Lobbizzate, lobbizzate. Ma cosa resterà?

Ecco perché laddove si smarrisce l’idea-forza la democrazia si disperde e si instaura, come nel nostro tempo, il regime delle lobby: il confronto tra le «forze» rappresentate dai gruppi di interesse. Anche i partiti, nella misura in cui smarriscono la forza delle proprie idee, si trasformano in gruppi di interesse esperti nella gestione delle forze. Né più né meno delle lobby. E a quel punto la politica, incluso il rapporto tra lobby e partiti, diventa unicamente un equilibrio tra forze retto solo dalla legge brutalmente darwiniana del più forte. Con esiti rovinosi per la vita politica. Va ricordata a tale proposito la dipartita politica della DC, a cui certamente contribuì la sua trasformazione da partito di idee a partito contenitore di interessi.

Senza contare che anche nel manovrare lobbistico, osiamo dire, il comitato DNF lascia alquanto a desiderare.

È ben vivo nella memoria il tweet sibillino con cui a metà novembre Roberto Maroni sembrava ipotizzare una convergenza sull’autonomia col pari grado della Regione Puglia (Michele Emiliano del PD) inserendo la lotta all’omofobia nella trattativa. Molti, incluso chi scrive, avevano subito pensato alla leggendaria politica dei «due forni» (detta anche «doppiezza»). Una tattica vecchia quanto la politica: Maroni apre a una trattativa sull’autonomia con Emiliano – che sta per varare il ddl Scalfarotto su base regionale – mettendo sul piatto un generico tavolo di confronto sul contrasto all’omofobia. Maroni non smentisce. Smentisce invece l’assessore regionale Cristina Cappellini, creatura di Maroni. Così la Lega da un lato può continuare a presentarsi (al «forno» dei cattolici valoriali) come paladina antigender e nemica del ddl Scalfarotto, dall’altro può continuare a tenere caldo il «forno» della trattativa con Emiliano con l’omofobia come valore di scambio.

Altamente indicativa la reazione dei membri del comitato alle critiche dell’area profamily piovute sui social. Mentre Simone Pillon e Filippo Savarese si prodigavano su facebook per minimizzare il tweet di Maroni, sul sito di Alleanza Cattolica (l’associazione retta da Marco Invernizzi, altro membro influente del CDNF) appariva una intervista in ginocchio all’assessore leghista Cristina Cappellini, la quale ribadiva l’impegno e i risultati della Lega nella lotta contro il gender e la legge liberticida di Scalfarotto.

Ancora: come dimenticare le ambiguità del portavoce del CDNF Massimo Gandolfini sulla stessa legge Cirinnà, la madre di tute le battaglie? Pensiamo all’intervista rilasciata il 19 ottobre 2015 a Marco Guerra per Intelligo News, dove Gandolfini aveva lasciato di intendere di poter appoggiare una legge sulle unioni civili purché dal testo fosse stralciato ogni riferimento alle adozioni gay («vogliamo fare una bella cosa? Allora cancelliamo l’articolo 5 della Cirinnà, ovvero togliamo l’adozione dei bambini e il Ddl lo firmiamo anche domani mattina!»).

Una posizione sostanzialmente ribadita anche dopo il secondo Family Day del Circo Massimo (30 gennaio 2016) dove pure Gandolfini, interpretando il sentire comune della piazza, aveva chiesto il ritiro in blocco della legge, dichiarata inaccettabile dalla prima all’ultima riga. Basta leggere le dichiarazioni rilasciate in data 16 febbraio 2016 al Corriere della sera: «La direttiva europea chiede una formalizzazione giuridica alle unioni tra persone omosessuali. E su questo siamo pienamente d’accordo: esiste la formula delle unioni civili con caratteristiche peculiari, non omologabili alla famiglia e al matrimonio così come è contemplato, lo ripeto, nell’articolo 29 della Costituzione. Occorre realizzare quelle unioni con ponderatezza e con caratteristiche ben distinte dall’istituto matrimoniale».

Non sono state certo le uniche ambiguità. A suo tempo l’avvocato Simone Pillon non ha forse encomiato sul suo profilo social l’inserimento dell’eterologa nei LEA come «male minore» rispetto a un non meglio precisato ingresso di Planned Parenthood sulla scena italiana? Sempre quel Pillon che, candidato dalla Lega alle prossime politiche, proprio in questi giorni ha aperto alla regolamentazione della prostituzione invocata da Salvini.

