Parlare di adolescenti è sempre complicato.
Il primo motivo è che si rischia di procedere per generalizzazioni. Ma la realtà è sempre complessa. Ci sono gli adolescenti che vanno ai concerti di Ariana Grande, quelli che amano tutt’altro genere musicale, quelli che si impegnano in giochi di morte, quelli che si spendono nel volontariato… e si potrebbe continuare all’infinito.
Il secondo motivo è la suscettibilità dei genitori. In parte hanno ragione. Dimenticano, però, che un osservatore esterno, quale un educatore (insegnante, dirigente scolastico, catechista, parroco, ecc.) li osserva agire nella libertà che regala la lontananza dallo sguardo genitoriale vigile o protettivo.
Il terzo motivo è dato dagli effetti collaterali gravi (vedi linciaggio di Mons. Negri). L’argomento ci coinvolge perché i ragazzi ci sembrano la nostra cartina di tornasole (se funzionano loro, a torto o a ragione, siamo più sicuri delle nostre capacità educative). E, oggi più di ieri, ciò che ci coinvolge scatena reazioni furiose.
Quindi perché argomentarne? Perché sono il futuro che ci è affidato in potenza. Guardandoli a volte siamo speranzosi, a volte spaventati. Capirli è imprescindibile se vogliamo offrire loro una proposta di senso.
Neomelodico
Qualche settimana fa conversavo in un bar con alcune persone e ci interrogavamo – tra lo stupefatto e l’ironico – sulla propensione di diversi adolescenti verso il neomelodico. Giorni prima un gruppo di adolescenti su un bus urbano, tra i sorrisi sarcastici e gli sguardi sconcertati degli altri passeggeri (compreso il mio), avevano eseguito un improvvisato repertorio neomelodico, con l’entusiasmo e la passione dei 16/17 anni. Altri esempi di questa passione erano arrivati dai miei interlocutori.
Siccome non vivo a Napoli ma in Sicilia, mi sono incuriosita. Saviano (sì, proprio quel Saviano) spiega però che il neomelodico ha in tutto il Sud un
bacino d’ascolto vastissimo. Perché il siciliano e il pugliese, il calabrese e il lucano, pur avendo le proprie canzoni tradizionali in dialetto, cantano le canzoni moderne in napoletano.
Scopro persino l’esistenza di artisti siciliani che cantano il neomelodico nella lingua originale del genere. Ma che c’entra il neomelodico con i ragazzi?
Io e i miei interlocutori arriviamo alla conclusione che il neomelodico esprime tratti identitari ed espressioni forti che li affascinano. Forse, siamo anche suggestionati dal pathos di queste adolescenziali “esibizioni” canore. Facendo un giro su internet, diversi commentatori concordano sui temi forti proposti da questo genere musicale, differente dalla canzone napoletana classica che offre una rappresentazione più idealizzata della realtà.
Non solo neomelodico
Si potrebbe però guardare anche al successo che hanno tutt’altro tipo di cantanti nel mondo giovanile. Pensiamo ad Emis Killa, il rapper milanese. Sul sedile di autobus urbano (a quanto pare i mezzi pubblici sono “finestre” sulla realtà) ho letto queste parole:
Cadere e poi rialzarsi, piangere e poi sorridere
Tu l’hai chiamata sofferenza io lo chiamo vivereEmis Killa, Soli (assieme)
Un rapper ha dato voce al desiderio di uno sconosciuto adolescente: chiamare vita quello che gli stava accadendo. Per provare a tenerla stretta, definendola.
E il successo dell’altro rapper, l’italo tunisino Ghali? Altra storia forte, altro successo.
Sono uscito dalla melma
Da una stalla a una stella
Compro una villa alla mamma
E poi penserò all’Africa
Figlio di una bidella
Con papà in una cellaGhali, Ninna nanna
Bio-immondizia?
In un video, mostrato nella trasmissione Chi l’ha visto, il giovane (presunto) autore del famigerato gioco Blue Whale Challenge, Balena Blu (su cui esistono dei dubbi), ha chiamato bio-immondizia i ragazzi che si sono suicidati, perché deboli. Sarà perché io ho il timore di qualsiasi cosa mi arrechi dolore fisico, non ho mai pensato agli adolescenti che si impegnano nei giochi di morte (questi esistono davvero) come deboli. Li ho semmai immaginati in cerca di una proposta forte, che desse senso ai loro giorni. Non così diversi dagli altri adolescenti. Purtroppo, si imbattono nella peggiore proposta per un adolescente: che il sacrificio sterile della propria vita serva per affermarsi.
Proposta forte (e autentica)
Che ne facciamo di questa ricerca messa in atto dai giovanissimi? Di questa vocazione alta alla radicalità, al darsi senza riserve, prima che venga spenta nell’età adulta o, peggio ancora, distrutta adesso? Gli adolescenti hanno la furbizia di scovare subito il vuoto nascosto dietro facili slogan. Intuiscono che la fuffa buonista non è il bene, che il sex appeal non è il bello, che il verosimile non è il vero. Le esplosioni di gioia nelle Giornate mondiali della Gioventù, quando i loro sì a Cristo sono ben udibili nella notte, sono autentiche. Si verificano perché quei “vecchi” pastori universali sanno trovare parole adatte per comunicare loro il messaggio cristiano (qui ci sarebbe un discorsetto da fare a chi squalifica le parole altrui solo perché il mittente è anziano, ma sorvoliamo). Quei “vecchi” pastori universali hanno trovato parole forti per presentare ai ragazzi una proposta formidabile. Parole così audaci da provocare i brividi persino alla nostra infiacchita adultità.
Ecco Giovanni Paolo II che indica il vero “oggetto” della ricerca:
È Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare
Giovanni Paolo II, XV Giornata Mondiale della Gioventù
Ancora, Benedetto XVI, che parla di rivoluzione:
Solo dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo […] L’assolutizzazione di ciò che non è assoluto ma relativo si chiama totalitarismo. Non libera l’uomo, ma gli toglie la sua dignità e lo schiavizza. Non sono le ideologie che salvano il mondo […] La rivoluzione vera consiste unicamente nel volgersi senza riserve a Dio che è la misura di ciò che è giusto e allo stesso tempo è l’amore eterno. E che cosa mai potrebbe salvarci se non l’amore?
Benedetto XVI, XX Giornale Mondiale della Gioventù
Infine, Francesco, schierato contro la pigrizia esistenziale rappresentata dalla Divano/Felicità (qui dalla sua viva voce, in due minuti davvero preziosi).
La sfida è per i genitori e per gli educatori: come far diventare le parole sagge ed energiche di una giornata una proposta quotidiana per gli adolescenti? I “vecchi” indicano la rotta (se non vi è piaciuto Mons. Negri, ascoltate almeno loro). Guidarli in mare aperto, verso una libertà autentica e un approdo stabile, tocca a noi.
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