di Giovanni Marcotullio
A me sembra che la “dittatura del rumore” – che l’ultimo libro-intervista del cardinal Robert Sarah programmaticamente e fin dal titolo avversa – stia mettendo a segno punti inquietanti, in questi giorni. Pare di assistere a una mostruosa evoluzione del “chiacchiericcio” che a suo tempo Benedetto XVI stigmatizzò: il virus colpisce naturalmente i detrattori dell’opera del Guineano, ma non risparmia quelli che se ne sono improvvidamente proclamati difensori. Rendendogli il servigio peggiore.
Il casus belli
Il fatto è che
il Papa Emerito Benedetto XVI ha voluto impreziosire La force du silence con una sua postfazione, che anche noi di Breviarium abbiamo voluto riportare: c’è sempre da imparare, da un maestro di pensiero e di vita ecclesiastica come il Papa Emerito. L’anteprima era stata data in inglese da First Things, e il direttore de La nuova Bussola Quotidiana ha ritenuto opportuno commentarla con un editoriale a tinte forti: “Clamoroso: Benedetto XVI in campo per sostenere il cardinale Sarah”. Questo il passaggio centrale:
E alla fine della lettera si dice grato a papa Francesco per «aver nominato un tale maestro spirituale a capo della congregazione per la celebrazione della liturgia nella Chiesa». È una nota che sa più di blindatura che di vera gratitudine. Non è un mistero infatti che nel corso dell’ultimo anno il cardinal Sarah è stato via via esautorato di fatto, prima con la nomina dei membri della Congregazione che ha avuto l’esito di circondare Sarah di personaggi progressisti apertamente ostili alla “riforma della riforma” invocata da Benedetto XVI e che il cardinale guineano tentava di realizzare (clicca qui). Poi l’aperta sconfessione da parte del Papa a proposito della posizione degli altari (clicca qui e qui); quindi la nuova traduzione dei testi liturgici che sarebbe allo studio di una commissione creata a insaputa e contro il cardinale Sarah (clicca qui); infine le mosse per studiare una messa “ecumenica” bypassando la Congregazione stessa (clicca qui).
[…]
Questo intervento di Benedetto XVI, che cerca di blindare il cardinale Sarah e rimetterlo effettivamente a capo della Congregazione per la liturgia, è senza precedenti. E seppure la forma è quella di un “innocuo” commento a un libro, a nessuno può sfuggire il significato ecclesiale di tale mossa, che indica la preoccupazione del Papa emerito per quanto sta avvenendo nel cuore della Chiesa.
Immediatamente, l’editoriale di Cascioli è rimbalzato su migliaia di pagine social, a cominciare naturalmente da quelle di influencer ormai tristemente noti per la loro ostilità al Santo Padre.
Non sarà superfluo annotare come tra i commentatori e gli entusiasti sostenitori di simili letture non pochi siano ormai quasi apertamente sedevacantisti. O considerino Benedetto XVI il Papa regnante. Contro le sue stesse parole (ribadite anche in esplicita critica alle “assurde speculazioni” di Socci & Co.).
Un’obiezione per i dannosi partigiani di Sarah…
A costoro va rivolta solo un’obiezione: ammettendo che buona parte degli elementi da loro esposti (non per tutti si dispone di uguale affidabilità nelle fonti…) siano effettivamente consistenti, davvero si può reputare utile alla “causa di Sarah” l’indicarlo come uno sfiduciato dal Papa? Evidentemente editoriali come questo di Cascioli non si candidano al mero compito giornalistico di informare dei fatti, perché non tutti i fatti esposti constano con uguale chiarezza, ma tutti convergono senza dubbio nell’esposizione di un presunto complotto per mettere alle strette l’ottimo cardinal Sarah. Dunque la domanda è questa: poiché di mossa politico-ecclesiale si tratta, anche in scritti come questo, non sarebbe scelta più avveduta quella di collaborare alla “blindatura larvata”, se davvero ve n’è una, invece di denunciarla? Se davvero Benedetto XVI ha scelto di spendere qualche ultimo credito nell’esercizio del suo papato emerito, non lo si aiuterà più reggendogli il gioco che scoprendoglielo?
