porsi alcune domande, le risposte alle quali si spera potranno soddisfare tutte le parti, a partire dal diretto interessato.
Aristocrazia scozzese per tutte le tasche
Non ci si può, infine, non interrogare sulla proliferazione di titoli nobiliari (o presunti tali) anglosassoni ed in particolare scozzesi che ha caratterizzato gli ultimi tempi. La compravendita di titoli nobiliari, spesso mascherata tramite il ricorso all’adozione, non è certo una novità, avendo per secoli consentito a molte persone, prive di aristocratici natali ma munite di ingenti risorse economiche, il raggiungimento dell’agognato riconoscimento sociale per essi rappresentato dall’ingresso nella nobiltà. Allo stesso modo è noto come molti personaggi in cerca di visibilità non si siano fatti particolari scrupoli a dichiarare un’inesistente discendenza nobiliare, soprattutto in un paese come l’Italia dove l’articolo 3 della XIV disposizione finale della Costituzione sancisce che i titoli nobiliari “non costituiscono contenuto di un diritto e, più ampiamente, non conservano alcuna rilevanza”, facendo di tali comportamenti delle sgradevoli ma innocue millanterie (tranne nei casi in cui tali condotte possano assumere una natura giuridicamente rilevante).
La novità degli ultimi anni è però rappresentata dal commercio on-line di “titoli”, dove siti alquanto discutibili promettono agli sprovveduti avventori l’ottenimento di tali dignità dietro il pagamento di modestissime somme di denaro, spesso qualche decina di euro. Particolarmente florido è risultato essere il mercato di “titoli nobiliari” scozzesi.
In Scozia, infatti, vi è la possibilità, per chi comperi determinati appezzamenti di terra anche di modeste dimensioni, di acquisire il titolo di “laird” in gaelico, “lord” in inglese, “signore” di quella terra, ovviamente senza che questo comporti l’acquisto di un autentico titolo nobiliare. È sufficiente acquistare un appezzamento di un piede quadrato (circa 30×30 cm) per ottenere tale appellativo di “laird”, il cui significato è equiparabile a quello italiano di “possidente terriero”. Un acquirente di tale “titolo” potrà semplicemente definirsi “lord”, cioé “padrone di quella terra”, come un qualsiasi proprietario di un terreno. È facile però che chi non conosca tali dinamiche possa risultare ingannato dall’ambiguità del significato di “laird/lord” che nell’immaginario collettivo rimanda automaticamente all’aristocrazia britannica, tratto in inganno da slogan pubblicitari molto accattivanti quali “Diventa un lord scozzese a soli 30 sterline” o simili. Numerosi sono i siti destinati a tale attività.
Il sito lairdofblackwood.org, per esempio, propone la vendita del titolo di lord o lady di Blackwood per circa 30 sterline mentre altri portali propongono addirittura l’acquisto di “titoli ecofriendly”, come l’associazione Highlans Title che ha messo in vendita, a partire da 43 euro, i territori di Glencoe Forest e della tenuta Lochaber “per salvaguardare gli ecosistemi e proteggere le foreste dalla distruzione per scopi industriali o agricoli”; anche in questo caso è possibile acquistare lotti di dimensioni comprese tra un piede quadrato e 1000 piedi (circa 90mq).
Esistono poi forme di compravendita più raffinate. A seguito dell’Abolition of Feudal Tenure Act del 2000, parte della riforma della proprietà immobiliare in Scozia, gli antichi titoli e diritti feudali sono stati svuotati di ogni contenuto concreto rendendone la circolazione indipendente dal possesso anche di un solo centimetro quadrato di terra (mentre prima della riforma per essere barone scozzese si doveva possedere almeno un pezzo di terra della propria baronia). La riforma del 2000 ha ridotto il più possibile il contenuto di tali diritti ma non li ha aboliti, dunque i titoli hanno cominciato a circolare tramite compravendita, liberamente acquistabili attraverso il pagamento di somme di denaro più o meno ingenti. Uno dei massimi “esperti” di tale mercato di titoli baronali scozzesi è tale Brian Hamilton, intermediario specializzato che sul suo sito http://baronytitles.com/ fornisce tutte le informazioni necessarie su tempi e modalità di perfezionamento della compravendita, indicando anche i criteri per la realizzazione dello stemma e del tartan di ogni novello “barone”.
Si tratta, insomma, di un business molto redditizio ed in crescita. Rimane da capire quale possa essere la soddisfazione di questi presunti nobili, che molti non esiterebbero a definire finti, nell’acquistare titoli e terre che non sono meri contenitori vuoti da riempire, in quanto portano con sé storie, vite, tradizioni intrinsecamente legate a nomi e stirpi che il denaro, poco o tanto che sia, non potrà mai comprare.
