All’inizio del mese è uscito il film Red Sparrow, uno spy thriller di Francis Lawrance, con Jennifer Lawrence nei panni della protagonista Dominika. La storia è confusamente questa: una ballerina del Bolshoi, Dominika Egorova, vede la propria carriera interrotta bruscamente da un incidente. Lo zio che lavora nei servizi segreti le offre una nuova vita come spia e così Dominika viene addestrata al duro apprendistato degli Sparrow e diventa un agente spietato. Poi incontra un agente americano e via di effetti speciali.
Al di là della lettura sociale e politica del film, è interessante la figura di Dominika: il suo personaggio ha una forte connotazione erotica, è una spia che usa la seduzione come arma, il sesso come mezzo. Dalla recensione su comingsoon.it leggiamo che Red Sparrow non è un film pornografico, ma insomma, il sesso non manca e soprattutto sembra essere indissolubilmente legato al male e alla coercizione. Inoltre quando l’unico rapporto sessuale affettuoso del film viene reso in modo forzatamente casto, la visione del sesso appare malinconicamente moralista. Una rappresentazione del sesso nel complesso assai torva.
Per pubblicizzare il film, Jennifer Lawrence ha rilasciato un’intervista a the Sun, dove confessa cose inaudite, del tutto fuori fase col personaggio che interpreta: «Parlo sempre di sesso, ma la verità è che se, mi guardo indietro, le mie esperienze sessuali sono sempre state solo con i fidanzati». «Parlo come se il sesso mi piacesse, ma – ha aggiunto – in realtà non lo faccio».
E il motivo per cui non lo fa è che ha paura di prendersi qualche brutta malattia, ha il terrore dei germi: «Ho anche la fobia dei germi», ha confessato, sottolineando che il sesso è “pericoloso”.
Inoltre la Lawrance si è lasciata lo scorso novembre con l’ultimo compagno, il regista Darren Aronofsky (che ha 20 anni più di lei, per la cronaca), e da allora niente più sesso. Le piacerebbe tanto stare con qualcuno, ma «sai quanto è dura là fuori!», ha detto.
Eh già, è proprio dura là fuori, Jennifer, non sai quanto. Ma le malattie sessualmente trasmissibili c’entrano fino ad un certo punto.
Prima di tutto vorrei capire dove sta l’eccezionalità di fare sesso solo col proprio fidanzato (ed io ho usato il singolare, non il plurale come lei): tradizionalmente il sesso occasionale è quello subìto dalle prostitute o comprato dai clienti delle lucciole, un mondo ai margini dove le malattie sessualmente trasmissibili hanno sempre falcidiato vittime in quantità. Clamidia, sifilide, gonorrea, epatite b, herpes genitalis, papilloma virus e la famosa HIV sono un elenco non esaustivo dei malanni in agguato. Sul sito medicitalia.it rispondono a domande sulla salute e ne ho trovata una che non riporto per decenza, ma che riassumo in breve: un uomo racconta di essere stato il giorno prima con una prostituta che nel complesso gli è sembrata “particolarmente attenta nella pratica del sesso sicuro” e poi indugia nella descrizione degli approcci e relativi presidi, nonché il successivo scambio di salviette, fazzoletti, carta per ripulirsi. Infine il tale ha tirato fuori una “salvietta a base di chlorexidina” e l’ha usata per la ripulita finale. Dopo di che pone al medico le seguenti domande:
Ho rischiato HIV, Sifilide e/o Epatite B-C? Devo fare i test? A un mese (30gg) il test hiv di ultima generazione così come quello per la sifilide sono definitivi, giusto? Vi prego di rispondermi quanto prima, ho avuto una debolezza che, se pur piacevole, mi sta angosciando.
Ammetto di essermi angosciata un po’ anche io a leggere, soprattutto quando la ragazza usa una salvietta e poi gliela passa per farla usare anche a lui. Ma soprattutto l’angoscia viene a immaginare un simile rapporto, vissuto come lo sfogo di una debolezza, con la preoccupazione costante di beccarsi chissà cosa, nel totale disinteresse dell’altra persona, essere di carne, sangue e amore, che ci sta prestando un pezzo di sé, sebbene a pagamento.
Il sesso è sì una cosa piacevole, ma solo in determinati contesti: l’occasionalità non è uno di questi.
Visto che si conducono ricerche per ogni cosa, non poteva mancare anche la ricerca sul sesso occasionale, da una notte e via: l’ha condotta Neha Gandhi su Refinery29 nel 2016. Si possono leggere alcune interviste a ragazze che hanno vissuto l’esperienza e quel che più colpisce sono i finali:
Ma quando passeggio in zona lo cerco ancora, inconsciamente.
Non l’ho mai più sentito in vita mia. Ma quel portico me lo ricorderò per sempre.
La prima cosa che ho fatto è abbracciarlo e dirgli: «Devo andare: penso di amare qualcun altro». Ovviamente lui si è infuriato.
Notti intere attaccata al telefono a 15anni mi sono servite per capire che tipo d’uomo richiama oppure no. Lui non era il tipo di uomo che ti richiama.
Possiamo raccontarci tutte le frottole moderne che vogliamo, ma il sesso è linguaggio di relazione che evoca un orizzonte temporale molto più ampio di una serata. Se il rapporto occasionale è vissuto con trasporto, esso invoca un proseguimento. E se non è vissuto così, è la tragedia angosciante del giorno dopo (anzi, dei cinque minuti dopo), con il terrore delle malattie, lo schifo dei fluidi da ripulire, la vergogna per un gesto che è stato solo manifestazione di debolezza.
I registri si sforzano di inventare personaggi suadenti ed erotici, ma essi risultano immancabilmente tanto improbabili e inverosimili da non suscitare empatia nemmeno in chi li ha impersonati. La bella bionda Lawrance ha scrollato le spalle e detto la verità: il terrore governa il sesso fuori dall’amore, lo schifo, il ribrezzo. E non solo per i germi, ottima scusa per dare un nome asettico alla vergogna, ma per come siamo fatti noi, esseri umani: che piaccia o no, il sesso che usa l’altro come banale strumento di piacere fa del partner una bambola gonfiabile e di noi degli esseri dal cuore di plastica.
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