Ora parla il mio diletto e mi dice:
«Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata»Ct 2, 10-11
Alcune storie ti vengono a cercare quando meno te l’aspetti. Non sai perché, ma se credi che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8, 28), puoi solo fidarti. Carlotta è “venuta a cercarmi” ieri, mentre ero impegnata a fare altro. Per darmi un motivo supplementare per scrivere di lei, quando l’ho chiesto nella preghiera, ho scoperto che proprio un 16 luglio di quattro anni fa Carlotta Nobile ha lasciato questa terra. Aveva 24 anni.
La sua vita è stata incredibile: Carlotta ha fatto tantissimo in pochi anni. Suonava il violino da professionista (ed era già molto nota), era direttore artistico (e lo era diventata a soli 21 anni) dell’Orchestra da camera dell’Accademia di Santa Sofia di Benevento, era scrittrice, blogger, laureata in (e appassionata di) studi storico-artistici. Una di quelle persone che avresti voluto conoscere per capire/carpire il segreto di tenere tutto insieme e con risultati eccellenti. Sembrava aver fame di vita, di tempo. Andava a cento all’ora. Il cancro, che l’ha sconfitta, alla fine si è rivelato solo l’ultima tappa di questa corsa veloce verso la vera meta, scoperta durante il viaggio: il Padre, le Sue braccia.
Alcune persone sembrano facilitatori di mestiere: rendono semplice il complicato, possibile l’impossibile. Carlotta è stata una di queste. Con le frasi lasciate, penetranti ed emozionanti; con il volto radioso, più vivo di tante facce che scoppiano di salute; con lo sguardo che sussurra «amo questa vita» è arrivata a rendere “accettabile” anche il cancro. La sofferenza, impietosa, c’è stata. Dal primo giorno all’ultimo. E per buona parte del percorso ci sono stati anche rabbia e scoramento.
Ma Carlotta ha lasciato che l’Altro
L’uomo del dolore, che ben conosce il patire
Is 53, 3
trasfigurasse la sua esistenza sofferente. Improvvisamente, il dolore non era più insensato, come sembrava prima. Ingiusto, come quando era apparso. È diventato come una scala, ripida ma utile, per arrivare in Alto. E una vita – frustata e frustrata dalla sofferenza – si è trasformata in motivo di crescita spirituale per sé e per gli altri.
Nella vita di Carlotta, Lui è arrivato attraverso alcune parole: dette al momento opportuno, hanno cambiato la prospettiva con cui guardare la malattia. È un’omelia del Papa a dare a Carlotta l’input per vedere la sua Croce in un modo differente, che poi è l’autentico modo con cui guardarla. Lei scriverà per ringraziarlo:
Caro Papa Francesco,
Tu mi hai cambiato la vita.Io sono onorata e fortunata di poter portare la Croce con Gioia a 24 anni. So che il cancro mi ha guarita nell’anima, sciogliendo tutti i miei grovigli interiori e regalandomi la Fede, la Fiducia, l’Abbandono e una Serenità immensi proprio nel momento di maggior gravità della mia malattia.
Io confido nel Signore e, pur nel mio percorso difficile e tormentato, riconosco sempre il Suo aiuto.
Tante maiuscole, come maiuscolo è stato il suo stringersi alla Croce.
«Onorata e fortunata». Da te abbiamo tanto da imparare. Grazie, Carlotta.
Per approfondire la sua storia, ecco il suo sito.
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