…e una per i suoi livorosi detrattori
D’altro canto i detrattori del cardinal Sarah non sembrano meno imprudenti e sconsiderati dei suoi sostenitori: ieri Andrea Grillo – che purtroppo ho già recentemente criticato (ricevendo dallo Stesso una sostanziale ammissione di inabilità a fornire i dati richiesti nelle critiche) – ha brutalmente attaccato il Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. Dopo una speciosa esposizione di precedenti subdolamente volta a inficiare nel lettore l’autorevolezza (e forse la lucidità?) di Benedetto XVI, Grillo prosegue con una “sintesi” dalla quale Robert Sarah e Benedetto XVI emergono come due macchiette sconclusionate:
- Sarah ha mostrato, da anni, una sostanziale inadeguatezza e incompetenza in ambito liturgico. Le sue teorie strampalate e le sue rigidità impediscono all’ufficio della Congregazione di svolgere il suo lavoro ordinario.
- Sappiamo anche che la scelta di Sarah è stata fatta, da papa Francesco, ascoltando il parere del suo predecessore. Per questo suona piuttosto strana la lode che il predecessore fa del successore su un punto su cui ha contribuito a determinare questo “fallimento”.
- Contemporaneamente, la affermazione che “la liturgia è in buone mani” appare, chiaramente, come una autodifesa del Vescovo emerito rispetto all’esito preoccupante di questa scelta.
- Forse, a tutto ciò, si deve aggiungere che la mossa appare tanto più grave se, nel frattempo, si sta preparando un inevitabile e salutare avvicendamento all’incarico di Prefetto. Una sorta di “difesa in extremis” di un Prefetto ormai esautorato.
Ora va bene tutto:
Grillo è un liturgista strutturato e sicuramente saprà argomentare queste (gravi) affermazioni. Certo è che non lo fa qui. Francamente ignoro se lo abbia fatto (e dove, evidentemente), ma quello che mi sembra inammissibile è la sua pretesa di spiegare al primo Papa emerito che nella storia della Chiesa sceglie in piena libertà le dimissioni come si debba strutturare l’istituto del Papato emerito, e come esso vada vissuto. Ecco, leggo affermazioni così:
[…] la interferenza che un intervento di questo tipo esercita sul libero esercizio della autorità del successore costituisce una interferenza grave e una alterazione degli equilibri ecclesiali. La scelta di discrezione e di umiltà, del tutto necessaria a chi esercita una “rinuncia all’esercizio del ministero” sembra in tal modo profondamente incrinata.
E mi dico che Grillo deve aver scordato anche le considerazioni di Francesco sul fatto che questo istituto va definendosi sotto i nostri occhi:
Cosa succederà con i Papi emeriti? Dobbiamo guardare a Benedetto XVI come a un’istituzione, ha aperto una porta, quella dei Papi emeriti. La porta è aperta. Ce ne saranno altri o no? Dio solo lo sa. Io credo che un vescovo di Roma se sente che le forze vanno giù deve farsi le stesse domande che si è fatto Benedetto.
In altre parole, sarà proprio Benedetto XVI a mostrarci che cosa un Papa emerito possa fare e cosa gli sia invece sconveniente.
Peraltro mi pare temerario anche sospettare che ogni intervento pubblico del Papa emerito non sia concertato di comune accordo con il Papa regnante: al mio modo di vedere, i due sono di temperamento umano e di calibro spirituale tali da convergere spontaneamente l’uno verso l’altro nel delicato lavorio di calibrare e testare gli àmbiti di competenza e di legittima attività dei “due Papi”. Pretendere di spiegare a Benedetto XVI che niente più gli compete mi ricorda il precedente di Bonifacio VIII. Certo non il distintivo più lucido, per chi come Grillo si presenti come ermeneuta della Chiesa “trasparente e rinnovata”. Va benissimo che la dialettica della vita ecclesiale lo veda coinvolto in maniera critica, specialmente nell’ambito liturgico, che è il suo proprio, ma si ricordi che con certe prese di posizione la sua carriera accademica ha da perdere, in futuro, non meno di quanto abbia quella ecclesiastica di mons. Georg Gänswein: qualche malevolo avrebbe le sue ragioni, se un giorno volesse accusare anche lui – come egli stesso ha fatto nei confronti del Prefetto della Casa Pontificia – di essere “un visionario interessato”. Coi suoi sogni e i suoi miraggî.