Il complotto massonico (parola di massone)
Negli ultimi tempi, con numerosi interventi a mezzo stampa, il Meluzzi ha intensificato le sue aspre critiche alla Chiesa Cattolica ed al Pontefice in particolare. Probabilmente disinteressato a perseguire un fecondo dialogo “ecumenico”, lo psichiatra ha accusato Papa Francesco di volere de-cattolicizzare la Chiesa (accusa quantomai bislacca da parte di un ex cattolico convertitosi all’ortodossia) e di essere una sorta di agente sotto copertura al servizio di un malvagio complotto mondialista massonico (altra accusa alquanto inusuale se pronunciata da un membro orgoglioso della massoneria, seppure “in sonno” come si è definito Sua Beatitudine).
Così l’immaginifico Alessandro I si esprimeva sul Papa in un articolo pubblicato su Il Tempo il 2 gennaio:
Così l’immaginifico Alessandro I si esprimeva sul Papa in un articolo pubblicato su Il Tempo il 2 gennaio:
Il sospetto è che Bergoglio abbia una missione univoca da svolgere: quella di addomesticare ogni resistenza dell’Occidente all’omologazione culturale e alla sostanziale sottomissione all’Islam maggioritario e di fiaccare ogni resistenza della civiltà europea. La Roma, da cui Bergoglio predica secondo il Soros pensiero, forse assomiglierebbe all’Ankara di Erdogan, alla Riyad dei Sauditi o alla Teheran degli ayatollah. Ma questo al nostro profeta di bianco vestito non dispiace. Credo, quindi che contrariamente a ciò che lui dice – più che dei poveri migranti manipolati e mobilitati bisognerebbe avere paura di lui e delle agenzie internazionali che più o meno consapevolmente lo pilotano.
Evidentemente l’opinionista-primate non perdona al Romano Pontefice la grave colpa di non considerare ogni rifugiato come un criminale da cacciare od un potenziale terrorista, facendosi al contrario promotore di una politica dell’accoglienza sostenibile, con precisi doveri di integrazione, accettazione e “rispetto delle leggi, della cultura e delle tradizioni” del paese ospitante da parte dei migranti, una posizione che è sempre stata coerentemente perseguita dalla Chiesa Cattolica e che trova il proprio fondamento in quel Vangelo (su tutti Mt 25,31-46, il “protocollo” sul quale ogni cristiano sarà giudicato) che anche la chiesa autocefala dovrebbe conoscere, sempre che non intenda espungerne i passi in contrasto con le opinioni espresse dalla sua guida suprema in qualche salotto televisivo.
https://twitter.com/gpaletti53/status/910824892882440192
Il 13 marzo, in un’intervista ad AffariItaliani.it, Meluzzi, folgorato dal nuovo verbo salviniano-populista, si spinge ancora oltre nelle sue roboanti affermazioni, arrivando a delineare un nuovo complotto ordito dal Papa, dal Presidente della Repubblica Mattarella, dal M5S e dall’immancabile Soros (all’appello mancano solo gli Illuminati) teso ad impedire a Matteo Salvini, noto araldo dei valori catto-ortodos-sovranisti, di formare una maggioranza, immaginando l’Italia guidata da un “governo tecno-Pd-mattareliano-sorosiano-bergogliano-europeista-antifascista”, con il sostegno esterno di Forza Italia e 5.
Dinnanzi a cotanta fervida immaginazione non ci si stupirebbe se fratel Meluzzi del Grande Oriente, massone e socialcomunista ora convinto sovranista, tra la fondazione di una nuova chiesa ed un’ospitata televisiva da Barbara d’Urso, iniziasse una promettente carriera da autore di romanzi distopici.
Dinnanzi a cotanta fervida immaginazione non ci si stupirebbe se fratel Meluzzi del Grande Oriente, massone e socialcomunista ora convinto sovranista, tra la fondazione di una nuova chiesa ed un’ospitata televisiva da Barbara d’Urso, iniziasse una promettente carriera da autore di romanzi distopici.
https://twitter.com/a_meluzzi/status/689193807980695552
Note
↑1 | Di Eugenio Montesano, 27 gennaio 2017 |
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De matti ce ne stanno in giro.
non solo matto ma pericoloso per i deboli che lo ascoltano! certo che la d’urso che lo ospita no è da meno.
Leggendo questo artícolo nel 2023 si hanno piú elementi per scremare. Lavoro dal quale il Meluzzi emerge quale individuo di ragguardevole spessore.