Eccesso di tatticismo, ambiguità sui princìpi, acettazione del male minore come prima ratio, rischio di subalternità. È troppo chiedersi se per il comitato non sia giunta l’ora di fare una seria autocritica? Che credibilità può avere un comitato di lobbisti che si affannano su facebook per fornire l’interpretazione autentica delle parole di Maroni? che fanno da cassa di risonanza alle dichiarazioni rassicuranti di un assessore amico? Sono domande da farsi, non credete? Perché un conto è un comitato che fa pressione. Un altro è un comitato di supporto, strumentale alla raccolta di voti e consenso di un partito. Che credibilità può avere una lobby che non fa tanto la lobby quanto l’ufficio stampa dei partiti? È credibile una lobby che agisce come un comitato elettorale? Un lobbista non dovrebbe, piuttosto, incalzare i politici quando si esprimono in politichese e abbozzano manovre opache sui temi di vitale interesse per la lobby?

Un lobbista fa pressione sui partiti. Non è organico ai partiti. Non fa il pompiere o il press agent dei partiti. Pressare è cosa ben differente dal supportare. Per esercitare una pressione occorre avere un peso. Se rinunci alla forza delle idee, per importi devi almeno avere forza contrattuale. Ma è scelta suicida rinunciare tanto alle idee quanto alla forza. Equivale a condannarsi alla più totale insignificanza.

Resta infine un bruciante interrogativo: il lobbismo è davvero coerente con le fonti del cattolicesimo politico? Con Maritain1Cfr. Jacques Maritain. La fine del machiavellismo, La Locusta, Vicenza 1962. ci sentiamo di escluderlo. Il realismo della forza non è il realismo di Cristo: il realismo coraggioso, sollecito per il bene comune. Il realismo della forza è il realismo di Machiavelli, per il quale il fine della politica coincide con la conquista e la conservazione del potere.

Il realismo politico di Machiavelli è il riflesso del suo pessimismo antropologico. Discende da una visione cupa dell’uomo, considerato irrimediabilmente cattivo e, pertanto, da costringere con la forza. Il realismo cristiano, al contrario, sa bene quanto l’uomo sia ferito in profondità. Ma sa anche quanto sia redimibile. La cattiveria umana non è radicale. Non può distruggere l’originaria nobiltà dell’uomo. Perciò il cristiano coltiva sempre la speranza. Non può, in nome della Realpolitik, rassegnarsi alla sopraffazione come ad un destino naturale, intangibile e immodficabile.

Non ci si illuda di trovare facili conciliazioni tra questi due realismi, simili superficialmente ma intimamente nemici.

Note

Note
1 Cfr. Jacques Maritain. La fine del machiavellismo, La Locusta, Vicenza 1962.

5 commenti

  1. L’analisi politologica (articolo postato da Chiara Ardente) è per lo più, e nelle linee generali, ineccepibile… Però sovrapporre il CDNF con le aree e le dinamiche contraddistinte dai gruppi di pressione, che peraltro esistono da sempre nella politica e nei sistemi democratici è una forzatura. La compensazione (delle forze contro-democratiche e non antidemocratiche citate nell’articolo) è data proprio dal bilanciamento tra gruppi di potere – come in USA – ma soprattutto ed eminentemente in senso rappresentativo (e mai compiutamente realizzato) dall’attuazione del principio di sussidiarietà costituzionale. Attraverso uno sviluppo policentrico dei corpi intermedi composti dalla cittadinanza che composta insieme rappresenta la globalità degli interessi dettati dal Bene Comune. Il CDNF non ha mai identificato e proposto se stesso e la sue attività, ora forse questo invero sembra più evanescente, come una realtà socio-politica (per quanto tutto è politica sopratutto la vita manifesta nella Fede) contraddistinta dalla potenziale capacità di rappresentare i valori irriducibili, trasversalmente o in maniera focalizzata (lobby); e quindi, con questo, diventare un “rappresentante rilevante” dei bisogni della società civile riguardo a questi stessi assi valoriali. IL CDNF era un comitato di scopo (e ciò doveva restare a mio avviso) idoneo al coordinare in coro la voce di una comunità che ancora non sapeva – e non sa – che personalità collettiva è e qual’è il “suo posto nel mondo” … Lungo doveva essere il processo che poteva poi pervenire alla costituzione di soggetti (legittimi) con dignità di rappresentanza, magari solo dal punto di vista socio-culturale… Questo è il problema !! Per contro in una visione sistemica e sistematica, e qui altro elemento critico rispetto all’articolo, non è assolutamente vero che pone, alle fondamenta della politica e prima ancora della comunità umana, i “sedicenti” valori dell’antropologia cristiana, cioè le istanze mosse dal CDNF o anche dal PDF che dir si voglia. Perchè la persona umana nella sua dimensione individuale e nella sua dimensione collettiva è indivisibile, quindi: sistemi educativi, sistemi lavoro, sistema economico-finanziario, utilizzo delle risorse naturali, accesso ai beni universali, e oggi più che mai sistemi di trasformazione digitale del pensiero,del linguaggio e della comunicazione… e decine e decine di altre categorie appartengono ad un unicum che va visto nella sua complessità di insieme (elaborazioni oggi assolutamente e ovunque inesistenti)… Ergo un cosiddetto partito o movimento monotematico è semplicemente improponibile, perchè incapace di visione politica ! Incapace di visione storica !