Parole grosse nell’“afflato collegiale”
Un altro momento di incredibile rumore, in questi giorni, si è avuto con le dichiarazioni del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, rilasciate al Faro di Roma riguardo al proprio confratello statunitense Raymond Burke:
Quel cardinale che sostiene questo è un uomo deluso, in quanto voleva il potere e lo ha perso. Credeva di essere la massima autorità degli Stati Uniti. Come diceva santa Teresina: «Io preferisco essere piccola perché se mi capita di inciampare, di cadere, allora non sarà così grande il colpo; ma quelli che sono più in alto cadendo fanno rumore e si fanno molto male». Lui non è il magistero: il Santo Padre è il magistero, ed è lui che insegna a tutta la Chiesa. L’altro dice solo il suo pensiero, non merita ulteriori commenti. Sono le parole di un povero uomo.
Un colpo così ruvido appare certamente indegno di un uomo che ricopre una carica tanto importante e tanto in vista, nella Chiesa, come è quella di coordinatore del “C9”, il consiglio cardinalizio che Papa Francesco ha voluto e costituito per essere affiancato nella riforma della Curia Romana. Esso appare pure inutilmente crudele nel momento in cui al contrario il prestigio ecclesiale di Burke è praticamente azzerato. Parce sepulto, Maradiaga. E riferisca a sé stesso, prima e oltre che agli altri, le sapienti parole con cui conclude l’intervista:
Queste cordate della destra cattolica sono persone che cercano potere e non cercano la verità, e la verità è una soltanto. Se dicono di trovare qualche eresia, tra virgolette, nelle parole di Francesco, si sbagliano di grosso, perché essi pensano soltanto come uomini e non come il Signore vuole. Io penso – prosegue il porporato – che una qualità di noi cardinali deve essere la lealtà, e che se anche non tutti la pensiamo allo stesso modo, dobbiamo però essere leali a Pietro e, nel caso del C9, essere consiglieri schietti del Santo Padre; se io ho qualche dissenso, lo comunico direttamente a lui. Che senso ha pubblicare scritti contro il Papa, che non danneggiano lui, ma danneggiano la gente semplice? Una destra chiusa su alcuni temi che cosa fa? Niente! Allontana la gente, e la gente semplice è con il Papa, questo è evidentissimo. Questo, io lo vedo dappertutto. La gente semplice è con il Papa. Quelli che invece sono orgogliosi, superbi, credono di avere un intelletto superiore… poveretti! Anche la superbia è una povertà… Il guaio più grande, però, ribadisco, è il disorientamento che si crea nelle persone quando leggono delle affermazioni di vescovi e cardinali contro il Santo Padre.
Spunti di riflessione ecclesiale
Personalmente, ritengo che fosse pieno diritto dei cardinali dei Dubia esporre le loro (sensate) perplessità al Santo Padre; le mie certezze si affievoliscono circa l’opportunità di rendere pubblico quel testo; sono infine totalmente in disaccordo con la pretesa che il Romano Pontefice debba una risposta a chicchessia. Anche il silenzio è una risposta. Enigmatica certamente, ma – come il bellissimo libro di Sarah ricorda – Dio stesso parla spesso aprendo strade nelle coscienze a colpi di silenzio.
