di Giovanni Marcotullio
Quando aprii questo blog lo feci confidando
che la sua condivisione potesse raccogliere un cenacolo di pensieri, e di affetti, e di volontà.
Però non a casaccio. Desideravo fondare un luogo dove si raccogliessero persone interessate alle attualità culturali ed ecclesiali, prese nel senso più aperto e complesso dei termini. Posto che “Chiesa” non significa solo “Vaticano” (ma anche), e che “cultura” non significa solo “libri” (ma anche), occorre(va) attirare e coinvolgere in un circolo virtuoso persone dalla coscienza formata e dalla conoscenza informata, costituire per loro un’agorà di network e di elaborazione. Era questa l’ambizione di Breviarium, non dichiarata ma che parecchi lettori accorti avevano già letto tra le righe. Un’ambizione modesta. Una modestia ambiziosa.
Un qualcosa che abbiamo già sperimentato, nelle scorse settimane, così come gli avvenimenti ci hanno suggerito: quando una ragazza presente alla prima tappa del tour di Thérèse Hargot ha voluto offrire una risposta, da pari a pari, alla giovane contestatrice dell’incontro tenutosi nell’Auditorium Ennio Morricone; quando una talentuosa articolista ha voluto scrivere una lettera filiale a un sacerdote che aveva dato scandalo…
Emmanuel Mounier ci ha insegnato a cercare negli avvenimenti “il Maestro interiore”, che ci ispiri la riflessione e l’azione, che ci inviti talvolta a parlare e talvolta a tacere. Nell’uno e nell’altro caso, gli eventi mostrano sempre uno dei grandi pregî della realtà: che la sua coerenza di fondo è attingibile solo al di là delle contraddizioni (le quali, da parte loro, sono spesso solo apparenti).
Così mi piacerebbe ospitare su Breviarium persone che ci raccontino la Chiesa e la cultura dei più disparati contesti: penso alla notizia elettrizzante di An african moment in Rome, convegno teologico-culturale che vede convenire, da ieri fino a domenica, teologi, laici, preti, pensatori del continente nero sul vastissimo tema del “pensare il cristianesimo”. Insieme coi cardinali Arinze, Monsengwo, Turkson e Onaiyekan si è ritrovato Tharcisse Tshibangu, il Vescovo ottantenne che fu giovanissimo esperto teologico al Concilio Vaticano II. Ieri pomeriggio, intervenendo al congresso, questa memoria storica della Chiesa in Africa ha detto:
È nostro dovere restare fedeli ai valori spirituali africani, ma anche aprirci a tutto quanto l’umanità ha prodotto, offre e propone alla nostra considerazione. Dobbiamo tenere saldi i bisogni dell’Africa, l’anima africana, ma pure porci come punti di riferimento nel pensiero universale. Non si tratta di fare una teologia africana per gli africani, ma una teologia valida per tutti e per ciascuno.
Parole chiare e belle, fiere delle proprie radici e al contempo dell’universalità della proposta cristiana. Black humble pride, se si vuole. Un pensiero consolante, se si pensa che mentre il raduno africano si concluderà sarà in corso, nella medesima Città, anche il “Congresso dei preti sposati”: quanto sono diverse, nel tono e nello stile, le rivendicazioni e la fierezza che si alzano dalle due parti…
A proposito, ho il piacere di annunciare che la prima collaboratrice di Breviarium è… la moglie di un prete. No, scusate, in realtà è tutto il contrario: è suo marito che, col suo permesso, si è fatto prete. Cristina Marginean Cocis è una bravissima scrittrice rumena e suo marito è stato chiamato a diventare sacerdote. Sacerdote cattolico di rito orientale. Offrirle spazio significa regalarci una straordinaria occasione di conoscere l’ordinarietà di una vita assai particolare, certo, ma anche molto di più: i cattolici di rito orientale sono infatti una specie di parente scomodo, nelle dinamiche dell’ecumenismo “ufficiale”. Gli ortodossi li guardano, mentre vengono invitati a dialogare dai cattolici, e chiedono: «Non è che volete ridurci come loro?» (intendendo con ciò: «Ci “permettete” di celebrare secondo il nostro rito e nella nostra lingue e per il resto finiamo come una “filiale di Roma”»). Allora i cattolici (latini) dànno agli “altri” (che non sono “altri”: sono cattolici esattamente quanto loro) un familiare colpetto sulla spalla e li invitano a ritirarsi in camera loro, per non disturbare le trattative, e a non venirne fuori finché gli “ospiti” non se ne siano tornati a casa loro. Così mentre gli “uniati” (così li chiamano spregiativamente gli ortodossi) tolgono il disturbo vengono calpestati secoli di dissapori, di angherie, di soprusi subiti. Come se niente fosse. Non perché da una parte ci siano i buoni e dall’altra i cattivi, naturalmente, ma per forza di cose – essendo stati gli uni minoranza etnico-religiosa nel territorio degli altri – si fa presto a soppesare, in generale, chi abusasse e chi subisse.
Eh, c’è tanta diffidenza da vincere, da tutte le parti… c’è tanto astio accumulato nel corso di secoli… personalmente, penso che incoraggiare la riconciliazione e il perdono tra ortodossi e cattolici orientali sia un presupposto imprescindibile del dialogo ecumenico, e che ne diventi un ostacolo solo laddove non si abbia il coraggio di affrontarlo. Altro che matrimonio! Anzi, una reale e plurilaterale distensione di questi rapporti toglierebbe l’argomento “sacerdozio uxorato” dalle mani degli amici di Vocatio (i quali lo tengono in ostaggio per giustificare la loro condizione, e lo userebbero quindi a loro volta per farsi del male). Capite quante cose mi aspetti da un contributo come quello di Cristina. A questo punto spero che voi da lei non vi aspettiate (più) monologhi tipo quelli di Susan, la moglie del vicario (di Alan Bennet – storica l’interpretazione della compianta Anna Marchesini): ci racconterà di Nicolae Ceaușescu e di come i cristiani, anche divisi e in lotta fra loro, abbiano subito la dittatura comunista… ricavandone talvolta primizie di risurrezione. Ci racconterà di un Paese latino incuneato dai tempi di Traiano in un mondo slavo. E saprà farlo con un’ironia e una grazia che vi conquisteranno.
E poi Breviarium raccoglierà voci dall’Est cristiano: dalla Grecia, dalla Russia, dalla Cina (magari!), dal Giappone; e dall’Ovest: oltre agli Stati Uniti esistono un Canada, un Messico e un intero Sudamerica… Vedete che non si setacciano solo i meridiani, ma anche i paralleli: così dedicheremo un’intera sezione al deposito del Vecchio Continente (la chiameremo probabilmente “Erasmus”) e cercheremo voci dal Continente Antico e dalla giovanissima Oceania.
Verbum enim consummans, et abbrevians in æquitate:
quia verbum breviatum faciet Dominus super terramUna parola che raccolga le fila e che sintetizzi secondo giustizia:
perché il Signore manderà sulla terra una parola concisa.Rom 9,28 (Vulg.)
Complimenti a Cristina! Il Signore benedica lei e il suo lavoro. Benvenuta!