di Lucia Scozzoli
Lila Rose, presidente e fondatrice di Live Action, l’associazione multimediale che col suo giornalismo investigativo ha contribuito, insieme col Center for Medical Progress, a stanare l’immonda compravendita di organi di feti abortiti messa in atto da Planned Parenthood, ha caricato due giorni fa su YouTube l’ennesimo video di denuncia contro il colosso degli aborti.
I dati forniti parlano da soli: Cecile Richards ha sempre affermato che Planned Parenthood si occupa della salute delle donne a 360° e non solo di aborti, ma dal 2004 al 2014 le prestazioni di vera cura fornite dalle cliniche sono calate drasticamente, mentre sono saliti gli aborti.
Gli esami al seno sono passati da 925.763 a 363.803 (-60%), i pap test da 1.183.692 a 271.539 (-77%), gli screening tumorali da 2.157.849 a 682.208 (-68%) mentre gli aborti sono saliti da 255.015 a 323.999 (+27%). In sostanza ad oggi le cliniche Planned Parenthood si occupano di meno del 2% delle prestazioni di tutela della salute delle donne erogate negli USA, mentre eseguono il 34.9% di tutti gli aborti.
A fronte di ciò, i fondi federali dal 2004 al 2014 sono passati da 272 milioni di $ a 553 milioni, mentre sono state chiuse più di 200 cliniche.
Difficile non sostenere che Planned Parenthood sia un mero abortificio.
Planned Parenthood’s clients and health services have decreased significantly, but abortions and government funding have increased. pic.twitter.com/4pfrMchcOi
— Lila Rose (@LilaGraceRose) April 25, 2017
A gennaio era stato pubblicato su Twitter un altro video dove si riportavano spezzoni di chiamate e colloqui di donne alle reception di 13 cliniche Planned Parenthood sparse nei vari stati USA: le donne chiedevano servizi prenatali, le cliniche rispondevano che si occupavano solo di aborto.
Avvicinandosi la scadenza per l’approvazione dei bilanci federali, Lila Rose ha affilato le armi, facendo proposte concrete sul suo sito: togliere i fondi a Planned Parenthood a favore delle FQHCs e delle cliniche rurali della salute, che forniscono servizi primari e preventivi di assistenza sanitaria alle donne a prezzi accessibili e pure più facilmente raggiungibili delle cliniche Planned Parenthood, perché più capillarmente dislocate. Nel sito sono riportati i nomi e gli indirizzi di tutti i rappresentanti federali divisi per stato, in modo che ciascuno possa trovare il proprio delegato e fare pressioni direttamente inviando lettere o email.
Nel dicembre scorso il comitato giudiziario del senato ha riferito all’FBI e al dipartimento di giustizia in merito ai pesanti risvolti di illegalità sollevati dai famosi video di David Daleiden, per richiedere l’avvio di procedimenti penali a carico delle tante organizzazioni di approvvigionamento di tessuti fetali rimaste coinvolte dallo scoop giornalistico per i loro affari con Planned Parenthood.
Ciò nonostante, a marzo il procuratore generale della California, Xavier Becerra, un democratico, ha depositato 15 accuse contro Daleiden e la sua socia Sandra Merritt per i loro ruoli ricoperti nella realizzazione dei video (sostanzialmente accuse di violazione della privacy).
Il 13 aprile 2017 Daleiden, riferendosi all’arresto subito a seguito delle accuse, ha lanciato un tweet: «Non sono io ad essere stato ammanettato, immobilizzato e tenuto in cella il pomeriggio di mercoledì scorso: è stato il primo emendamento».
It was not I who was handcuffed, manhandled, and kept in a holding cell Wed afternoon last week–it was the 1st Amendment. @PPact @AGBecerra pic.twitter.com/UWfpr1yztO
— David Daleiden (@daviddaleiden) April 13, 2017
Le intimidazioni non sono servite e la diffusione dei video filmati sotto copertura continua: ieri ne è stato divulgato su twitter un altro da parte del Center for Medical Progress che vede protagonista la dottoressa Mary Gatter, che ha lavorato come direttore medico di Planned Parenthood di Los Angeles e di Pasadena, quella che in un video precedente diceva di volere come compenso per i pezzi di feti una Lamborghini.
"The key is, you need to pay attention to who's in the room" – how longtime @PPact abortion doctor says to deal with born-alive infants pic.twitter.com/FaMEyVppv6
— Center for Medical Progress (@CtrMedProgress) March 29, 2017
La Gatter contratta il prezzo “ad esemplare”: un prezzo stracciato, 50$ al pezzo, come 12 anni fa. Un affarone.
Il finto acquirente ad un certo punto dice alla Gatter: «Quello che ci piace della formula per-campione è che non stiamo pagando per materiale [fetale] che non possiamo usare, capisce?» – «Sì, sì, sì», risponde lei.
Poi discutono delle settimane a cui avvengono gli aborti (tipicamente 16) e alla fine si lasciano con un invito a chiamare, l’accordo si può fare.
In un altro video diffuso due settimane fa si vede un medico abortista di Planned Parenthood, la dottoressa DeShawn Taylor, parlare di cosa succede quando capita di estrarre un feto intatto: il problema è proteggere lo staff, perché si sa che la vista di un bambino poi te lo fa sentire come un bambino per davvero (sigh!). C’è il personale che compila i certificati di morte e nelle email parla di bambini: bambini qua, bambini là. È spaventoso!
Il finto compratore domanda allora se ci sono delle procedure standard per verificare i segni vitali e il medico risponde che il punto chiave è prestare attenzione a chi c’è in camera. Dopo di che, si lavora di bicipiti, c’è bisogno di andare in palestra per avere la forza di stritolare quei corpicini che si ostinano a non morire.
Davanti alla mole di video su Planned Parenthood, alle testimonianze dei medici, degli operatori, delle donne coinvolte in questo enorme business dell’aborto, diventa impossibile negare l’evidenza di un grave conflitto morale tra lo sbandierato “diritto all’aborto” e il diritto alla vita di tante creature sistematicamente violato. La donna non è affatto al centro delle preoccupazioni di questo mega sistema, la sua salute fisica e psicologica non sta a cuore a nessuno, questo è il fatto cruciale. Inoltre la pratica abortiva, realizzata e gestita in questo modo industriale, con annessa compravendita di pezzi di corpo umano, mostra tutta la sua incompatibilità con l’umanità stessa del personale coinvolto: pochi soggetti incredibilmente induriti gestiscono gli affari, pilotano gli eventi, proteggono anche la fragilità emotiva degli altri coprotagonisti, che si trovano lì per compiere un lavoro senza avere ben chiara la portata morale di ciò che in realtà sono chiamati a fare.
Lasciando da parte ogni motivazione religiosa che può esserci dietro le battaglie antiabortiste, appare ormai evidente come Planned Parenthood abbia come unico scopo uccidere e lucrare su questo. Non si capisce come ciò possa essere accettabile in una società evoluta e civile, a meno che la sistematica eliminazione della popolazione non sia tra gli obiettivi latenti di certi governi che hanno il chiodo fisso del controllo della natalità. Eppure la disumanità di queste gestioni e la cosificazione degli esseri viventi sono effetti collaterali inaccettabili. Di contro c’è da chiedersi se esiste un modo “umano” per praticare un aborto, un modo che lasci intatta l’umanità anche del medico che spezzetta un feto, delle infermiere che contano arti dentro un contenitore, della donna che si lascia strappare la vita dal grembo. Ma a questa domanda scomoda dovrebbero rispondere gli abortisti.
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