Ciò detto – e ribadendo pure che Burke ha fatto un’affermazione inconcepibile e irricevibile quando ha definito “non magisteriale” l’esortazione apostolica postsinodale Amoris lætitia – Maradiaga sa bene che ci sono “cordate di destra”, nella Chiesa, ma pure “cordate di sinistra”. Verità tristissima, perché il Vangelo di Cristo sovrasta certe misere dialettiche «quanto il cielo sovrasta la terra», ma grazie a Dio non siamo pochi a non rassegnarci a certe tifoserie, che non sono stupide solo quando sono interessate…
Ci sono, dunque, cordate eversive che (forse in buona fede) vorrebbero neutralizzare certi punti nevralgici della vita ecclesiale: alcuni non concorderanno con la lezione di Benedetto XVI e del cardinal Sarah, ma tutti sono perfettamente consapevoli di che roccaforte decisiva sia la questione liturgica.
E su almeno un paio di fatti Grillo e i suoi accoliti dovrebbero riflettere, giacché sono sintomo evidente della linea liturgica del pontificato di Papa Francesco:
- la richiesta di cestinare il motu proprio Summorum pontificum (sul quale ho anche le mie personali ma rispettosissime perplessità) è stata rispedita al mittente, e pubblicamente, da Papa Francesco nei primi tempi del suo pontificato, quando a certi imprudenti membri della conferenza episcopale pugliese in visita ad limina il Sommo Pontefice rispondeva evangelicamente: «Nella Chiesa c’è posto per cose antiche e cose nuove»;
- malgrado le note pressioni per scalzare monsignor Guido Marini dall’ufficio di Maestro delle Cerimonie del Santo Padre, il sacerdote genovese è tuttora al suo posto – e anche lui ha più volte fatto propria quella risposta di Papa Francesco che menzionavo poc’anzi.
Noi siamo leali al Santo Padre, secondo le indicazioni di Maradiaga (che modestamente e con rispetto filiale invitiamo a scusarsi per la brutalità con cui ha aggredito il confratello); noi non ci lasciamo «intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti», come Benedetto XVI; noi siamo «un po’ scemi e un po’ furbi», come Francesco. Noi crediamo che le cordate si vincano appunto non cedendo alle logiche di partito. Avrei preferito che tutto questo accadesse in armonioso silenzio, ma visto che oggi siamo nello strepito di un turpe mercatum – e per quel nulla che conta la mia opinione –, lo dico pubblicamente: che Benedetto XVI abbia inteso o meno operare una blindatura, di certo una blindatura è quella che noi dobbiamo opporre a tutte le spinte eversive. Blindiamo Francesco a Benedetto XVI, quest’ultimo al cardinale Sarah e i due insieme al Santo Padre.
E ci si guardi bene, tutti, dall’appiccare il nome di Sarah sul gonfalone di tendenze reazionarie (un conservatore non è mai uno stupido reazionario): Iddio non voglia che per le nostre chiassose logomachie compromettiamo i destini di un vir desideriorum.
Dice bene Benedetto XVI (che certamente avrà discusso con Francesco l’opportunità della postfazione a Sarah): tutti, ma proprio tutti, avevamo veramente bisogno de La force du silence.
Più siamo rivestiti di gloria e di onori, più siamo elevati in dignità, più siamo investiti di responsabilità pubbliche, di prestigio e di cariche temporali – come laici, preti o vescovi – più abbiamo bisogno di progredire in umiltà, di coltivare con cura la dimensione sacra della nostra vita interiore, cercando costantemente di vedere il volto di Dio nella preghiera, nell’orazione, nella contemplazione e nell’ascesi. Può accadere che un prete buono e pio, una volta elevato alla dignità episcopale, cada rapidamente nella mediocrità e nell’affanno di riuscire negli affari mondani. Soverchiato dal peso delle funzioni di cui è investito, agitato dall’ansia di apparire, preoccupato del proprio potere, della propria autorità e delle necessità materiali della propria carica, progressivamente gli si accorcia il respiro interiore. Manifesta nel proprio essere e nelle proprie opere una volontà di promozione, un desiderio di prestigio e un degrado spirituale. Diventa nocivo a sé stesso e al gregge di cui lo Spirito Santo l’ha stabilito guardiano per pascere la Chiesa di Dio, che Egli si è acquistata col sangue del proprio Figlio.
