Domenica, la prima di Avvento (anno B): «Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Il brano di Vangelo che ci aprirà al periodo di preparazione al Natale è insistente, insistente e quasi ossessivo. Vegliate! Il richiamo, in soli 5 versetti, si ripete per ben 3 volte. Perché questa insistenza, che sembra quasi crescere, come ci arriva Gesù, e a chi si rivolge?
Il brano è soltanto la fine di un discorso di Gesù, iniziato mentre è coi suoi discepoli a Gerusalemme. Guardando il Tempio risponde ai discepoli ammirati dalle costruzione che non ne sarà «lasciata pietra su pietra che non venga distrutta». Paura, curiosità e panico dovette suscitare questa risposta, ma in ogni caso l’élite degli Apostoli, élite dei discepoli, è sempre all’avanguardia. Al Monte degli Ulivi Pietro e Andrea, Giovanni e Giacomo prendono Gesù da parte e pongono la fatidica domanda (in due parti): «Quando accadranno queste cose e quale [ne] sarà il segno…?» Gesù risponde… ed è subito discorso escatologico.
Un discorso escatologico è un “discorso sulle cose ultime”. Ora, cosa si intenda per “cose ultime” è il problema, ma direi che si possono intendere due cose, nel contesto biblico e teologico. Ovvero le risposte a due domande, una volta data una storia, un racconto non ancora concluso:
- ma alla fine, cosa succede? Come finisce la storia?
- sì, ma la cosa importante, quella decisiva, qual è?
Riprenderemo alla fine le due domande, ma intanto teniamole per buone, come spiegazione generale.
Gesù dà il via ad un annuncio di sconvolgimenti, persecuzioni, tentativi di inganno (alcuni diranno di essere Lui); fornisce un segno («quando vedrete l’abominio della desolazione»); il racconto delle predizioni arriva fino ad un vertice: anche i cieli saranno sconvolti e infine, «vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi». Dopo questo “sguardo” su ciò che deve venire arrivano due parabole (la seconda è la nostra). La prima richiama a vedere bene: così come dal ramo verde del fico si annuncia l’estate, così dalle cose che ha predette saprete che il giorno è vicino. Il “cosa accadrà” è quindi chiaro (più o meno), il “segno” pure (più o meno): manca il quando. Il quando è ignoto perché «nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
A questo punto arriva il nostro brano, con una richiesta diretta rivolta agli ascoltatori (presumibilmente i 4 Apostoli). «Fate attenzione, vegliate» ovvero? «(È) come un uomo…» e di nuovo Gesù affida ad una parabola la spiegazione di cosa vuole intendere. Un uomo è partito e ha ordinato al portiere di vegliare, dopo aver affidato compiti ed autorità ai suoi servi. Il padrone ha lasciato potere e compiti e insieme un comando. Gesù ritorna a rivolgersi agli Apostoli direttamente, e non si sa più se si sta parlando del portiere e dei servi o delle due coppie di fratelli davanti a Gesù o a chi ascolta e si è immedesimato nella (anzi nelle) storie. Il comando è chiaro, e pure duro, il pericolo corrispondente è quello di addormentarsi.
Per comodità: prima Domenica di Avvento, anno B: Marco 13, 33-37:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».