Perché il sola Scriptura non può stare nella Scrittura
Vorrei provare a rispondere al “dubbio” finale di Luca: io non ho deciso che il Sola Scriptura non abbia valore; io mi aspetto solo che, se fosse vero, come minimo sia contenuto nella Scrittura. E invece non lo è e non c’è neanche un versetto che possa essere letto in tal senso, neppure con la più larga delle interpretazioni: ciò che è possibile nel Corano – che difatti è l’opera di un unico autore umano, benché rimaneggiata a più riprese – è impossibile con il libro sacro il cui nome significa “libri” al plurale, proprio perché la sua unità (e integrità!) non esiste al di fuori dell’alveo ecclesiale che lo confeziona. Che poi la mia non sia una fissazione peregrina lo prova appunto la vicenda di teologi come Scott Hahn, che su questa osservazione ha messo a repentaglio non solo la propria carriera, ma anche il matrimonio (grazie a Dio ha recuperato entrambi, nel tempo).
Capire davvero i termini della discussione
Invece mi pare molto più equilibrato, prudente e sensato il commento di Teodora Tosatti:
La teologia del libero esame gode di un primato di malcomprensione. Nel pensiero dei Padri Riformatori essa non indica una sorta di autonomia interpretativa del soggetto credente, bensì l’esame della Bibbia senza canali interpretativi che ne determinino a priori il significato, anche e contro l’evidenza dei testi (come di fatto è avvenuto, ad es., per l’Immacolata Concezione). Questo non nega, bensì implica, lo studio e l’ascolto della Tradizione e della Chiesa; ma esse non devono imporre alla Scrittura le loro dottrine, sottraendosi così alla sua istanza di verifica. Che poi la decisione finale della fede spetti al soggetto credente, questa è dottrina comune nelle diverse Chiese.
Sono molto d’accordo con lei, e obietto al limite due cose:
- Mi pare che il primato di malcomprensione a cui accenna viva anzitutto tra gli stessi protestanti, come abbiamo or ora esposto;
- Anche dottrine come quella sull’Immacolata Concezione1Ricordo passi della Matthäuspassion di Bach che non sono molto distanti dalla Ineffabilis Deus… godono di un primato di malcomprensione. Anche tra gli stessi cattolici. Ne potremmo anche parlare, se si vuole.
Non confondiamo insomma la questione del libero esame con quella del rimaneggiamento del canone: Lutero ricevette la Scrittura quale norma normans non normata, ma per dichiarare il “libero esame” universale scelse di togliere i libri più problematici per la propria teologia dal novero dei libri sacri. Definire questa metodologia opaca è volerle fare un fin troppo lusinghiero complimento, specie considerando che invece non abbiamo problemi, da queste parti, a biasimare la temeraria avventatezza di Sisto V (“Er Papa matto”, direbbe il Belli…) nel pretendere che il munus petrino gli permettesse di emendare i testi per divinazione.
Vorrei che i Protestanti fossero più liberi
E questo intendevo con la frase provocatoria sui “santi protestanti”: bisognerebbe lavorare – non solo sul piano accademico ma anzitutto su quello delle relazioni interpersonali oneste e trasparenti – a rendere meno sacrale l’icona di Lutero, per i protestanti (almeno per quelli italiani, che vedo assai più restii dei tedeschi e degli americani a promuovere una rilettura critica del fondatore2Indimenticabile Paolo Ricca che, rispondendo appunto alla domanda sulla legittimità epistemologica dell’operazione luterana di scorciamento del Canone, scrisse fra l’altro (perfino su un numero di Protestantesimo, nel 2010!): «[…] La Bibbia canonica [intende naturalmente il canone ritagliato di Lutero, N.d.R.] è già abbastanza vasta (66 libri!) e non basta una vita per conoscerla bene. Si possono certo aggiungere altri sette libri non canonici: ma è proprio necessario?». Il culmine banale di una risposta superficiale, purtroppo. Grazie a Dio, però, ho potuto constatare che sopra le Alpi l’affetto anti-romano non è forte quanto in Italia: ho già ricordato come in area germanica (e ancora di più in America) i protestanti siano molto più sereni e liberi, quanto alla figura e all’opera di Lutero.). Una delle lezioni che in tal senso Roma ha da dare – paradossalmente – è proprio il non prendersi (troppo) sul serio. Visto che qualcuno ha rimarcato (in modo antipatico) “le differenze”, chiudo con una frase del Marchese del Grillo da parafrasare:
Voilà la différence: se tu parli male der Papa, io ce rido. Se io parlo male de Napoleone, tu te ’ncazzi.
