di don Samuele Pinna
Non ricordo chi mi abbia contattato, ma credo sia stato il professor Edoardo Zin. Il caro Piero Viotto era morto da poco e io dovevo assolvere, guidato dai familiari, ad alcune questioni di carattere “intellettuale” che erano in sospeso: rivedere e spedire alcune recensioni, introduzioni a volumi, qualche articolo per Riviste scientifiche e, tra altre cose, un libro molto interessante. Si tratta del volume (domani nelle librerie) che riguarda la corrispondenza tra don Giovanni Stecco e Jacques Maritain.
La prima volta che presi tra le mani il manoscritto, mi resi subito conto che c’era parecchio lavoro da fare, ma ero convinto che da lassù Piero mi avrebbe dato un grande aiuto, così come quaggiù lo avrebbe fatto Edoardo, con cui è iniziata una profonda e sincera amicizia. Del resto, Viotto è stato un uomo che ha costruito infiniti ponti, capace cioè di tessere tante relazioni, forse perché aveva una chiara e forte identità e, quindi, qualcosa di sensato da dire al prossimo. Il soccorso, col senno del poi, è arrivato e ormai si può avere tra le mani anche questo prezioso carteggio. Prezioso perché per conoscere un autore, oltre alle opere, possono risultare significative le corrispondenze, che permettono di cogliere aspetti inediti e sfumature intime, diversamente poco conoscibili. Ciò vale soprattutto per Jacques Maritain e sua moglie Raïssa: attraverso le loro grandi amicizie hanno arricchito non poco la loro ricerca. Molti dei loro scambi epistolari, infatti – come ha precisato in più di un’occasione Piero Viotto, che ha dedicato molto tempo allo studio delle corrispondenze dei Maritain –, mostrano come la riflessione filosofica di Jacques e la meditazione poetica di Raïssa sono un pensiero in continuo sviluppo e in dialogo, perché, pur radicandosi nel realismo di san Tommaso, procedono per continui approfondimenti, tenendo conto dei risultati positivi della modernità e della contemporaneità.
L’epistolario tra don Giovanni Stecco (1911-1984), docente del Seminario di Vicenza, e i Maritain non fa eccezione e risulta, pertanto, di grande interesse a diversi livelli. Il carteggio intercorso dal 1958 al 1973 è difatti interessante perché, oltre a far scoprire l’apprezzamento degli scritti di Jacques in Italia, pone in luce alcuni suoi tratti inediti, frutto delle reciproche confidenze che si scambiano gli interlocutori. Del resto, per conoscere bene le loro opere – scrive Viotto nell’Introduzione – «bisogna anche leggere le numerose corrispondenze che i Maritain hanno avuto con filosofi e teologi, con scrittori e artisti, perché proprio in quelle lettere si può studiare la genesi del loro lavoro intellettuale e valutare le controversie che ha suscitato nei dibattiti culturali, politici, ecclesiali, prima di giungere al suo pieno riconoscimento durante il Concilio Vaticano II. Negli Archivi di Kolbsheim, ora trasferiti alla Università di Strasburgo, sono state archiviate quasi 30.000 lettere con oltre cento corrispondenti, per ricordare solo i più importanti scambi epistolari. Solo una trentina di queste corrispondenze sono già state pubblicate integralmente in volume o parzialmente in riviste» (p. 15).
In questo volume sono riportate tutte le lettere tra il sacerdote vicentino e i Maritain e se soltanto due sono di Raïssa una serie sono invece di Jacques, il quale descrive i suoi travagli interiori e i vari lavori intellettuali che lo impegnano sino alla fine della sua esistenza. D’altro canto, Giovanni Stecco appare come il destinatario ideale, lui che è – come lo descrive Edoardo Zin – un «uomo dotato di una profonda cultura umanistica intesa non solo come conoscenza e culto delle humanae litterae, né in senso illuministico (l’essere dotto), ma soprattutto perché ha a cuore la formazione umana dei futuri sacerdoti, che “coltiva” attraverso l’insegnamento del greco e del latino che sa trasformare in “sapienza”, capace di dare “sapore” alla vita» (p. 52). Dallo scambio epistolare, si osserva come il sacerdote, per nulla famoso tra gli intellettuali del tempo, sia davvero l’amico di Jacques negli anni della solitudine, che esprime di continuo il ricordo, quasi una dolce devozione, per Raïssa. In questo sincero affetto si conferma anche l’ammirazione verso il filosofo francese, della sua passione per la Verità e per la Chiesa, luogo in cui essa si riverbera, quale Mistero e non semplicemente (anche) istituzione umana, come è ricordato nel Saggio conclusivo che si sofferma, a riguardo della Chiesa, sulla metafisica maritainiana.
Il volume ha, pertanto, il pregio di possedere diversi apparati critici che aiutano il lettore a entrare in questa corrispondenza, senza dimenticare le altre già pubblicate o inedite, e nel pensiero filosofico, poetico e mistico dei Maritain. Accanto ai grandi epistolari che Jacques ha tenuto con i pensatori del suo tempo (filosofi, teologi, politici, letterati e artisti), «si aggiunge – scrive Pietro Parolin nella Presentazione – questo carteggio che nasce dalla stima reciproca, dall’armonia dei caratteri, da una miscela ben riuscita tra la ragione e il cuore (Maritain era “dolce di cuore e duro di testa”), tra un prete e il celebre filosofo» (p. 11). La corrispondenza tra Stecco e Maritain offre così – è ancora il cardinal Parolin a parlare – «una sorta di intima familiarità, una narrazione condotta sul filo di luoghi visitati, di libri letti, di situazioni vissute, di cose viste, avvicinate, ripensate. Tra Stecco e i Maritain s’instaura così un’amicizia feconda, che segue il filo delle vicende, nelle quali si scorgono la virtù della riconoscenza e i reciproci debiti di sincero affetto. Le scambievoli confidenze sono inserite in frammenti di vita, una serie cioè di momenti presenti il cui tratto distintivo è l’amicizia testimoniata dalla fiducia nel progetto di Dio» (p. 10).
Gli approfondimenti dei Curatori cercano di mostrare proprio questo, scavando nella vita e nel pensiero dei protagonisti: «Se l’Introduzione di Piero Viotto (recentemente scomparso) – afferma ancora il Cardinale – è un’indispensabile ausilio per comprendere l’importanza dei vari scambi epistolari dei Maritain, quella di Edoardo Zin si sofferma con puntualità sull’ambiente vicentino. Il Saggio conclusivo di Samuele Pinna, invece, mostra la bellezza della filosofia di Jacques Maritain sulla Chiesa, quale organismo vivente e vivificante. Il pensiero del filosofo è sempre in dialogo e in questo saggio è evidente la mutua dipendenza con il teologo svizzero Charles Journet, di cui Pinna è grande estimatore ed esperto. Il volume si conclude con un testo significativo di Carlo Bo, il quale sintetizza – a ragione – la figura di Maritain come il “santo dell’intelligenza”» (p. 12).
Si è, pertanto, dinnanzi a un libro che unisce al carteggio con don Stecco alcuni studi che permettono di conoscere più intimamente la figura di Jacques Maritain e la sua profonda spiritualità di filosofo cristiano. Il libro è dedicato a Viotto, il quale ha consacrato tutta la sua vita alla ricerca scientifica, trovando in Jacques Maritain un punto di riferimento fondamentale e divenendo, a sua volta, egli stesso punto di riferimento per coloro che vogliono accostarsi alla vasta opera del filosofo francese, che – sul solco tracciato da san Tommaso – ha contemplato e trasmesso la Verità.
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