Robert card. Sarah, La force du silence, 39-40
L’ha ribloggato su il blog di Costanza Miriano.
C’è un tempo per tacere, ma c’è anche un tempo per parlare.
La parte protestantoide dell’attuale Chiesa non tace e non tacerà: anzi aumenterà sempre più la virulenza delle proprie parole. Questo è un dato di fatto.
Siamo davvero sicuri che, in casi simili e in circostanze straordinarie come quelle attuali, il tacere sia la scelta migliore?
Chi ama la buona Liturgia e la retta Dottrina è già – da tempo! – abbondantemente ignorato (ad esempio: si cerca di affossare il family day, e nel contempo si appoggiano i radicali) e messo ai margini: se si tace, non si favorirà a dismisura la propaganda degli anticristi attuali?
Certo, la parte principale va riservata alla preghiera (e il silenzio è “il luogo” migliore per formulare una preghiera fruttuosa), ma ciò non significa che dobbiamo rinunciare alla buona battaglia: la quale battaglia è fatta anche di parole.
O vogliamo aspettare che, dato lo sfacelo attuale, si mettano a gridare le pietre?
Apprezzo il tentativo di “abbinare” Francesco e Benedetto: ma la realtà è testarda, e un tale abbinamento appare del tutto azzardato.
Purtroppo.
Parlare va benissimo, a mio avviso: l’essenziale è sparare al terrorista e non all’ostaggio. Vedo che da più parti si dice che la mia sarebbe una pura azione di propaganda. Trovo il commento più ingiusto che ingeneroso: dispongo di alcune fonti di prima mano per le quali ritengo che davvero Francesco non abbia intenti rottamatorî nei confronti degli istituti ratzingeriani. Potrei sempre essere smentito da ulteriori fatti che io ignorassi, ma questi non mi scoprirebbero in un atteggiamento “tattico”.
Siamo davvero sicuri che, in casi simili e in circostanze straordinarie come quelle attuali, il tacere sia la scelta migliore? Siamo davvero sicuri che, in casi simili e in circostanze straordinarie come quelle attuali, il tacere sia la scelta migliore?
Sono sostanzialmente d’accordo.
Sicuramente non si può tacere, l’intervento di Benedetto XVI va pubblicamente difeso e quelli di Grillo e Maradiaga vanno pubblicamente condannati, senza mezzi termini. Ma occorre farlo in modo intelligente e prudente.
Infatti:
Se davvero Benedetto XVI ha scelto di spendere qualche ultimo credito nell’esercizio del suo papato emerito, non lo si aiuterà più reggendogli il gioco che scoprendoglielo?
C’è una guerra in corso e l’biettivo è la sopravvivenza della liturgia cattolica (dunque della dottrina), e, sebbene dall’articolo non si capisca da che parte stia Marcotullio, strategicamente parlando, su questa osservazione non posso che concordare con lui.
Davvero non si capisce?
Strano… sarà che ho studiato dai gesuiti ;)
Vecchia scuola però: niente paura.
Seguendo costantemente Breviarium si capisce bene quello che pensa Marcotullio :) tuttavia il “da che parte” fa pensare che oggi vogliamo necessariamente uno schierarsi battagliero in vista di uno scontro con altri che professano la stessa confessione. Ma abbiamo ridotto a questo la fede cattolica? Proprio oggi la 1 lettera di Pietro ci inidirizzava verso un altro tipo di comportamento.
“…Benedetto XVI (che certamente avrà discusso con Francesco l’opportunità…”
Ecco, devo dire che trovo quel “certamente” (giornalisticamente parlando) una presunzione eccessiva rispetto a fatti accertabili, un’inciso che si poteva tranquillamente evitare, ma non si è voluto evitare, perché?
Inoltre, certamente né Ratzingher né Bergoglio sono degli sprovveduti, istintuali, e molto probabilmente nemmeno Maradiaga o Grillo lo sono.
Dunque si tratta di capire perché succede ciò che succede, con realismo.
