Chiesa e Massoneria: cosa è accaduto veramente a Siracusa

Fatta tale premessa, mons. Staglianò, senza mezzi termini e con chiarezza, ricorda che

nel 1983 il cardinal Ratzinger ribadisce la scomunica per tutte le persone che appartengono a società massoniche, scomunica latae sententiae, vuol dire che sei fuori dalla comunione cattolica. Da questo versante, non si pone il problema “cosi vicini cosi lontani”, perché se c’è una scomunica in atto siete totalmente fuori. Siccome è stato detto che ci sono tanti cattolici massoni, pure preti e vescovi massoni, questi nostri fratelli un po’ di disorientamento ce l’hanno, perché vuol dire che questa scomunica non interessa. Ma allora c’è un problema di identità cattolica, perché appartenere alla chiesa cattolica è riconoscere la dottrina della Chiesa Cattolica, nella quale c’è l’autorevolezza di un Magistero che interpreta la verità per te, a cui tu obbedisci, per cui c’è una sola obbedienza per il cattolico, l’obbedienza a Gesù Cristo, nostro Signore, visibilizzato in questo tempo dal vescovo di Roma e ciascuno nelle proprie diocesi dal vescovo. Come si può interpretare questo vicini e lontani? Il dialogo non si fa azzerando le differenze e arrivando a un minimo comune denominatore. Dopo il Concilio Vaticano II, molti hanno voluto praticare il dialogo cosi, per riferimento a ciò che disse Giovanni XXIII (“cerchiamo ciò che unisce e non ciò che ci divide”). Ma Giovanni XXIII non voleva dire questo. Il dialogo vero che si può fare è approfondendo le proprie differenze, le proprie identità. Perché se voi siete lupi, io, come Chiesa cattolica, sento Gesù che mi dice “ti mando come pecora in mezzo ai lupi”, per cui vorrei dirlo a tutti questi cattolici scandalizzati per il fatto che sto parlando a voi. Evidentemente questi cattolici hanno un problema di identità cattolica. Se siete nemici della Chiesa, io sono qui mandato dal Signore Gesù che dice “amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano”. Io oggi ho ritenuto non di distrarmi dalla mia missione, come qualche mio prete mi ha detto, ma sono qui per evangelizzare e dirvi che è il Kerygma di Gesù che può dire a voi di capire se siete vicini o lontani. Visto che la scomunica vi toglie da ogni possibilità di comunanza, perché siete fuori dalla Chiesa cattolica, nel vostro tentativo di mostrarvi con il vostro volto, cercate di autenticare la vostra identità. Chi può giudicare il togliere la scomunica? Il Santo Padre, perché essendo scomunicati voi siete nella più abissale distanza. È possibile immaginare una certa vicinanza nell’abissale distanza? E vorrei dirlo anche a quei cattolici che, non volendo utilizzare la testa e il logos, utilizzano la ghigliottina. Io sono qui per fare un gesto di carità nei vostri confronti, carità intellettuale. (Questa) porterebbe anche i cattolici disorientati perché massoni, o i cattolici che si credono non disorientati perché cattolici doc, a riflettere l’abissale distanza nella più cruda, plastica vicinanza, l’abissale distanza di chi ritiene di essere non solo vicino, ma al centro. Un prete è al centro della chiesa: celebra l’eucarestia, predica il vangelo; se il prete è corrotto mi pare sia abissalmente distante dal Kerigma di Gesù. Peccatori si, corrotti mai. Chi è corrotto è lontano dalla Chiesa cattolica, fosse anche un vescovo! 

Mons. Staglianò, in un crescendo entusiasmante, traccia poi la netta differenza e la conseguente distanza tra le attività filantropiche e solidaristiche promosse dalle società massoniche e l’esperienza dell’amore cristiano, citando San Paolo: “potrei non avere la carità”, perché il singolo gesto potrebbe essere mosso da interesse personale, desiderio di accreditarsi, ostentazione o altro ancora. Prosegue il vescovo:

La carità è quella di don Pino Puglisi, che mentre lotta contro la mafia, sa anche sorridere a chi lo ha sparato e ucciso e in quel sorriso gli ha mostrato quello che Gesù di Nazareth sulla croce ha fatto e chiesto per tutti (“Padre perdonali, non sanno quello che fanno”), perché se tu mi stai uccidendo io ti perdono, se tu stai parlando male di me e mi calunni, io parlerò bene di te, se tu stai facendo il male a me, io non risponderò al male con il male, ma con il bene. Questo è il Kerygma cristiano. Rispetto a questo siamo tutti fuori e tutti dentro, tutti lontani e tutti vicini.

A questo punto, il vescovo tratta un tema a lui caro, spesso ripreso nelle sue omelie:

I cattolici che praticano le chiese e vivono un cattolicesimo convenzionale e non hanno occhi per la sofferenza e il dolore degli altri, non danno da mangiare all’affamato, non danno da bere all’assetato, non vestono il nudo, non vanno a trovare il disperato, che lontananza hanno questi? Sapete che cosa capiterà loro che riescono a fare un’elemosina che chiamano carità? Che nell’ora della loro morte, parola di Gesù di Nazareth, busseranno alle porte del Padre Eterno e il Padre Eterno dirà loro: “Voi, fuori!”. 

Rivolgendosi ai massoni presenti, mons. Staglianò così conclude:

Se abbiamo capito che cos’è il Cristianesimo e solo di cristianesimo io potevo parlarvi, voi con la vostra intelligenza potete capire se siete vicini o se siete lontani. Quanto all’immagine pubblica, anche un vescovo che viene con tutte le buone intenzioni potrebbe da domani in poi essere vituperato, e questo sarà una mia sofferenza, però la metto sulla croce del Cristo, perché possa essere salvezza per tutti.

Chiude il dibattito Santi Fedele, Gran Maestro Aggiunto Grande Oriente d’Italia, che dichiara di accettare orgogliosamente la propria condizione di massone, nella serena consapevolezza di trovarsi fuori dalla comunione dei credenti, con ciò implicitamente affermando l’incompatibilità tra Chiesa cattolica e massoneria.

Non resta molto da aggiungere dopo l’intervento di mons. Staglianò. Ci permettiamo una piccola nota a margine. Da una parte non vi è alcun dubbio su quale sia la posizione dottrinale della Chiesa rispetto all’eventuale dialogo con i massoni, incompatibile dal punto di vista teologico e ontologico. Dall’altro canto, non è mancata l’attenzione paterna, che da buon pastore, il nostro vescovo ha dedicato alle persone, a quei massoni che credono erroneamente di poter conciliare la fede in Cristo con la loro adesione ad una loggia, invitandoli a chiarire la loro identità nel profondo.

Sappiamo che mons. Staglianò è conosciuto per la pop-theology, per la sua capacità di collegare i testi di note canzoni al messaggio più autenticamente cristiano, per la sua vitale capacità comunicativa, ma chi vive la Chiesa sa soprattutto della sua profonda competenza teologica, accademica, della sua attività di scrittore e brillante relatore. Infine ci siamo noi, che abbiamo la grazia di avere incontrato il pastore, l’uomo di Dio, quello che domenica scorsa ha provato a riportare dentro il recinto di Pietro le pecore smarrite e ingannate, con sguardo paterno, con il dolore di vedere la loro lontananza da Cristo, con la fermezza di chi, nella verità, ha ricordato che la riconciliazione con la Chiesa non avviene attraverso il compromesso. Per questo servizio di chiarezza reso a noi fedeli, lo ringraziamo.

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