Gesù rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide,
quando ebbe fame lui e i suoi compagni?
Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta,
ne mangiò e ne diede ai suoi compagni,
sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».Lc 6,4-5
Queste parole avrei potuto scriverle ieri sera: tanto le reazioni dei malpancisti erano più prevedibili di quelle dei farisei che incalzarono Gesù sulle spigolature dei suoi discepoli affamati in giorno di sabato. Speravo però di dover sopportare unicamente sermoni sull’inopportunità di allestire una mensa in San Petronio, e che mi si risparmiasse lo strillo “al sacrilegio!”
Un po’ di pudore, diamine! Quelli che una settimana fa non sghignazzavano su chi definiva “un atto devoto” l’innominabile “anti-papocchio dei 62”, ma anzi si facevano pensosi e sospiravano sul declino della Chiesa, oggi definiscono sacrilegio che il Romano Pontefice disponga di accogliere dei poveri in una delle chiese più grandi d’Europa.
Allora adesso basta scherzare: per chi non lo sapesse (o ancora non l’avesse capito), questo non è un portale “bergogliano” – ovvero non ambisce a essere più bergogliano di Ratzinger. I papisti a targhe alterne, però, non possono venire a spiegarci che alla suprema autorità legislativa della Chiesa non compete la facoltà di piegare ad libitum il diritto ecclesiastico positivo… Se Papa Francesco ha voluto pranzare con i poveri a Bologna, oggi, disponendo che il pranzo si svolgesse nell’aula sacra di San Petronio, la cosa potrà al massimo e in linea puramente teorica essere giudicata inopportuna, ma di sicuro non illecita… figuriamoci sacrilega!
Ho poi letto qualche acuto commentatore scrivere: «Come se a Bologna la Chiesa non disponesse di adeguati locali…». Ecco la conferma che parliamo di gente ottusa. Proprio perché erano certamente disponibili alternative, questa scelta va considerata con attenzione.
Ezechiele sarà per voi un segno:
quando ciò avverrà, voi farete in tutto come ha fatto lui
e saprete che io sono il Signore.Ez 24,24
Il Santo Padre mi ha ricordato due celebri passaggi delle omelie di San Giovanni Crisostomo (pastore non meno vittima di calunnie di quanto sia Papa Francesco…): li riterrei così noti da vergognarmi di riportarli qui di seguito come se fossero una perla rara. Visti il tenore e la frequenza dei commenti denigratorî, però, mi espongo al rischio.
Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: «Questo è il mio corpo», confermando il fatto con la parola, ha detto anche: Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare (cfr. Mt 25, 42), e: Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli tra questi, non l’avete fatto neppure a me (cfr. Mt 25, 45). Il corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura.
Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l’onore più gradito che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi. Anche Pietro credeva di onorarlo impedendo a lui di lavargli i piedi. Questo non era onore, ma vera scortesia. Così anche tu rendigli quell’onore che egli ha comandato, fa’ che i poveri beneficino delle tue ricchezze. Dio non ha bisogno di vasi d’oro, ma di anime d’oro.
Con questo non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro di elargire, con questi e prima di questi, l’elemosina. Dio infatti accetta i doni alla sua casa terrena, ma gradisce molto di più il soccorso dato ai poveri.
Nel primo caso ne ricava vantaggio solo chi offre, nel secondo invece anche chi riceve. Là il dono potrebbe essere occasione di ostentazione; qui invece è elemosina e amore. Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l’affamato, e solo in seguito orna l’altare con quello che rimane. Gli offrirai un calice d’oro e non gli darai un bicchiere d’acqua? Che bisogno c’è di adornare con veli d’oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? Che guadagno ne ricava egli? Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d’oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe o piuttosto non si infurierebbe contro di te? E se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce?
Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell’edificio sacro. Attacchi catene d’argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò mentre adorni l’ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello.
Io. Chrys., In Matth. h. 50, 3-4
E poi ancora:
Fratelli, sorelle, se volete essere sacerdoti del Signore, praticate la condivisione dei beni. Se vuoi vedere l’altare, guarda alle membra di Cristo. Il corpo del Signore, corpo dei fratelli poveri e ultimi, è per te l’altare: veneralo! È più importante l’altare dei poveri che l’altare del culto. L’altare dei poveri non tiene su di sé il corpo di Cristo, ma è il corpo di Cristo. Vuoi onorare l’altare? Per strada, quando incontri un bisognoso, quello è l’altare su cui celebrare la liturgia della condivisione, dell’amore concreto, della comunione.
Id., In 2Cor. h. 20, 3
Pagine davvero immortali della letteratura cristiana, che ben si commenterebbero (se mai avessero bisogno di commento) con alcuni passaggi della Evangelii gaudium:
Non penso che la Chiesa si occupi solo ora dei poveri. Ma si lascia credere che sia così. Occuparsi dei poveri è cosa sublime, ma il punto debole di questo pontificato rimane la questione della Verità. È infatti il “mondo” è entusiasta della Chiesa ridotta a ong. Il mio caro amico giornalista di Repubblica mi ha detto: questo papa ci piace, perché finalmente non ci dice come dobbiamo vivere.
Luciana, non posso sapere chi sia il suo amico e comunque prendiamo le sue parole per un dato su cui riflettere. Bisogna però dire che ad essere onesti i rimandi alla verità non mancano di certo: quando il Papa parla di esame di coscienza, di peccato (anche di peccato grave!), di diavolo (lo fa spessissimo) i giornali non enfatizzano. Ma la stessa Laudato si’ esprime una proposta di vita molto ma molto esigente – l’ecologia integrale (cui Benedetto XVI accennò nella Caritas in Veritate) è enormemente più impegnativa del semplice “non usate il preservativo”. Se poi si cercano alibi, li si troverà sempre.
Ho trovato considerazioni simili anche in interventi quali quelli di Monda sulla pagina facebook di G. Marconi.
Belle ma non convincenti e con il sottinteso rivolto all’interlocutore dissenziente: quarda come sei caduto in basso…
Vabbé, dai banchi liceali in poi, passando per i gruppi di cristiani impegnati, le questioni, quando si parla del proprium del luogo liturgico e del proprium liturgico tout court, finiscono sempre lì
(aggravate dall’improvvido precedente della Lavanda dei piedi à la page, sancita pure in perfetto “libito fe’ licito in sua legge”).
Con tutto il dispiacere di dissentire dall’ottimo padrone di casa, mi ritrovo meglio qui:
http://lanuovabq.it/it/pranzo-in-basilica-i-buchi-di-tornielli
e soprattutto qui:
https://leonardolugaresi.wordpress.com/2017/10/03/rendere-piu-umana-leucarestia/ .
Il dissenso motivato e composto non è mai stato bandito, qui, e spero di non vederlo mai bandire da alcuno.
Vorrei solo osservare, visto che fa i nomi di G. Marconi e di A. Monda, che pur stimandoli entrambi in questo frangente non mi ritrovo nelle posizioni di alcuno dei due.
In questo post, poi, protesto soprattutto l’assurdità del parlare di “profanazione”, ma non pretendo assolutamente che l’operato del Papa in San Petronio sia stato uno specchio immacolato di spirito evangelico. Per dire la verità, quest’ultima cosa neppure mi interessa. Non devo difendere le apologie di Tornielli né sponsorizzo una fantomatica “umanizzazione dell’eucaristia”. Quindi, poiché è grottesco parlare di profanazione e non ho partiti con cui schierarmi, ho raccolto qualche passo che mi era venuto in mente per la mia meditazione spirituale. «Hai visto mai – mi dicevo – tante volte tornano utili anche a qualcun altro…».