Capisco che possa sembrare tale, ed effettivamente era solo una formulazione inversa di un precedente e più paludato passaggio. A parte l’intento retorico (che non manca neppure negli scritti degli illustri colleghi come Cascioli – anzi…), c’è che ho contezza dell’assoluta lealtà di Benedetto XVI nei confronti di Francesco: so da fonti di prima mano che ha letteralmente cacciato di casa chiunque sia andato a parlargli male del Santo Padre. Per questo non mi sembra realmente possibile che Benedetto abbia scritto quella postfazione e l’abbia mandata in stampa senza inviarne una copia al Papa. Appunto per non dare dello sprovveduto umorale al Papa Emerito. E per indagare con realismo.
Signori,
stavo comparando il Vostro scrivere con lo scrivere dei Vangeli e trovo veramente difficile capire come mai sia necessario essere cosi’ convoluti nello scrivere: ” …se non sarete semplici come questi fanciulli non entrerete nei Regno dei Cieli.
Corollario; Gesu’ Cristo ci ha parlato di tutto quanto serve all’Uomo per l’unico fine per cui si e’ stati creati con parole facili e comprensibili: possiamo anche copiarlo.
Cordiali saluti, Paul
Signore,
un buon terzo dei vocaboli da Lei adoperati in questo suo commento non figura nei Vangeli; aggiungo che non consta neppure con assoluta certezza che Cristo scrivesse, mentre certamente leggeva, e di sicuro non ha lasciato opere scritte. Consideri dunque quanto Lei, per il solo fatto di scrivere, si stia allontanando dalla semplicità evangelica.
Corollario: San Paolo (molto più “convoluto” di tutti noi nello scrivere) parla di “grande apostasia” senza additare i vertici della gerarchia ecclesiastica – come da qualche tempo in qua sembra diventato di moda – e ne possiamo derivare un invito a esaminare prudentemente noi stessi prima e più che gli altri.
Cordiali saluti.
Signore,
tutto vero quello che scrive pur essendoci un paragrafo degli scrittori dei Vangeli che fanno notare che Cristo scriveva per terraâ¦.
(Cosa ne pensa che la Madonna/San Giuseppe o alle Signagoghe non abbiano insegnato a srivere a Gesuâ? (io penso sapeva anche scrivere e parlare lâegiziano)…
Gesuâda piccolo si trovoâ di fronte ai Dottori del Tempio di Gerusalemme, che avevano pergamene in mano, e non credo fosse analfabeta)
Parla di San Paolo: se tutta la letteratura cristiana moderna lo imitasse come contenuto e sostanza avremo di certo rinnovato lâintendimento in ubbidienza e coerenza alla atemporale Dottrina di Cristo.
(Non a caso Papa Francesco ci fa notare che siamoâ fuori stradaâ)
(Veda lei se mi sbaglio, ma non passa giorno che non aumenti lâapostasia del fai da te religione.)
Lâunico modo di tenerci lontano dalla Grande Apostasia, che eâ in pieno svolgimento oggi 2017, eâ di educarci nella Catechsi della Chiesa Cattolica Romana.
La stragrande maggioranza dellâ insegnamento modernista (nulla a che fare con il moderno) solo prevaricazione alla Dottrina Cristiana, specie con lâuso Satanico dei media e telecomunicazioni: lâIdolo dellâApocalisse.
Cordiali saluti, Paul
[…]
[spam cancellato – G.M.]
Lei dovrebbe sapere bene che il verbo γραφείν può significare sia scrivere sia disegnare, e nulla in quel contesto lascia presagire quali segni Cristo stesse tracciando nella polvere.
Parimenti non dovrebbe sfuggirle che la παιδεῖα ellenistica non alfabetizzava simultaneamente alla lettura e alla scrittura, e che quindi mentre tutti quelli che sapevano scrivere sapevano anche leggere non tutti quelli che sapevano leggere sapevano anche scrivere. Per quanto mi riguarda, Cristo avrebbe potuto serenamente parlare e scrivere in spagnolo come Cervantes, ma niente nei testi permette di affermare che anche solo sapesse scrivere in aramaico.
