Amo quella sapienza discreta e insistente con cui la Chiesa, proprio all’inizio dell’anno sociale – e dunque per lei dell’“anno pastorale” – si fa fare una bella lavata di capo. Se la fa da sé, naturalmente, perché nessuno può lecitamente giudicare quella che è destinata a giudicare il mondo. Però non ci va giù leggera, laddove ogni anno la sua Liturgia delle Ore (almeno secondo il rito romano) torna a proporre e a propinare a tutta la gerarchia ecclesiastica, dal Papa in giù, l’invettiva contro i cattivi pastori del libro di Ezechiele e il “discorso sui pastori” di Agostino.
Due discorsi di fuoco
Giusto oggi l’ufficio delle letture riportava questo tremendo passo profetico:
In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore: «Tu, figlio dell’uomo, ascolta ciò che ti dico e non esser ribelle come questa genia di ribelli; apri la bocca e mangia ciò che io ti do». Io guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto all’interno e all’esterno e vi erano scritti lamenti, pianti e guai.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va’ e parla alla casa d’Israele». Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: «Figlio dell’uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo». Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele. Poi egli mi disse: «Figlio dell’uomo, va’, recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole, poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti: non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato; ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato. Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte. Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genia di ribelli».
Mi disse ancora: «Figlio dell’uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi: poi va’, recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino».
Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l’avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te. Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato»1Ez 2, 8 – 3, 11. 16-21..
e quest’altro, non meno terribile, di Agostino:
Vediamo che cosa dice la parola di Dio, che non adula nessuno, ai pastori attenti a pascere piuttosto se stessi che non le pecore: «Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di bestie selvatiche: sono sbandate» [Ez 34, 3-5].
Ai pastori, che pascono se stessi invece del gregge, si muove rimprovero per ciò che pretendono e per ciò che trascurano. Che cosa pretendono dunque? «Voi vi nutrite di latte e vi coprite di lana». L’Apostolo si domanda: «Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge?» [1 Cor 9, 7]. Vediamo dunque che per latte del gregge si intende tutto ciò che il popolo di Dio offre ai suoi capi per procurare loro il vitto temporale. Infatti di questo intendeva parlare l’Apostolo con le parole che ho citato.
In verità l’Apostolo, quantunque avesse preferito mantenersi con il lavoro delle proprie mani e non cercasse il latte delle pecore, tuttavia rivendicò il diritto di prendere il latte, perché il Signore aveva disposto che coloro che annunziano il Vangelo vivessero del Vangelo [cf. 1 Cor 9, 14]. Ed in proposito affermò che gli altri apostoli, suoi colleghi, avevano fatto valere questo diritto, certo legittimo, non abusivo.
Egli andò oltre, rinunziando anche a quello che gli era dovuto. Con ciò non è detto che gli altri abbiano preteso una cosa indebita, ma semplicemente che egli volle fare più di quanto era strettamente richiesto. Forse colui che condusse all’albergo il ferito e disse: «Ciò che spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno» [Lc 10, 35], voleva indicare proprio questo comportamento dell’Apostolo.
Che diremo dei pastori che non esigono latte dal gregge? Che sono più generosi degli altri o meglio che esercitano più largamente degli altri la generosità pastorale. Lo possono fare, e lo fanno. Si lodino pure costoro, tuttavia non si condannino gli altri. Infatti lo stesso Apostolo non andava in cerca di donativi, e tuttavia voleva che i fedeli fossero operosi e produttivi e ricchi di frutti2Aug., s. 46, 3-4; CCL 41, 530-531..
E ogni anno i due testi procedono – a meno che non intervenga qualche festa o solennità a scagionare gli oranti – col martellare incessantemente «i pastori che fanno i proprî interessi e non quelli di Cristo». E cioè?
Così come per la storia dell’arte, la storia dei fatti umani si può leggere in modo intellettuale, aiutati da grandi personalità storiche che ci spiegano aspetti e dinamiche oggettive, oppure si può leggere con gli occhi della fede. Gli occhi della fede trasfigurano, ed é come se si passasse da una visione bidimensionale ad una tridimensionale in cui certi particolari non capiti acquistano un senso. La lettura di certe opere d’arte ad es. fatte da chi ha fede é diversissima da quella fatta da critici dell’arte anche cristiani. Senz’altro é più semplice, ma non per questo meno vera, anzi.
Nello stesso modo, la lettura di questo momento storico così drammatico ridotta ad uno scontro di due fazioni é riduttiva e non cosciente del vero peso della questione.
La lasciamo fare agli intellettuali razionalisti.
Ma d’altronde se si parla di un Dio Signore del tempo e dello spazio ti guardano male , ché un conto é la fede, un conto la storia. Se si parla dei contenuti dell’apocalisse e di fine dei tempi, ti danno del millenarista o del testimone di geova, se si parla di profezie del credulone superstizioso….e se si parla dell’anticristo, ti rinchiudono!
Io credo che stiamo vivendo nei tempi annunciati nell’apocalisse , e che la Chiesa tradita da novelli Giuda, stia vivendo la sua passione.
E che Benedetto sia così immedesimato con Gesù da amare e chiamare amici chi tradisce lui e la Chiesa.
In questo senso sono d’accordo con te, seguiamolo in questa capacità d’amore.
Ma tutto questo è così condivisibile da essere persino ovvio, almeno qui. E che mi si vuole tacciare di non avere fede? Mi aiuti Dio sempre ad averla, la fede, ma non credo che mi si possa muovere tale rimprovero: si veda quanti post, qui su Breviarium, parlano dell’Apocalisse e anche dell’anticristo. Trovo irricevibili, per me, tanto le accuse di modernismo quanto quelle di razionalismo.