    • Caro Gianluigi, grazie per il denso commento e per le osservazioni critiche, che sono sempre stimolanti. Premesso che in questo campo nessuno è infallibile, a cominciare dal sottoscritto, rispondo che la natura lobbistica della propria azione è stata rivendicata dal CDNF stesso (qui ad esempio) e, stando a chi ne conosce meglio le dinamiche interne, l’attività più propriamente culturale, di sensibilizzazione delle coscienze, sta cedendo progressivamente il passo all’analisi delle strategie politico-partitiche nell’ottica di un “condizionamento” dei centri decisionali di stampo tipicamente lobbistico. Per una valutazione generale del fenomeno del lobbismo credo di non dover aggiungere molto a quanto ho provato a scrivere sui rapporti tra populismo e postdemocrazia.

      Nessuno nega il ruolo “fisiologico” dei corpi intermedi, inevitabilmente portatori di interessi particolari, nella determinazione del bene comune della società. Ma quando il lobbismo finisce per bypassare il ruolo del parlamento, allora siamo di fronte a un pericolo per la democrazia rappresentativa.

      Al di là di tutti i discorsi che possiamo fare, i fatti testimoniano che il CDNF non è un comitato di scopo quanto un comitato di supporto all’area di centrodestra. In una democrazia rappresentativa però la rappresentanza politica passa attraverso il voto popolare, non attraverso il rapporto “carismatico” con le masse che è invece caratteristico di una tradizione plebiscitaria che, com’è noto, appartiene sempre al verticismo della cultura di destra. Quindi, torno a insistere, è ben difficile che il comitato potesse fungere da naturale “incubatrice” per la nascita e la “coscientizzazione” di esperienze politiche popolari.

      Fatico un poco ad afferrare la seconda parte del commento. Tuttavia non posso concordare con l’idea che il PDF – se interpreto bene il riferimento implicito – sia un partito monotematico senza una visione prospettica e storico-politica. Il Popolo della Famiglia nasce, di fatto, come ripresa del popolarismo di marca sturziana, anche se in un contesto sociale e politico completamente mutato rispetto al 1919. Per dirne una, quell’Italia strapaesana e contadina a cui don Sturzo voleva dare dignità civile e politica non esiste più. Così come alle tradizionali linee di frattura (“cleavages”) o assi della politica (centro-periferia, stato-chiesa, città-campagna, imprenditori-operai, destra-sinistra) si è aggiunta una nuova forma di conflitto sociale che altrove (con pseudonimo) mi sono permesso di definire “frattura biopolitica”.