Note
↑1 | Ricordo passi della Matthäuspassion di Bach che non sono molto distanti dalla Ineffabilis Deus… |
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↑2 | Indimenticabile Paolo Ricca che, rispondendo appunto alla domanda sulla legittimità epistemologica dell’operazione luterana di scorciamento del Canone, scrisse fra l’altro (perfino su un numero di Protestantesimo, nel 2010!): «[…] La Bibbia canonica [intende naturalmente il canone ritagliato di Lutero, N.d.R.] è già abbastanza vasta (66 libri!) e non basta una vita per conoscerla bene. Si possono certo aggiungere altri sette libri non canonici: ma è proprio necessario?». Il culmine banale di una risposta superficiale, purtroppo. Grazie a Dio, però, ho potuto constatare che sopra le Alpi l’affetto anti-romano non è forte quanto in Italia: ho già ricordato come in area germanica (e ancora di più in America) i protestanti siano molto più sereni e liberi, quanto alla figura e all’opera di Lutero. |
Paradigmatico è il criterio di vendita delle proprie idee. Vecchio come ogni eresia nella Chiesa. Fare appelli all’inscappabilità soggettiva nella lettura di un testo biblico, per derubricare il canone, è come ereggere il soggettivismo a canone e quindi non permettere nessuna oggettività possibile della nascita della Parola e bearsi del cortocircuito logico. Oltre che negare allo stesso Spirito di Dio di portare a dirci qualcosa di vero in sé per il singolo e per il noi. Insomma è come dire a Dio: “A Te piace ingannarci e fare in modo che ci confondiamo”. È come rendere la Parola di Dio, che è anche parola di uomo, soprattutto parola di uomo. Ma questo è l’epilogo strettoia di chi nega la valenza di un aspetto positivo della Ragione, per carità sempre da purificare, e vede come inevitabilmente corrotta ogni dimensione razionale. Si ricade nell’emotivismo soggettivo. Presente in tanti gruppi ecclesiali, anche cattolici e, perché no, anche nelle innumerevoli galassie social. Per non parlare dei catto-liberali o catto-sinistroidi; che oggi vanno a braccetto. Da questo si evince che, pur con tutte le buone intenzioni, spirituali, esegetiche e devote, Lutero era un uomo prossimo alla disperazione e che, per garantirsi l’autostima (non essendoci allora i followers ed i “mi piace”) ha fatto di tutto perché altri, sulla sua scia, diventassero, come lui, spiritualmente disperati.
Non è un caso che alla fine dell’800 un altro appartenente ad una setta Avventista del settimo giorno, guarda caso proveniente dal mondo protestante, un certo Russell, noto per vendere grano miracoloso a prezzo considerevole, prese da una parte un bel libro bianco e dall’altra la Bibbia e la riscrisse pari pari come a lui gradiva. Più che esegesi o ermeneutica, una vera e propria ri-scrittura. Qui addirittura non si epura il Canone ma si costruisce una bibbia-fai-da-te per avere una religione altrettanto fai-da-te. Se c’è qualcuno che deve dire “Svegliatevi!”, siamo proprio noi, a questi fratelli.
Ma non è nuova l’operazione di Russell ricorda un certo Maometto che circa 1300 anni prima fece un’operazione simile. Sostanzialmente sempre per motivi politici.