Accidenti, ora che con mia moglie aspettiamo che venga alla luce la nostra primogenita ci mancava solo questa: ho scoperto che di per sé alle bambine spetterebbe il fiocco celeste e non quello rosa. Come se non bastasse la mera filologia, ho pure scoperto che dietro all’alternativa “celeste-rosa” si nasconderebbero toccanti motivazioni religiose (neanche troppo nascoste, a dirla tutta). Risultato: mi pare di aver perso, dietro a questa, tutte le poche certezze con cui mi preparavo ad accogliere e a segnalare la presenza di nostra figlia in casa.
Celeste o rosa? Questo è il dilemma
Da una parte mi sollevo e mi dico che avrò pur sempre qualcosa di forbito con cui puntellare la risposta alle immancabili osservazioni che ci faranno sul lettino: la bruta realtà è che il lettino, celeste, ce l’ha regalato una collega di mia moglie. Che lo ha usato per un maschietto, guarda caso. Poi c’è il set di passeggino, ovetto e seggiolino da automobile – rigorosamente nei toni del blu anche quelli – che ci sono stati gentilmente passati da un cugino. Il quale ha usato e dismesso il tutto per un figlio (maschio, appunto). A ben pensarci, non so se con la “risposta forbita” convincerò almeno me stesso.
Ma torniamo indietro, così spiego per bene da dove nasce il cruccio: se poi riuscirò a trasmetterlo anche a voi, sappiate che di tutto dovrete incolpare mio fratello, il quale per primo mi ha messo la pulce nell’orecchio. Dunque il fatto sarebbe semplicemente questo: neppure da cent’anni a questa parte, stando ai fatti, il rosa sarebbe il colore delle femminucce e il celeste il colore dei maschietti. In effetti Aurora, la principessa Disney per eccellenza, ci viene quasi sempre in mente con l’abito rosa… ma non è vero! Aurora veste in rosa solo da qualche decennio in qua, attendendo le bambine con rigidità di bambola dagli scaffali dei negozi di giocattoli. Nel film (che comunque è già del 1959!) veste spesso in celeste (e comunque sempre nelle scene “importanti”). Solo a una delle tre fate madrine viene in mente di confezionare un abito rosa per la giovane, e difatti c’è una memorabile scena in cui due delle tre madrine, azzuffandosi sul rosa e sul celeste, finiscono per produrre sul tessuto del vestito un maquillage inguardabile.
Forse i disegnatori Disney – attenti conoscitori delle tradizioni iconografiche, ma anche acuti osservatori dei mutamenti sociali – hanno voluto stigmatizzare la pasticciata confusione che veniva perpetrata in quelle decadi sul portato di una distinzione della quale pochi ormai sapevano riconoscere il significato. In fondo anche Belle veste in celeste, Jasmine lo stesso e pure Cenerentola… Ariel è praticamente nuda e non conta, Pochaontas è un personaggio storico e non di fantasia, quindi non conta neanche lei; Alice non è protagonista di una fiaba ma veste in celeste anche lei e poi… santo cielo: anche Elsa, la grande Regina delle nevi, veste in celeste!
Ma non era il principe a essere azzurro? Sì, azzurro di nome, mentre di quel colore i principi Disney hanno sì e no gli occhi, a farci caso: non manca mai invece un mantello amaranto o una cintura rossa. Il mistero s’infittisce, e non mi sento affatto rassicurato quanto alla certezza di capire in tempi utili che fiocco potrò mettere alla porta quando vi farò passare la pargoletta.
Un po’ di storia…
Insomma, spieghiamo il criterio che starebbe dietro alle colorazioni originarie.
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