Potremmo analizzare a partire da due prospettive differenti Gli Eroi del Natale, il cartoon della Sony Pictures Animation, “natalizio” più per argomento che per programmazione (è uscito il 30 Novembre, con un certo anticipo sul Natale).
La prima prospettiva concerne l’impoverimento dell’autentico significato dell’evento dell’Incarnazione. Per essere portato sullo schermo e offerto ad un vasto pubblico, sembra che il Natale (la nascita di Gesù) debba essere ridotto necessariamente alle asfittiche “dimensioni” della nostra epoca, facendolo passare (un taglio qui, una aggiustatina là) per le ristrette categorie culturali-valoriali del nostro tempo, il primo, a memoria d’uomo, in cui la realtà, con la sua bellezza e complessità, è ignorata a favore di un “mondo” costruito ad arte, quindi fittizio.
Se lo guardiamo da questa prospettiva, il cartone animato presenta indubbiamente aspetti che lasciano perplessi. Maria sembra quasi un’animalista ante-litteram, dispensatrice di grattini e cure, e si muove entro una cornice in cui pullulano animali e animaletti, neanche si trattasse di uno zoo ambulante (il punto di vista degli animali è ovviamente funzionale alla narrazione, ma a volte si eccede nel numero); Giuseppe è un giovane riccioluto, non sempre padrone delle proprie emozioni, possibile icona di quell’uomo contemporaneo che non è più guida sicura per la famiglia; il cocciutissimo e apparentemente inarrestabile bruto che insegue la coppia sembra più la rappresentazione del male in astratto che non un nemico concreto, rubando la scena ad Erode (perché? siamo davvero in presenza di una riflessione teologica sul misterium iniquitatis?); il tradizionalissimo bue, poi, è diventato la mucca Edith (in omaggio alle quote rosa? al transgenderismo?). Insomma, analizzata alla luce di questa prospettiva, la narrazione della «più grande storia del mondo» (così recita la locandina) sembra dare ragione a Cacciari, che, nella ormai arcinota intervista a Il Giornale, non è andato per il sottile:
La nostra società è anestetizzata, il Natale è diventato una favoletta, una specie di raccontino edificante che spegne le inquietudini
Eppure, proprio la sua impietosa (e veritiera) analisi su come ci stiamo sbarazzando del Natale può traghettarci per giungere alle sponde dell’altra prospettiva con la quale guardare il cartone animato.
Ogni Natale che passa – infatti – è sempre meno Natale. Fare il presepe ormai si configura come atto di fede o di rivendicazione identitaria. Parlare della nascita di Gesù – il cui arrivo sulla terra è il motivo per cui dovremmo celebrare il Natale – è un’azione che ha acquisito l’assurdo peso di una trasgressione di fronte a chi pensa ad un natale con la minuscola, dove ci sia spazio solo per luminarie, babbinatale, renne e panettoni. Con il divieto parziale o, purtroppo, persino assoluto, di nominare angeli nunzianti, pastori itineranti, magi adoranti, e, soprattutto, la Famiglia delle famiglie, dove una Vergine partorisce il Figlio di Dio e un uomo accetta lo scomodo ruolo di custode di entrambi sulla terra, finché è in vita. Anche molti cristiani favoriscono questo “inabissamento” dell’autentico Natale con le loro timidezze.
Sembra lontanissima oggi l’eco della gioia raggiante provata da Francesco d’Assisi a Greccio:
E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! […] Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il Santo (Francesco, n.d.R.) è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.
Vita prima di Tommaso Da Celano, cap. XXX, n. 85
Altri tempi, sì. Ma, proprio in considerazione di questa distanza abissale tra la gioia espressa da San Francesco e le nostre ostilità e/o timidezze di fronte alla Natività, improvvisamente, il cartone animato Gli Eroi del Natale acquista una nuova luce. Per diversi motivi: per esempio, per la bellezza e il coraggio del testo di The Star, cantata da Mariah Carey (ed è un peccato che le canzoni – nella versione italiana del cartone – non siano tradotte), di cui riporto un “assaggio”:
One dark night
Something said, “Follow the light”
So you look up and see the word
That’s written upon the sky
Strong and wise
Keeping the Lord as your guide
And through the doubt, you realize
He’s with you all the while…Una notte oscura,
Qualcuno ha detto: “Segui la luce”
Quindi alzi lo sguardo e vedi la parola
Questo è scritto sul cielo
Forte e saggio
Prendendo il Signore come tua guida
E attraverso il dubbio, ti rendi conto
Che Lui nel frattempo è con te…
https://www.youtube.com/watch?v=CziCidR4KcY
Ancora, la delicatezza con cui, tutto sommato, il cartone rispetta la Storia delle storie, fermandosi sempre un passo prima della deriva: Maria sembra ma non è un’animalista perché prima di tutto, nei suoi pensieri, c’è il Bambino che sta per arrivare e l’uomo scelto per condividere con lei questa straordinaria esperienza; Giuseppe è un po’ meno simile all’originale dei Vangeli, ma non è rappresentato come un tizio totalmente smarrito e inaffidabile; è palpitante la presenza di angeli nunzianti, pastori itineranti, magi adoranti, ma anche dell’astro (il film si intitola The star in originale, titolo molto più felice di quello italiano), che per tutti i protagonisti significa qualcosa di straordinario che sta per accadere; è emozionante infine vedere la creazione che si prepara, con gioia e determinazione, alla nascita di Colui che sta per arrivare, contribuendo perché tutto vada come deve andare. Soprattutto, in un’attualità così desolante, è confortante che ci sia ancora qualcuno pronto ad investire soldi e creatività sul tema della Natività. Qualcuno che rischia, fosse anche solo per guadagnarci, sapendo che può pure perdere. Di fronte a chi si batte per un Natale silenziato o stravolto, un cartone sulla Natività (ed è pure singolare doverlo affermare) oggi suona quasi come la frase di Neil Armstrong quando camminò sulla luna: un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità.
Di’ cosa ne pensi