In ultimo, e quanto al resto, appena avrò tempo metterò mano al Suo commento e lo ripulirò dello spam off topic che proditoriamente vi ha infilato. La diffido dal tornare a fare una cosa simile.
….ma prima la Grande Apostasia …..ci avverte San Paolo.
….sorgeranno Falsi Profeti e ne seduranno moltissimi…San Pietro se ricordo bene.
Chi vivra ‘ dopo il “castigo” vedra’.
Paul Candiago (candiago.@bmts.com)
Caro Giovanni, magari San Paolo non ne ha parlato ma ti ricordo la lettera di Luigi Ciappi, a lungo teologo della Casa pontificia, indirizzata al professor Baumgartner. Nella missiva, scritta nel 2000 ma pubblicata nel marzo 2002, il porporato rivela: «Nel terzo segreto viene predetto, fra le altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa inizierà dalla sua sommità». Su questo particolare si è prodotta molta letteratura con altre testimonianze ben prima dell’elezione di papa Francesco.
Immagino che le apparizioni mariane non siano di tuo interesse.
Ma la realtà dei fatti sta contraddicendo o confermando questa profezia?
Cara Manuela,
le apparizioni mariane sono sommamente interessanti, però:
a) non possono essere usate per fare teologia, se non subordinando fortemente i loro contenuti a quello della Rivelazione (nella fattispecie Mt 16,18, da solo, vale sempre di più di tutte le rivelazioni private della storia messe insieme);
b) “dalla sommità” non significa necessariamente “dal vertice estremo della sua gerarchia visibile” (e anzi la parola di Cristo ci obbliga a escludere l’eventualità): che l’entourage del Papa sia in parte velenoso lo credo facilmente, addirittura per qualche aspetto lo so.
Dunque?
A noi oggi è richiesto di «tenere lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede», «praticare la giustizia e conservarci puri da questo mondo». Ciò che anche con questo modesto blog, nel nostro piccolo, vorremmo provare a fare.
Signor Giovanni Marcotullio. lei scrive;
“A noi oggi è richiesto di «tenere lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede», «praticare la giustizia e conservarci puri da questo mondo». Ciò che anche con questo modesto blog, nel nostro piccolo, vorremmo provare a fare.”
Errore dottrinale quello che lei scrive e non me lo aspettavo da lei.
Usando una sua parola “diffidare” lei diffida dello Spirito Santo che sostiene e vivifica la Chiesa di Cristo da Lui istituita nell’Autorita’ di Pietro.
Se le piace fare catechesi cattolica romana deve essere almeno nei limiti della sua Dottrina=Deposito della Fede.
Se non si soddista questo dogma e come dire che la Chiesa e’ alla merce’ degli eventi umani per cui cio’ che il suo scrivee implica e’ una involontaria eresia..
Quando si espone un soggetto che mette in moto gl’Ingranaggi della Parola= Catechesi Ufficiale della Una Santa Cattolic Apostolica Chiesa Romana Universale e’ necessario che tutte le “rottelline religiose” giriono bene e siano lubrifiate dall’Olio della Dottrina della Chiesa e non qualcuna si e qualcuna no.
Le faccio notare che cerca di riveste, con magnificente razionalita’,’ il Deposito della Fede= Dottrina Integrale della Chiesa, ma e’ solo apostasia anche per il Fatto che La Fede Cattolica Cristiana Romana e’ atemporale.
Cercheranno la Parola e non la troveranno.
Cordiali saluti,
Paul. (candiago.p@bmts.com) .
Errore dottrinale sarebbe ritenermi incapace di errori dottrinali.
Ne sono capace come tutti, ma non è questo il caso: «Gesù Cristo è lo stesso – ieri, oggi e sempre», non la dottrina cristiana, che invece «in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità». Ciò che vale per il singolo vale per la comunità, che sempre viene guidata «alla verità tutta intera», e rispetto a questi la verità appare una realtà in divenire: «Una sola parvenza / mutandom’io, a me si travagliava», direbbe Dante.
