Temo che il nostro Dottore abbia trovato qualche difficoltà in alcune espressioni, come quella per la quale l’impossibilità di ordinare sacerdotesse sarebbe dottrina definitive tenenda. È la formula che corona la lettera Ordinatio sacerdotalis, cui l’articolo curiosamente non rimanda… una cosa strana… Il chiarimento alla risposta della Congregazione per la dottrina della fede invece non è sfuggito. Secondo il nostro acuto Dottore un breve inciso – «tenuto conto delle circostanze attuali» –, contenuto nel chiarimento, farebbe concludere che la Lettera Ordinatio Sacerdotalis sarebbe «“non infallibile”», aggiungendo – lo si segua ben attenti, il Professore! – che tale condizione di non infallibilità «non risulta affatto surrogabile in seconda battuta da chiarimenti a posteriori, pronunciati ad un livello gerarchico non dotato autonomamente di autorità infallibile».
Mi permetto ora di sintetizzare per punti questo stringente ragionamento, più per me che per voi, ovviamente:
- la Ordinatio Sacerdotalis afferma che l’impossibilità di ordinare donne è dottrina da tenersi «in modo definitivo»
- il chiarimento ad una risposta data dalla Congregazione per la Dottrina della fede afferma che il Pontefice ha detto quello che aveva detto «tenuto conto delle circostanze attuali»
- quindi la Ordinatio non è infallibile!
- nessun documento posteriore posto «ad un livello gerarchico non dotato autonomamente di autorità infallibile» può introdurre l’infallibilità successivamente.
La dimostrazione è limpida: in base al successivo documento della Congregazione (non dotato autonomamente di autorità infallibile) togliamo definitività ad un insegnamento pontificio premurandoci di affermare che nessun altro documento (come il precedente non dotato autonomamente di autorità infallibile) potrà ridargliela. Il ragionamento fila, non è chiaro però perché dovremmo fermarci al primo documento successivo ad Ordinatio e non, per esempio, al secondo od anche al terzo. Forse perché non si può andare all’infinito, forse perché il nostro Dottore ha fatto una qualche scelta di cui non ci ha parlato.
Tutto questo parlare di “tenuto conto delle circostanze attuali” mi ha fatto venire in mente un breve inciso del finale della Ordinatio sacerdotalis – lo riporto ché è meglio –:
Benché la dottrina circa l’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal Magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi [corsivo d.R.] la si ritiene discutibile.
Ora questo “nel nostro tempo in diversi luoghi” è curiosamente precedente alla affermazione dell’insegnamento da tenersi definitive e credo spieghi egregiamente il “tenuto conto delle circostanze attuali”. Questo nostro tempo e queste circostanze attuali sono precisamente il contesto in cui quell’insegnamento è ritenuto discutibile e come tale la Ordinatio sacerdotalis intende rispondere appunto alla domanda ch’è sorta, che ho fatta mia: posso essere ordinata sacerdote? Peraltro la forma quasi passiva dell’insegnamento da tenersi definitive (scusate, quando una parola mi affascina me ne innamoro e la ripeto quanto posso!), quel «la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà» corrisponde bene al fatto che la Chiesa non ordina secondo un’autorità che ha da se stessa e per questo informa che no, questo non può farlo, perché la facoltà le è donata così e non in altro modo.
Anche sfrondando l’articolo di queste piccole inesattezze abbiamo qui un piccolo bozzetto di straordinario acume, ma mi preme tornare alla richiesta fondamentale del nostro Professore, quella che la Chiesa neghi – perbacco! – se necessario, ma senza porre indugi o sottigliezze dialettiche, e con argomenti. Questo è il punto fondamentale e le precisazioni un po’ sottili che ho scritto sopra le ho fatte per venire incontro alla mia reputazione di monaco camuffato, ma monaco e quindi istruito. Se torniamo alla realtà, penso che un definitive vada affrontato come merita, cioè rifiutato o accettato. Cercare di camuffare il definitive con il manto troppo corto del “non infallibile” è un tentativo ingiustamente faticoso – e detto da un’esperta di camuffamenti! – quando si potrebbe affermare con chiarezza che no, non si accetta quel definitive: “non lo voglio!”. Certo a me questo sì, sembra coraggioso e difficile, ma ad uno che prende posizioni tanto controverse può forse apparir cosa facile questa, troppo semplice, però oso richiamarla all’attenzione. Tornando alla questione che è la mia – l’aut aut del Dottore è affar suo – a leggere bene pare che no, non potrò essere ordinata sacerdote. La cosa mi rattrista, ma non più di tanto, perché al potere posso pensare da me senza problemi, anche se ritengo curioso che – e non dico che la cosa mi interessi, anzi! – se la Chiesa deve «riconoscere e promuovere il ruolo delle donne nella missione evangelizzatrice e nella vita delle comunità cristiane» (Pani) l’unico modo in cui ciò venga prospettato sia camuffarci da uomini. Ahi! Forse questo era troppo sfacciato da dirsi da parte mia.
PS: debbo aggiungere uno sconcerto causatomi da una parola: “infallibile”. Credo andrebbe riferito al Pontefice, non alla dottrina insegnata, che dovrebbe semmai essere dogmatica, irreformabile (o meno) e quant’altro. Sulla decenza dell’infallibilità non mi pronuncio, se penso alla mia caduta da cavallo: come definirmi infallibile?