      Rispetto a quanto scrivevo allora, la speranza in una distinzione di ruoli tra PDF e CDNF si è fatta alquanto residuale, per non dire inesistente. Anzi, stante la natura lobbistica del comitato sono sempre più convinto che non sia nemmeno auspicabile una riunificazione. Si tratta di due strategie concorrenziali e in quanto tali difficilmente conciliabili. E come ha detto qualcuno, l’aggressività scatta tra specie simili. Se il comitato facesse davvero attività prepolitica o culturale che dir si voglia, cercando di sensibilizzare le coscienze sui temi a lui cari, non ci sarebbe alcun motivo di conflitto. Se io giocassi a hockey su ghiaccio e il mio interlocutore a pallavolo, non ci sarebbero mai occasioni di “contatto”. Il discorso cambierebbe, e di molto, nel momento in cui il pallavolista volesse scendere sul ghiaccio e cominciare a contendermi il disco. In quel caso i contatti, giocoforza, ci sarebbero. Con quale intensità e frequenza, se più o meno duri dipende da tanti fattori concomitanti. In ogni sport c’è chi gioca al limite del regolamento, chi è maestro di fair play, chi ha uno stile di gioco più raffinato, chi più irruento ecc. Ma il problema sta a monte: sta nel fatto che è stata stabilita una competizione diretta.

      Un caro saluto

  2. “Resta infine un bruciante interrogativo: il lobbismo è davvero coerente con le fonti del cattolicesimo politico?”

    No, certo che no, ma se alla base del movimento politico ci sono movimenti e/o gruppi cattolici che hanno ragionato su base lobbistica già in ambito religioso/spirituale al loro ingresso nella Chiesa, allora l’azione politica conseguente è inevitabile. Come dire, è la forma mentis. (E non è neanche scontato che ciò riguardi specificamente soltanto una formazione politica con un nome preciso e con un intento lobbistico dichiarato esplicitamente).

    Il tuo passaggio successivo è perfetto in questo senso.
    Scrivi: “Il realismo politico di Machiavelli è il riflesso del suo pessimismo antropologico. Discende da una visione cupa dell’uomo, considerato irrimediabilmente cattivo e, pertanto, da costringere con la forza”.

    Perfetto.
    “Pessimismo antropologico” e “visione cupa dell’uomo considerato irrimediabilmente cattivo”.
    Direi che ci hai visto bene, anzi benissimo.
    Questa visione dell’uomo fa parte innanzitutto di una certa (distorta) teologia.
    Insomma, il problema è molto più a monte e riguarda il “cattolicesimo” (o presunto tale) da cui partono determinate formazioni.

    Grazie per l’ottimo articolo.

    • Cara Francesca, un grazie anche a te per il commento.

      Sono perfettamente d’accordo. È esattamente così: il lobbismo è connaturale a certi ambienti cattolici, la cui mentalità trova spontaneamente sbocco in una certa “teologia politica”. Sono circoli caratterizzati dalla stretta correlazione, per non dire dall’identificazione, tra fede e politica.

      Non sarebbe inutile allargare il discorso anche all’attività di quella che Sandro Magister ha chiamato la «chiesa extraparlamentare», che agisce di fatto come una macroscopica lobby negoziando direttamente col potere politico, esautorando di conseguenza il laicato. La cosiddetta diaspora dei cattolici in politica è funzionale a questo schema che non bisogna aver timore di definire una espressione del clericalismo della peggior specie. Tanto è vero che mai come oggi abbiamo avuto tanti cattolici in politici ma al contempo nessun cattolicesimo politico. Ossia è stata azzerata la presenza organizzata dei laici, con un proprio progetto politico cristianamente ispirato ma sotto la loro diretta responsabilità ecc. A tale proposito viene da sorridere al pensiero che gli autori di questa rottamazione oggi lamentino l’irrilevanza dei cattolici in politica, dato che la scarsa incidenza è un prodotto della opzione «extraparlamentare» della chiesa italiana. E con ogni evidenza il lobbismo dei cidienneffini è funzionale a questo schema clericale. Clericalismo condannato peraltro – è questo il paradosso – dal Concilio e da tutti i papi recenti, a cominciare da Francesco che lo ha definito una «peste», senza contare gli affondi alla figura del «vescovo pilota». Ma questo è un altro post. Un post che ho in mente da molto tempo ma che ho sempre rimandato. Credo sia giunto il momento di ritornarci sopra.

      Un caro saluto

  3. Aggiungo questo commento per ringraziarti della risposta in quanto non ho la registrazione dell’account wordpress che consente di mettere il “like”.
    Attendo il tuo prossimo post. Sono poco esperta di politica, sono un po’ più informata sulle “cose di Chiesa”. Le tue disamine – al di là che si possa essere d’accordo o meno su singoli dettagli secondari – mi hanno sempre aiutata a fare passi in avanti nel formarmi alcune cornici fondamentali del cattolicesimo.
    Grazie!

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