Come vede sono in buona compagnia. Quelle equazioni che ha scritto qui sopra non sfiorano neppure il grado di “caricatura del cristianesimo”.
Inoltre, “diffidare” ha un costrutto transitivo (+ da qcn/qcs) e uno intransitivo. Lei cerca di ritorcermi contro il verbo secondo un costrutto non congruente con quello da me usato.
Buona serata.
Signor Giovanni Marcotullio,
ma veramente abbiamo bisogno di queste elucubrazioni mentali e meditazioni pseudo teologiche per essere Cristiani.
(…se non sarete semplici come questi fanciulli non entrerete nel Regno dei Cieli…)
Santa Teresa del Bambino Gesu’ aiutami tu.
Leggiamo dal Vangelo:
Cercheranno la Parola e non la troveranno.
Che sia il caso e la realta’ dei nostri giorni, di troppa falsa Teologia Liberale e L’illuminismo con il suo razionalismo moderno che vuole interpretare e come si debba vivere l’atemporale Vangelo=Dottrina di Cristo in modo Integrale= Catechesi completa del Deposito della Fede Cristiana come da Magisterio della Una Santa Cattolica Apostolica Chiesa Romana Universale?
Cordiali saluti,
Paul
(P.S.: Mi scusi per caso Dante e’ un Dottore del Tempio=Padre della Chiesa o un poeta: andiamo sempre di bene in meglio.)
Ma certo che non abbiamo bisogno di questo, per essere cristiani.
Curioso il suo passare dalle equazioni a santa Teresina (non mi sembrano alternative conciliabili): certamente basta vivere il Vangelo, per essere buoni cristiani, ma il Vangelo e la “piccola via” del dottore della Chiesa di Lisieux non hanno a che fare con le supercazzole da lei addotte su teologia liberale e illuminismo e razionalismo e altre belle fole. Teologia liberale a me?
Di solito i miei argomenti si fermano qualche secolo prima – e non perché manchino buoni teologi nella modernità, ma per condizionamento della mia formazione.
Stia bene.
Signor Giovanni Marcatullio,
andiamo di bene in meglio.
Veda lei se la capisco: quindi preti,suore, frati e santo popolo di Dio mi hanno condizionato.
Mi permetta di avanzare la parola condizionare a: mi hanno religiosamente lavato il cervello.
Veda: ho vissuto una vita ringraziando la Divina Provvidenza della Grazia di essere stato catecheticamente formato nel Deposito dalla Fede come da Magisterio Ufficiale della Una Santa Cattolica Apostolica Chiesa Romana Universale ed ora trovo che ero un bigotto..
Ora viene un cristiano aggiornato a farmi ripensare che tutti questi santi educatori morali e religiosi mi hanno preso per i fondelli approffitando della mia ingenuita’ ed ignoranza.
Mannaggia il diavolo: lupi rapaci vestiti d’agnelli.
Gesu’ aiutami tu perche’ qui si prova a confondermi.
Ora non so, stando al suo srivere, se essere fedele praticante ed informato a riguardo Parola Tradizione e Magisterio della Chiesa siano sufficienti per essere fedele al Vangelo Integrale di Cristo o se devo rivedere il mio condizionamento e darmi anima e corpo a moderna teologia e ricuperare il tempo perduto che non mi e’ rimasto tanto di tempo favorevole.
Mai averei pensato si potesse arrivare a tanto in questi giorni di prevaricazione della fede: in cui anche il catechismo deve essere aggiornato, non in forma, ma bensi’ in sostanza per evitare di continuare a condizionare le menti.
Eppure questa bimillenaria catechesi ha mostrato di dare frutti di santi, martiri e confessori: anche loro tutti condizionati.
Di questo passo chissa’ dove si andra’ a finire?…ma lo so….stiamo preparando con errori ed apostasia la strada per l’ingresso nella Chiesa dell’Uomo dell’Iniquita’.
Questi non sara’ di certo condizionato.
Cordiali saluti, Paul. (candiago.p.@bmts.com)
Mi scusi, sono io che proprio non capisco cosa dice e cosa intende.